mercoledì 11 marzo 2015

Salone di Ginevra, Seat prepara i Suv per arrivare a vendere 500.000 auto all’anno



Tornare indietro di 15 anni, nel 2000, quando si vendevano oltre 500.000 Seat in un anno. È questo l’obiettivo del presidente della Seat Jurgen Stackmann (nella foto in alto): visto che non dispone di una macchina del tempo, dovrà raggiungerlo nel futuro, precisamente entro il 2018, secondo quanto previsto dal piano strategico del gruppo Volkswagen. La strada imboccata sembra quella giusta, perché dal 2009 – quando è stato toccato il fondo delle 307.502 unità – i numeri sono sempre cresciuti e nel 2014 sono state 390.500 le Seat vendute, con una crescita del 10% sul 2013. Per arrivare al mezzo milione mancano circa 100.000 auto, cioè tutte le Cordoba vendute nel 2000, per fare un confronto ardito ma interessante. Infatti, a distanza di quindici anni, i modelli in gamma sono praticamente gli stessi e i loro risultati commerciali molto simili. In altre parole, per aumentare i volumi, occorre un prodotto nuovo e non potrà essere una Ibiza con la coda, sebbene la compatta dal nome andaluso fosse un’auto onestissima.

da Il Fatto Quotidiano

venerdì 6 marzo 2015

Salone di Ginevra 2015, la festa di Suv e sportive. Auto “eco” non pervenute




No, a Ginevra non è in corso una partita globale a nascondino, imodelli eco-compatibili sono praticamente spariti dalla circolazione. Elettrici, ibridi o plug-in non importa, sulle 130 novità presentate in svizzera, quelle che rinunciano, almeno parzialmente, ai combustibili fossili si contano sulle dita di una mano. Scomparse, sostituite, travolte da una montagna di Suv e di auto sportive. Sono questi i due trend dominanti dell’edizione numero 85 del Salone elvetico, che si è quasi messo alle spalle la crisi ed è supportato da un prezzo del petrolio mai così basso.

Così sembra che ormai nessuno possa fare a meno dei Suv: per ora sono solo annunci, ma Bentley e Lamborghini stanno arrivando, così come Maserati – anche in versione ibrida, Harald Wester dixit – mentre Aston Martin ha stupito con una concept inattesa (qui sopra, la DBX) e addirittura Rolls Royce sarà della partita. Insomma, ai ricchi piace stare in alto e avere le quattro ruote motrici; meno male che in qualche cassaforte esiste un documento firmato Enzo Ferrari che proibisce di mettere il suo nome su tutto ciò che non abbia una forma consona.


da Il Fatto Quotidiano

martedì 24 febbraio 2015

Tanta sicurezza e protocolli aeronautici: la ricetta di Volvo per la guida autonoma


Se Audi fa girare in pista una RS7 a guida autonoma e Mercedes stupisce con un prototipo che definire futuristico è poco, Volvo non è da meno e, sebbene con meno clamore, percorre velocemente la sua strada verso la “driverless car”. L’approccio è quello dellamassima sicurezza e considerando di che marchio si sta parlando non c’è da stupirsi. Per la Casa svedese, addirittura, l’auto che guida da sola è solo una tappa, perché il punto di arrivo è quello di avere zero incidenti mortali causati da una Volvo entro il 2020. Ambizioso, non c’è che dire, ma gli inventori della cintura di sicurezza a tre punti e degli airbag laterali meritano sicuramente credito, anche perché tra meno di due anni si sarà concluso il progetto Drive Me. L’obiettivo è quello di far circolare nell’area metropolitana di Göteborg 100 auto a guida autonoma, un’iniziativa pilota necessaria per raccogliere dati e accumulare esperienza, con l’intenzione di estendere poi la loro presenza in tutta la Svezia.

