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sabato 23 gennaio 2021

In California le consegne commerciali a guida autonoma diventano realtà


La California dimostra ancora una volta di essere all'avanguardia nello sviluppo della tecnologia che riguarda il futuro dell'automobile, in questo caso la guida autonoma, che è stata normata per la prima volta nel 2012. Nei giorni scorsi, infatti, il Department of Motor Vehicles californiano (assimilabile alla nostra motorizzazione= ha assegnato all'azienda Nuro il permesso per effettuare consegne commerciali con veicoli autonomi, in tutto lo Stato. Il servizio inizierà in due contee nella Bay Area, vicino alla sede della Nuro che si trova a Mountain View, in principio con una flotta di Toyota Prius modificate e poi con gli shuttle elettrici R2 che sono stati progettati proprio per questo scopo. Questo passo in avanti è il risultato di un percorso in tre fasi che consente alle aziende di passare dai test con un guidatore di sicurezza, a quelli senza e infine alla distribuzione commerciale. Continua su La Stampa

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giovedì 30 maggio 2019

Volkswagen Tarok, Wolfsburg continua a sognare un pick-up per gli Stati Uniti



Anche se stanno per essere superate dai Suv, in Europa le auto più popolari sono ancora le berline compatte, come la Golf per intenderci. Ma basta spostarsi dall’altro lato dell’Oceano Atlantico e il panorama cambia radicalmente. Negli Stati Uniti, infatti, il veicolo più diffuso continua a essere il pick-up, che è saldamente in testa alle classifiche di vendita da decenni. E non si tratta di veicoli come quelli che vediamo in Europa - per esempio il Vw Amarok - che sono lunghi poco più di 5 metri e hanno un’impostazione a metà tra un’automobile e un fuoristrada. No, i pick-up “born in the Usa” sono dei camion travestiti da autovetture. I modelli più piccoli superano di slancio i 5,3 metri e poi iniziano ad allungarsi fino ad arrivare quasi a 6,5, con capacità di carico che nel nostro mercato sono appannaggio dei veicoli pesanti. Continua su La Stampa

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giovedì 24 marzo 2016

Fiat 124 Abarth, la spider dello Scorpione sbarca a New York


In Italia chiunque sappia cos’è un’automobile sa anche che cosa è una Abarth, ma negli Stati Uniti non è esattamente così e quindi FCA non ha mai ritenuto necessario rendere lo Scorpione un marchio a parte, come da noi. Oltreoceano, per la 500, Abarth è solo un allestimento, non un brand a sé stante, e così sarà anche per la 124 Spider, che nella sua versione più pepata diventa Elaborazione Abarth. E’ stata appena presentata al Salone di New York e la sua scheda tecnica ricalca quella della variante omologata per il mercato europeo, a partire dal motore, che rimane il 4 cilindri 1.4 Multiair turbocompresso da 250 Nm di coppia della 124 Spider normale. Rispetto alla sorella europea eroga 10 CV in meno, dunque 160, ma va detto che il propulsore è praticamente lo stesso della 500L americana che lo utilizza con successo già da un paio di anni ed è tarato sulle normative antinquinamento Usa.

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martedì 22 marzo 2016

Sicurezza, dal 2022 la frenata automatica di emergenza sarà obbligatoria su tutte le auto nuove negli Usa


L’accordo è di portata storica, anche se ci vorranno ancora più disei anni prima di vederne i frutti, cioè la frenata automatica di emergenza obbligatoria su tutte le auto nuove e sui veicoli commerciali leggeri. Negli Stati Uniti la dovranno avere dal 1 settembre 2022 e tre anni dopo sarà la volta dei camion. L’auspicio, ovviamente, è che anche l’Europa si muova nella stessa direzione, magari accorciando un pochino i tempi, perché larivoluzione tecnica non è di quelle tremende dal punto di vista dei costi. Anzi, per chi non lo sapesse, anche sulla popolarissimaFiat Panda si può richiedere in optional un dispositivo che frena automaticamente l’auto (fino a 30 km/h) qualora la vedesse avvicinarsi a un’altra vettura o a un ostacolo, purché abbia una minima parte di materiale riflettente. I pedoni, quindi, in questo caso non sono garantiti, ma si tratta pur sempre di un dispositivo che costa solo 250 euro.

