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martedì 16 febbraio 2021

La mitica DeLorean compie 40 anni e (forse) rinasce elettrica


La DeLorean è una di quelle auto che tutti conoscono, ma senza sapere di che cosa si tratta. È la macchina della trilogia di Ritorno al Futuro e tanto basta. Anche il nome completo - DeLorean DMC-12 - è sconosciuto ai più. Ma questo importa relativamente, perché la sua leggenda non è in discussione. Basti pensare che ogni anno c'è qualche ben informato che vagheggia sull'arrivo del quarto capitolo della saga. Mai dire mai - tanto per restare in ambito cinematografico - ma la cosa più probabile è che nel frattempo arrivi una nuova versione elettrica della DeLorean DMC-12. Lo scorso 21 gennaio, in occasione del quarantennale dell'uscita del primo esemplare dalla fabbrica di Dunmurry (un sobborgo di Belfast in Irlanda del Nord), la Italdesign ha pubblicato un teaser abbastanza esplicito. L'atelier di design fondato da Giugiaro, infatti, disegnò le forme immortali del modello originale. Continua su La Stampa

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martedì 9 febbraio 2021

Winter Marathon, il fascino delle auto d'epoca nella neve


La Winter Marathon è pronta ad accendere i motori anche nel 2021, nella cornice di Madonna di Campiglio. L'edizione numero trentatré si svolgerà dal 14 al 17 gennaio 2021, con il supporto di Eberhard & Co che si conferma Main Sponsor e Official Timekeeper. Ci sarà anche il due volte campione del mondo di rally Miki Biasion, che parteciperà al volante di una Alfa Romeo GT 1750 Veloce del 1968. La Winter Marthon è famosa per le sue peculiarità di competizione invernale di regolarità e anche quest'anno attrarrà un centinaio di equipaggi provenienti dall’Italia e da altri paesi europei. È riservata a vetture costruite entro il 1968, alle quali si aggiunge una selezione di modelli di particolare interesse storico e collezionistico prodotti fino al 1976. Continua su La Stampa

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martedì 2 febbraio 2021

DeLorean 40 anni dopo, ritorno al futuro con motore elettrico


Quaranta anni fa la prima DeLorean DMC-12 usciva dalla fabbrica di Dunmurry, nei pressi di Belfast. Quattro anni dopo, grazie al primo capitolo della saga di Ritorno al Futuro, entrava istantaneamente nella mitologia pop contemporanea, per poi accrescere la sua fama di anno in anno. Del resto, la sua linea lascia a bocca aperta ancora oggi e il merito è tutto italiano, precisamente della Italdesign di Giorgetto Giugiaro. Il resto del progetto DeLorean, invece, è una storia così avvincente e disgraziata da diventare anche il soggetto di un ducumentario con protagonista Alec Baldwin: «Framing John DeLorean» ripercorre le vicende del vulcanico creatore della DMC-12, che riuscì a ottenere 120 milioni di sterline dal governo britannico, comprò brevetti inutili, coinvolse Colin Chapman – fondatore della Lotus – pagandolo anche in nero e riuscì a produrre circa 9.000 macchine, prima di essere arrestato per traffico internazionale di cocaina (accuse da cui poi venne prosciolto) e portare la Delorean al fallimento nel 1982. Continua su La Stampa

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sabato 30 gennaio 2021

Ferrari 208, la «piccola» del Cavallino compie 40 anni


La Ferrari 208 compie 40 anni e, per chi non se la ricordasse, è una delle berlinette del Cavallino Rampante meno dotate in termini di prestazioni. La sua storia è piuttosto particolare e vale la pena di essere raccontata. A livello stilistico e tecnico appartiene a tutti gli effetti alla famiglia 308/328, cioè la gamma di Ferrari V8 a motore centrale che hanno caratterizzato il quindicennio che va dal 1975 al 1990. Di tutte queste, la più famosa è certamente la 308 GTS di Magnum P.I., le cui immagini sono entrate più o meno in tutte le televisioni del mondo. La Ferrari 208, invece, nacque squisitamente per il mercato italiano, come modello di accesso per sostituire l'obsoleta Dino 208 GT4 e continuando a rimanere sotto la fascia di cilindrata dei 2 litri, oltre la quale scattava una tassazione più pesante, ovvero l'Iva al 36% anziché al 18%. La 208 era dunque una Ferrari entry-level, ma a parte il gruppo motore-cambio, era identica alla 308. La carrozzeria disegnata da Pininfarina aveva un profilo a cuneo piuttosto pronunciato, con una griglia rettangolare del radiatore realizzata in alluminio che si trovava sotto il sottile paraurti anteriore: quest’ultimo, di color nero satinato, era realizzato in un sol pezzo e percorreva l’intera larghezza del musetto. Le portiere erano caratterizzate da incavi che conducevano l’aria alle prese del vano motore e nella parte posteriore, sul pannello verticale di coda leggermente incassato, c'erano i gruppi ottici gemelli di forma circolare. Continua su GQ