da Il Fatto Quotidiano

martedì 27 maggio 2014

Volvo S60 D4 Geartronic R-Design provata su strada


Quasi due miliardi di dollari. È il conto pagato dalla cinese Geely per comprare la divisione auto di Volvo da Ford, che a sua volta la aveva acquistata dal Gruppo Volvo (che si occupa anche di molti altri tipi di veicoli, tra cui i camion) nel 1999. Così, in Cina si registrava il più grande acquisto di un'azienda 'esterna' della storia e negli Stati Uniti si portava avanti la strategia 'One Ford' con cui la Casa dell'Ovale Blu concentrava tutte le sue risorse sul marchio principale. Questa premessa è necessaria per capire diverse cose, soprattutto riguardo a quello che si trova sotto la pelle della Volvo S60. Infatti alcuni suoi componenti fondamentali risentono ancora della 'parentela' americana. Parliamo della piattaforma e dei motori 1.6 turbobenzina. Per il resto Volvo ha preso la sua strada, differenziandosi e sviluppando una nuova famiglia di motori modulari turbocompressi da 2 litri di cilindrata, sia benzina che diesel. Rimane ancora disponibile anche il vecchio 2.4 5 cilindri in linea turbodiesel, che è l'ultima evoluzione di quel motore tutto in alluminio nato nel 2001 dal mitico turbobenzina della altrettanto mitica 850 T5. Sicuramente la prossima generazione di Volvo utilizzerà componenti del tutto inediti, sviluppati sotto l'egida della nuova proprietà cinese. Solo il tempo potrà giudicare i risultati, noi intanto ci concentriamo sulla nostra S60 D4 Geartronic, con il suo look total black e il pacchetto R-Design che la rende più cattiva.

SU STRADA - La Volvo S60 della nostra prova è una di quelle auto da cui non vorresti mai scendere. I sedili ti accolgono come un re, ma ti sostengono quasi come un pilota da rally. La posizione di guida è subito perfetta, con le gambe semidistese e il volante alla giusta distanza. Metti in moto e il 4 cilindri diesel (qui la prova della V40 con lo stesso motore) si sente appena, ma quando dai gas i 181 CV e i 400 Nm di coppia rispondono subito presente. Buona parte del merito di tanta solerzia va ascritta al cambio automatico Geartronic a 8 rapporti fornito da ZF. Lo abbiamo già provato su altre auto e la sua azione è ancora da riferimento della categoria. A questo proposito, è inutile salire all'ultimo step dei motori turbodiesel, ché il 5 cilindri da 2.4 litri, pur avendo qualche cosa in più sulla carta, alla prova dei fatti risulta più lento e più dispendioso del due litri. La colpa è del cambio automatico, che in quel caso è il vecchio 6 marce. Tornando alla nostra S60 è obbligatorio parlare delle sospensioni, che con il pacchetto R-Design possono risultare anche troppo estreme per il tipo di vettura. L'assetto è estremamente rigido, il rollio quasi assente e gli pneumatici 235/40 montati su cerchi da 19 pollici (optional), trasmettono qualsiasi imperfezione della strada. La risposta sulle buche, poi, è particolarmente secca. È il rovescio della medaglia dell'avere un'auto quasi 'pronto-pista'. Inoltre, la S60 e il suo sterzo preciso sono l'ennesima dimostrazione che anche le auto a trazione anteriore possono regalare piacere di guida. Ma Volvo vuol dire anche tanta attenzione per la sicurezza e infatti la nostra S60 sfoggia praticamente tutti i dispositivi per la sicurezza attiva disponibili oggi sul mercato, anche se molti sono optional. Nella guida autostradale si apprezza molto il cruise control adattivo, mentre in città fa sempre piacere sapere di avere un occhio in più che vigila insieme a te, anche se non deve diventare un motivo di distrazione.

IN OFFICINA - La Volvo S60 nasce sulla piattaforma Y20, la stessa della SUV compatta XC60, che in ultima analisi deriva dalla piattaforma Ford chiamata EUCD. Sostanzialmente si tratta di una versione accorciata di quella utilizzata sull'ammiraglia S80. Le sospensioni anteriori sono di tipo McPherson, mentre le posteriori utilizzano uno schema multi-link. La versione R-Design ha gli ammortizzatori con taratura irrigidita del 15% e i posteriori sono monotubo, le boccole sono più rigide del 400% e l'assetto è ribassato di 10 mm. Il motore turbodiesel 2 litri fa parte della famiglia di propulsori modulari Volvo, che include anche le versioni a benzina.