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martedì 26 gennaio 2016

Il 2015 anno record negli Stati Uniti, non solo per vendite ma anche per richiami


Il 2015 è stata un’ottima annata per l’industria dell’auto negli Stati Uniti. Le vendite sono tornate sui livelli pre-crisi e con 17,47 milioni di veicoli immatricolati tra auto e light-truck, anzi è stato stabilito il record assoluto, superando i 17,35 milioni toccati nel 2000. Ma l’anno che si è appena concluso ha avuto anche un altro record, quello dei richiami. Nel 2015, infatti, le Case automobilistiche hanno attivato 868 campagne di richiamo negli Usa, per un totale di 51,26 milioni di veicoli coinvolti, tra cui figurano le tante General Motors col blocchetto di accensione difettoso e gli airbag Takata. Il totale ha superato quello del 2014, quando i veicoli richiamati erano stati 50,99 milioni. I numeri ufficiali sono quelli della National Highway Safety Transportation Administration, cioè l’ente federale che si occupa della sicurezza stradale; in Europa non esiste un organo comunitario equivalente, anche la commissione europea raccoglie sul suo sito tutti i richiami per i prodotti industriali: nel 2015, sono 240 le campagne nazionali di richiamo elencate nella sezione “Motor vehicles”.

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venerdì 15 gennaio 2016

Volkswagen, la California boccia il richiamo per i diesel: è “inadeguato”


All’indomani dell’apertura del Salone di Detroit, dove il gruppo Volkswagen mostra il meglio della sua tecnologia ibrida e a idrogeno, è arrivata una doccia fredda per quanto riguarda i diesel e in particolare i 2.0 TDI dotati del tristemente noto “defeat device”, il dispositivo che ne varia le emissioni in sede di omologazione. Il California Air Resources Board (Carb) ha infatti respinto il piano di richiamo presentato da Volkswagen North America, inerente alle auto vendute in California dal 2009 al 2015. La decisione negativa riguarda solo il turbodiesel 2 litri, mentre per il 3.0 TDI montato sui modelli Audi e Porsche bisogna attendere il 2 febbraio. “Questa proposta rappresenta un passo avanti – si legge nel comunicato stampa diramato ieri dal Carb – ma non è ancora la soluzione definitiva”. L’ente californiano ha anche confermato la prosecuzione delle indagine e delle valutazioni tecniche, svolte insieme alla Enviromental Protection Agency (Epa) per far rientrare tutte le auto interessate nei livelli di emissioni previsti dalla legge. A questo punto diventa cruciale l’incontro che Matthias Müller avrà oggi con i membri del Congresso e della stessa Epa, dove il numero uno del gruppo Volkswagen dovrà dire che cosa intende fare con le 480.000 auto americane dotate del dispositivo truffaldino.

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martedì 17 novembre 2015

Addio venditori? in America l’auto usata si prende al distributore automatico


A che cosa serve andare in una concessionaria, guardare, camminare, domandare e perdere tempo, quando un’auto usata si può comprare online, espletando tutte le pratiche amministrativo-burocratiche in meno di mezz’ora? Se lo deve essere chiesto ancheErnie Garcia, inventore di Carvana.com, il primo venditore divetture di seconda mano americano ad aver portato il processo di acquisto interamente sul web. La parte più spettacolare, però, è quella della consegna. L’auto scelta può essere recapitata a casa dell’acquirente, ma la vera innovazione sta nell’aver creato due “distributori automatici” dove andare a ritirarla, attraverso unaprocedura automatizzata che non prevede l’intervento umano, se non per far fronte a imprevisti. Nel 2013 è stato inaugurato il primo ad Atlanta, pochi giorni fa il secondo a Nashville. Il funzionamento è il medesimo per tutti e due, ma il secondo aggiunge un plus di intrattenimento non da poco, tanto che si può avere un video della consegna (per gli amici increduli) e un rimborso di 200 dollari se si prende l’aereo per venire a ritirare l’auto e si vive fuori dal Tennesse.

venerdì 13 novembre 2015

Hyundai, in America la Corea scommette sul lusso col nuovo marchio Genesis


Il gruppo Hyundai è il quinto al mondo in quanto a vendite, i suoi due marchi – Hyundai e Kia – sono profittevoli e hanno un’immagine consolidata, anche in un mercato difficile come quello statunitense. Ma, per quanto possano proporre ottime auto a prezzi interessanti, non saranno mai percepiti come marchio di lusso. Anche la Optima, cioè l’apprezzata ammiraglia Kia che sta per debuttare anche in Europa, rimane legata al “mass market”. Così, l’inarrestabile ambizione di crescita del gruppo coreano s’è concretizzata nella decisione di creare un brand di lusso a sé stante. Il processo è iniziato lo scorso anno al Salone di Detroit, quando è stata presenta la nuova ammiraglia Hyundai Genesis, su cui ha debuttato anche un inedito marchio – peraltro molto simile a quello della Aston Martin – che portava con sé ambizioni premium. Ora, invece, è iniziata la fase due, quella della creazione di un brand a sé stante: Genesis, appunto. Ovviamente ci vuole della lamiera per apporre un logo e quindi l’inedita G90 è in rampa di lancio; nei giorni scorsi è stato diramato un bozzetto (qui sotto) e nelle prossime settimane verrà presentata in Corea.