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venerdì 1 gennaio 2021

Diabolik , la sua Jaguar è «l'auto più bella mai realizzata»


La Jaguar E-Type di Diabolik è da sempre considerata come una delle più belle vetture di tutti i tempi. Addirittura, un certo Enzo Ferrari - di norma avaro di complimenti verso gli altri costruttori - la definì «l’auto più bella mai realizzata». La sua storia iniziò al salone di Ginevra nel lontano 16 marzo del 1961, quando fu presentata al pubblico che ne rimase immediatamente impressionato. Per quell'epoca la coupé Jaguar era un'auto all'avanguardia, con quattro freni a disco, telaio monoscocca e sospensioni posteriori indipendenti. Tutto questo senza contare la sinuosa carrozzeria a cui tutt'oggi è impossibile rimanere indifferenti. Bellissima e aerodinamica, tanto che già la prima versione raggiungeva i 240 km/h. Fu subito disponibile in due varianti di carrozzeria, convertibile (detta OTS - Open Two Seater) e coupè (detta FHC - Fixed Head Coupe).Continua su GQ

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giovedì 10 dicembre 2020

Lamborghini Jarama GT, l'ultima "Lambo" col motore anteriore compie 50 anni


Esattamente mezzo secolo fa, al Salone di Ginevra del 1970, Lamborghini presentava la Jarama GT, il Jarama, il cui nome deriva da una zona collocata a nord di Madrid famosa per i suoi allevamenti di tori da combattimento. Si tratta dell'ultima evoluzione del concetto di berlinetta granturismo 2+2, con il motore anteriore V12, in questo caso da 4 litri. Dal punto di vista tecnico, deriva dalle precedenti 400 GT e Islero, di cui mantiene la stessa impostazione meccanica. La firma del progetto, però, non è più di Gianpaolo Dallara, ma del suo ex braccio destro, Paolo Stanzani, che nel frattempo era diventato ingegnere capo. La linea, invece, è opera di Marcello Gandini - a quell'epoca in forza alla Bertone - ed è fatta di linee tese e angolari, come era di moda negli anni Settanta. Continua su La Stampa

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mercoledì 28 ottobre 2020

Auto e Moto d’Epoca di Padova, edizione 2020 al via


Inizia il 22 ottobre e va avanti fino a domenica 25 ottobre Auto e Moto d’Epoca 2020, che come da tradizione si tiene a Padova. Uno dei Saloni dedicati alle vetture classiche più importanti d'Europa, che quest'anno include tre mostre che faranno battere il cuore degli appassionati: il genio italiano delle auto speciali del dopoguerra, le moto che hanno fatto la storia dello sport e i bolidi Porsche che trionfarono a Daytona e Le Mans: ecco il biglietto da visita per il 22-25 ottobre alla Fiera di Padova. Vista la situazione internazionale, questa edizione non era affatto scontata, ma tutto è stato organizzato nel rispetto delle regole. Quindi ci sarà il settore di punta, ovvero il mercato delle auto - classiche, da sogno e instant classic – a cui, come sempre, si affiancano i ricambi e automobilia, i tanti club presenti, le Case automobilistiche, le migliori aziende dedicate alla manutenzione e conservazione delle auto e gli oggetti e l'abbigliamento vintage. Continua su La Stampa

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lunedì 5 ottobre 2020

Opel Omega Lotus, la berlina più eccessiva della storia compie 30 anni


La Opel Omega Lotus è una delle auto più eccessive e stupefacenti mai arrivate sul mercato, figlia di quegli anni Ottanta dove ogni eccesso era consentito. Presentata al Salone di Ginevra del 1989, è andata in vendita un anno dopo, stracciando qualsiasi di record di categoria e fissandosi in maniera indelebile nell'immaginario collettivo. Innanzitutto il nome: in quel periodo la Lotus, così come la Opel, era di proprietà della General Motors ed è a lei che si sono rivolti i tedeschi per creare una versione ultra prestazionale della tranquillissima Omega. Continua su La Stampa