da SicurAUTO.it http://www.sicurauto.it/test-drive/news/volvo-s60-d4-geartronic-r-design-prova-su-strada.html

giovedì 24 aprile 2014

Kia Pro Cee’d GT provata su strada


Ricordate le coupé degli anni Novanta? Quei modelli che facevano battere il cuore agli appassionati e girare la testa ai ragazzini fuori dai licei? Si chiamavano Alfa Romeo GTV, Fiat Coupé, Opel Calibra, Rover 220 Turbo, Toyota Celica e Volkswagen Corrado, più qualche modello esotico giapponese come la Honda Prelude o la Mitsubishi Eclipse. Sotto il cofano avevano tutte almeno un motore turbo da più di 200 CV e dichiaravano velocità massime superiori (anche di gran lunga) ai 200 km/h. Poi gradualmente e per tanti motivi si sono estinte, tanto che oggi le coupé in vendita in Italia si contano sulle dita di una mano. La Kia Pro Cee'd GT, pur essendo figlia della modernità, porta con sé una parte importante di quello spirito dei Novanta. La sua anima emerge soprattutto all'interno, quando ci si accomoda sui Recaro sportivi ad alto contenimento, con rivestimento misto alcantara e pelle, che già da soli sarebbero un buon motivo per acquistare l'auto. Poi ci si guarda intorno e si scopre una plancia con pochi fronzoli, ma tanta sostanza, una bella leva del cambio corta e un posto guida tutto dedicato al pilota, ma anche dettagli come la pedaliera in alluminio con l'acceleratore incernierato in basso, una primizia sempre più rara nella grande produzione. Infine, l'elettronica di ausilio alla guida è ridotta al minimo. Niente mappature del motore, niente servosterzo regolabile o differenziali autobloccanti simulati, nessun pulsantino "sport" che promette ma non mantiene e nemmeno lo Start/Stop. Se non è un tuffo negli anni Novanta questo, è meglio lasciare stare.

SU STRADA - L'aspetto esteriore della Pro Cee'd GT non si può certo definire dimesso, così quando si mette in moto e si inserisce la prima le aspettative sono piuttosto alte. La prima nota positiva viene proprio dal cambio, gli innesti sono corti, secchi e precisi, come dovrebbero essere su qualsiasi auto sportiva che si rispetti. Percorrendo i primi chilometri si scopre un assetto ben rigido, da vera coupé, che in città fa sentire tutte le sconnessione. È il rovescio della medaglia. Il dritto si scopre non appena si infila una serie di curve. Kia ha dichiarato che la messa a punto dell'assetto ha richiesto 480 giri nella leggendaria pista del Nurburgring. Tuttavia sembra che se ne sia occupato direttamente un famoso tuner tedesco, sebbene non ci siano conferme in tal senso. Ad ogni moto l'auto quasi non conosce il rollio. L'inserimento in curva è preciso e rapido, grazie anche al volante abbastanza diretto e la linea impostata viene seguita in maniera fedele, con il retrotreno che si alleggerisce solo se stuzzicato appositamente. È una taratura che premia la stabilità, come si conviene a un'auto in grado di superare agevolmente (e di gran lunga) i 200 km/h. Questo può accadere grazie al 1.6 GDI Turbo a iniezione diretta, che esprime 204 CV a 6.000 giri e una coppia massima di 265 Nm che rimane costante tra i 1.750 e i 4.000 giri. Peccato che non si faccia sentire. Anche ai regimi più elevati non c'è verso di far arrivare nell'abitacolo il suono del quattro cilindri in linea, come non c'è modo di sentire qualche sbuffo del turbocompressore. La scelta dei tecnici Kia premia il confort, ma su un'auto del genere ci saremmo aspettati ben altro. In ogni caso, il motore convince. La sua spinta è presente e pastosa sin dai 2.000 giri, per poi crescere con vigore dopo i 3.500 giri. Anche a velocità autostradali, complice il buon Cx di 0.30, la Pro Cee'd GT scatta in avanti con una ottima verve, raggiungendo facilmente velocità proibite. Meglio impostare il cruise control e frenare i bollenti spiriti. Gli ultimi complimenti li riserviamo all'impianto frenante, che ha un'ottima potenza e risulta adeguato alle prestazioni dell'auto.

IN OFFICINA - La Pro Cee'd GT nasce sulla stesso pianale della berlina (qui la nostra prova), condivisa peraltro con la Hyundai i30: è un'evoluzione della precedente piattaforma di segmento C del Gruppo Hyundai e fa ampio uso di acciai altoresistenziali. Le sospensioni anteriori sono di tipo McPherson mentre al posteriore c'è un raffinato schema multi-link costruito parzialmente in alluminio. L'impianto frenante prevede quattro dischi di cui gli anteriori autoventilanti.

da SicurAUTO.it http://www.sicurauto.it/test-drive/news/kia-pro-ceed-gt-prova-su-strada.html