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domenica 4 ottobre 2020

Mazda, 100 anni in 10 auto


Mazda compie 100 anni e festeggia una storia tra le più originali nell'industria automobilistica. Perché per non essere ortodossi non basta la creatività. Bisogna possedere anche virtù come coraggio, perseveranza e spirito innovativo. Per Mazda l’anticonformismo è una tradizione (o meglio una necessità) che risale alla produzione dei suoi primi veicoli. Un atteggiamento che è alla base dei più grandi successi dell’azienda. Circa novanta anni fa nasceva il primo veicolo a motore del brand giapponese: un motocarro a tre ruote presentato nel 1930, aveva un cambio con la retromarcia ed era costruito con l’utilizzo di materiali leggeri per migliorarne l’efficienza e l’agilità nonché la portata utile. L’aspra bellezza e la storia di Hiroshima, da sempre sede della Mazda, ne hanno plasmato il carattere resiliente e orgogliosamente indipendente. Continua su GQ

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mercoledì 16 settembre 2020

Fiat Tempra, la berlina "media" degli anni Novanta compie 30 anni


Trenta anni fa la Fiat Tempra iniziava a essere prodotta negli stabilimenti di Cassino, dove la sua carriera italiana sarebbe continuata fino al 1997. La distinzione è d'obbligo, perché la Tempra è stata prodotta anche a Betim (Brasile), Bursa (Turchia) e Ho Chi Minh (Vietnam), meritandosi l'appellativo di world car. Lunga 4,35 metri in versione berlina 4 porte e 4,47 con carrozzeria station wagon, si inseriva nella gamma di allora tra la Tipo e la Croma. Ma la Tempra è anche uno dei simboli dell'ultimo periodo realmente florido del Gruppo Fiat, che era ancora leader del mercato europeo e poteva competere alla pari in quasi tutti i segmenti del mercato. Il confronto con le Ford Mondeo e Volkswagen Passat di allora - le due concorrenti principali - era ancora sostenibile, al contrario di quello che accadeva alcuni anni dopo con la Marea. Continua su La Stampa

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domenica 23 agosto 2020

Lamborghini Diablo, l'ultima della sua specie compie 30 anni

La Diablo è la supercar degli anni Novanta per eccellenza. Presentata nel 1990, ha raccolto il testimone dell'immaginario collettivo degli appassionati dalla Ferrari F40, per poi cederlo alla McLaren F1 alla fine della decade. Ma per qualche anno è stata lei la regina delle fantasie motoristiche degli italiani e non solo. Era una supercar estrema, con forme esaltata da colorazioni esotiche e una filosofia tecnica ancora completamente analogica. È una evoluzione della Countach, l'auto che dopo la Miura ha consolidato la fama della Lamborghini in tutto il mondo e che è stata prodotta per oltre tre lustri, dal 1974 al 1990. A Sant'Agata bolognese iniziano a pensare alla sua erede nel 1985; in quegli anni la proprietà è degli americani di Chrysler, non proprio degli innovatori futuristi. All'inizio faticano a capire le proposte di stile di Marcello Gandini, che dunque deve correggere il tiro. Continua su La Stampa

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martedì 18 agosto 2020

Honda NSX, la supercar giapponese sviluppata da Senna compie 30 anni

New Sportcar eXperimental. È questo il significato della sigla NSX, che Honda ha scelto a fine anni Ottanta per chiamare la sua supercar a motore centrale. Un'auto, che quando è arrivata sul mercato, ha di colpo fatto invecchiare tutte le sue concorrenti. Fu presentata al Salone di Chicago del febbraio 1989, per essere poi disponibile nel 1990, andandosi a scontrare in particolare le blasonate Ferrari 348 e Porsche 911 (964). Due sportive che, seppure presentate da poco, erano figlie di una scuola tecnica ormai obsoleta, la prima con ancora il telaio in tubi di acciaio e la seconda con il motore raffreddato ad aria posizionato a sbalzo. In Giappone, invece, volevano andare oltre e non bisogna dimenticare che in quegli anni la Honda produceva il suo massimo sforzo in Formula 1 e si apprestava a vincere cinque mondiali di fila come motorista. Continua su La Stampa

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domenica 16 agosto 2020

Citroën 2CV, 30 anni fa veniva prodotto l'ultimo esemplare

Poco più di trenta anni fa, venti giorno dopo la fine dei Mondiali di calcio in Italia, l'ultima Citroën 2CV usciva dalla catena di montaggio di Mangualde in Portogallo. Era esattamente il 27 luglio 1990 e quel giorno si scriveva la parola fine su una storia iniziata al Salone di Parigi nel 1948 e terminata dopo oltre 5,1 milioni di esemplari prodotti. Al suo debutto stupì subito per il design originale, la versatilità e l'economia estrema, senza contare le innovazioni tecnologiche dell'epoca, come la trazione anteriore e il motore a due cilindri raffreddato ad aria. Era stata progettata per un pubblico ampio, in un momento in cui l'automobile era ancora un oggetto di lusso. Il progetto nacque a metà degli anni Trenta, con il nome di "Toute Petite Voiture" ("macchina molto piccola") e i dettami ricevuti dall’Ingegner André Lefèbvre, all’epoca Capo Progettista Citroën, erano chiari. Continua su La Stampa

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giovedì 30 luglio 2020

Una Lancia Delta S4 da 1 milione di euro

Una Lancia Delta S4 è all'asta da RM Sotheby's e non si tratta di una S4 qualunque, ma di quella con il numero di telaio 207, che al debutto nel 1985, con il team ufficiale Lancia Martini, arrivò seconda al durissimo Rally RAC (quelli di Gran Bretagna), guidata dai finlandesi Markku Alén e Ilkka Kivimäki. Dopo la soppressione del Gruppo B in cui la Lancia Delta S4 era omologata, questo esemplare ha corso fino al 1988 nel Campionato Europeo Autocross e poi è andata precocemente in pensione. Attualmente è stata certificata da Abarth Classiche e gli esperti di RM Sotheby's si aspettano di venderla a un prezzo che oscilla tra 875.000 e 1.100.000 euro. Ma perché questa Delta vale così tanto? Bé, intanto per la rarità. Le auto del Gruppo B per essere omologate dovevano essere prodotte in minimo 200 esemplari, ma la leggenda narra che di Delta S4 ne esistano non più di 130 e che l'omologazione fu ottenuta con un trucchetto. Di queste, alcune sono state convertite in vetture da corsa, il che le rende ancora più rare. Ma, a parte questo, che cosa la rende così speciale? Probabilmente il fatto che a oggi rimane uno degli esempi più alti di ingegneria puramente italiana applicata all'automobilismo. Continua su GQ

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venerdì 10 luglio 2020

La Aston Martin di David Beckham è in vendita

La Aston Martin di David Beckham è in vendita. Si tratta, in particolare, di una rara V8 Vantage Volante, un modello che la casa britannica ha prodotto in varie versioni dal 1973 al 1990 e che è stata anche usata più di una volta da James Bond. Tornando alla Aston Martin di David Beckham, sappiamo bene quanto l'ex capitano del Manchester United sia appassionato di auto e qui vi abbiamo raccontato della sua collezione. Un elenco che nel 2018 ha perso questa Aston cabriolet, che ora è in vendita in Inghilterra sul sito specialista Auto Trader, che è il più grande marketplace digitale del Regno Unito per auto nuove e usate. Il prezzo? 445.000 sterline, che la cambio attuale fanno circa 492.000 euro. Continua su GQ

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mercoledì 8 luglio 2020

Fiat 500, buon compleanno alla piccola auto icona del "Made in Italy"

Mentre l'Italia usciva faticosamente dal Dopoguerra e iniziava a costruire quel miracolo economico i cui benefici sono evidenti ancora oggi, gli italiani cominciavano anche a comprare le automobili, che prima del conflitto mondiale erano appannaggio di nobili e alto borghesi. La motorizzazione di massa diventava un fenomeno, prima con le due ruote - Lambretta e Vespa - poi con le quattro, e si esprimeva soprattutto con due modelli. Continua su La Stampa

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sabato 13 giugno 2020

Aston Martin DB5, il ritorno di «Goldfinger»

La Aston Martin DB5 è senza dubbio una delle auto più famose del mondo, di quelle che anche chi non sa nulla di automobili è in grado di riconoscere o di associare a qualcosa, in questo caso 007. La coupé inglese, infatti, è l'auto per eccellenza di James Bond, che l'ha guidata per la prima volta nel 1964 nel mitico Goldfinger. La Aston Martin DB5 era appena arrivata sul mercato; un'apparizione piuttosto fugace, visto che è stata prodotta solo dal 1963 al 1965 e in meno di 900 esemplari. Ma l'immortalità non ha nulla a che fare con il tempo di esposizione, quanto piuttosto sulla qualità di quest'ultimo. La DB5 ne è un esempio perfetto e la sua fama cinematografica lo è ancor di più. Fama che a Gaydon hanno deciso di sfruttare, creando una copia perfetta dell'auto che l'agente segreto al servizio di Sua Maestà guida in Goldfinger. Una vera replica, ma aggiornata con una serie di tecnologie moderne che ne aumentino la qualità e la rendano più affidabile. Un'operazione ad alto tasso nostalgia in cui sono sono stati coinvolti anche la EON Production, ovvero la compagnia che produce tutti i film di 007, e il premio Oscar Chris Corbould, cioè il supervisore degli effetti speciali delle pellicole di Bond che è stato responsabile per tutte le modifiche. Continua su GQ

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lunedì 1 giugno 2020

I documenti originali di auto e moto storiche sono salvi: non verranno distrutti ma scannerizzati

Chi possiede un'auto o una moto storica potrà conservare i suoi documenti originali, che non verranno distrutti a causa delle nuove procedure telematiche. Ci riferiamo al Documento unico di circolazione (Duc), che era stato previsto già nel 2017 dalla cosiddetta "Riforma Madia" e la cui entrata in vigore è slittata a più riprese: dal 2018 al 2019 e infine al 2020. Il Duc dovrebbe mettere fine alla stravagante situazione italiana in cui l'Aci è responsabile dei certificati di proprietà e la Motorizzazione civile del libretto di circolazione. Il Duc, inoltre, contiene i dati tecnici e di intestazione del veicolo e tutte le informazioni validate dal Pra relative alla situazione giuridico patrimoniale del mezzo e alla cessazione dalla circolazione conseguente alla sua demolizione o alla sua definitiva esportazione all’estero. Continua su La Stampa

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lunedì 18 maggio 2020

Porsche, 70 anni fa il primo ritiro in fabbrica: per gli appassionati è diventato un rito

Per molte persone l'auto è un elettrodomestico o poco più, basta che funzioni. Ma per molti appassionati è  un oggetto di culto e più sale l'esclusività più l'automobile  si apre a scenari sconosciuti alle masse. Uno di questi è il ritiro dell'auto nuova direttamente in fabbrica, evitando tutta la trafila del trasporto e dei tempi di attesa in concessionaria. Da qualche anno è ormai un "must" per i brand più sportivi e lussuosi, ma c'è anche chi lo fa per dare lustro alla propria storia e al proprio nome, come Volkswagen. Continua su La Stampa

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venerdì 15 maggio 2020

La storia del nome Mercedes

La storia del nome Mercedes è una delle più particolari di tutto l'universo automotive e si intreccia indissolubilmente con quella del marchio tedesco. Questa ultima è ancora più complessa, lunga e sfaccettata. Si perde alla fine dell'Ottocento quando Gottlieb Daimler e il suo geniale collaboratore Wilhelm Maybach diedero vita alla Daimler-Motoren-Gesellschaft. Se il cognome del primo dei due ingegneri tedeschi vi rammenta qualcosa, è corretto, perché è in effetti il nome del Gruppo di cui fa parte ancora oggi il marchio Mercedes. Ad ogni modo, per giungere alla denominazione e alla società odierna, è necessario ripartire dagli eventi del 1926, con la fusione tra la suddetta Daimler e la Benz & Cie, due aziende pionieristiche dell'allora neonato mondo dell'auto che erano entrate entrambe in crisi a causa della Grande Guerra. Ma a noi interessa la storia del nome Mercedes e della sua scelta, che è molto più romantica ed è datata 2 aprile 1900. Intanto il nome Mercedes deriva dallo spagnolo e significa pietà. In quegli anni si chiamava così Mercédès Jellinek, figlia di quell'Emil Jellinek che pilotava le auto Daimler nelle corse dell'epoca anni e aveva anche iniziato a venderle con successo in Costa Azzurra, a Nizza. Continua su GQ

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