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lunedì 21 settembre 2015

Volkswagen crolla in borsa dopo le accuse di consumi truccati negli USA

Una tempesta si sta abbattendo sul Gruppo Volkswagen, accusato della Environmental Protection Agency (EPA) – l'agenzia federale americana che certifica i consumi delle auto – di aver truccato il software dei motori diesel in modo da diminuire drasticamente le emissioni in sede di omologazione. La faccenda è molto seria, sia perché si prospetta una multa da 18 miliardi di dollari a carico di Volkswagen North America, sia perché nelle prime due ore dell'apertura della Borsa di Francoforte il titolo del gruppo ha perso il 22%, bruciando circa 16 miliardi di euro di valore e scendendo a 60,4 miliardi. È il peggiore tracollo da ottobre 2008 e avviene mentre i padiglioni del Salone di Francoforte sono pieni di novità ecologiche del Gruppo, che ha subito ammesso le proprie colpe.

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giovedì 2 luglio 2015

Governo Usa indaga sull’NHTSA: 119 morti per difetto GM non sono accettabili


Era inevitabile, uno scandalo come quello del blocchetto di accensione General Motors avrebbe portato conseguenze anche a quei controllori che non hanno fatto bene il loro dovere. Non si possono accettare oltre 100 morti – 114 quelli accertati e risarciti finora da GM – e una storia ultra-decennale (le prime auto difettose sono del 2002) fatta di incompetenza e malafede senza prendere provvedimenti. Così la NHTSA – National Highway Transport Security Agency, cioè l’ente governativo americano che controlla la sicurezza di tutte le nuove auto e obbliga le case automobilistiche a effettuare i richiami – è finita sotto inchiesta e dopo un anno di indagini il Governo ha trovato molti problemi. Nel rapporto di 42 pagine redatto dall’Ispettore Generale del Dipartimento dei Trasporti Usa si legge che la NHTSA ha fallito in tutti i suoi compiti: raccogliere e catalogare dati sulla sicurezza dei veicoli, ottenere dettagliati report mensili dalle Case auto, formare correttamente e, soprattutto, controllare il proprio staff.

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mercoledì 10 giugno 2015

Ubriachi al volante, Stati Uniti: l’auto ‘sente’ l’alito e decide se mettersi in moto


Le auto diventano sempre più sicure, le infrastrutture migliorano – almeno nei Paesi civili – ma le brutte abitudini degli automobilisti e la quasi totale inconsapevolezza sulla pericolosità delle proprie azioni permangono invariate. Tra queste, la guida in stato di ebrezza è ben lontana dall’essere estirpata e ogni anno la conta dei morti è nell’ordine delle migliaia (oltre 10.000 negli Stati Uniti e 6.500 in Europa). Inoltre, i casi di recidiva sono moltissimi, anche il 30%. In venticinque Stati americani e in cinque del Vecchio Continente – Belgio, Finlandia, Francia, Olanda e Svezia – sono già obbligatori i dispositivi “alcol interlock” per chi è stato condannato per guida in stato di ebrezza, ma secondo la l’ente americano per la sicurezza stradale NHTSA è troppo poco. Infatti, solo chi è già stato pizzicato una volta è obbligato all’installazione di un etilometro collegato direttamente con l’accensione dell’auto, che la blocca se il guidatore è oltre i limiti dopo il “soffio”, oppure se non soffia per niente.

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lunedì 25 maggio 2015

Richiami Usa: GM ripaga la 104a vittima, il difetto Takata tocca 34 milioni di auto


Mentre in Italia si discute dell’omicidio stradale, negli Stati Uniti sono le automobili stesse a essere nell’occhio del ciclone. I numeri dei due scandali più grossi nella storia dell’industria dell’auto, infatti, continuano a salire. Se General Motors ha appena risarcito la vittima numero 104, causata dal famigerato blocchetto d’accensione difettoso, un altro big dell’auto, la giapponese Takata Corporation ha ufficializzato che gli airbag difettosi montati su auto circolanti negli Usa e da sostituire sono 33,8 milioni, praticamente il 13% di tutte le vetture e i light truck che si trovano negli Stati Uniti. La vicenda di GM sta volgendo al termine, portandosi dietro uno strascico di costi – la famiglia di ogni vittima viene ripagata con 1 milione di dollari, le richieste sono 500, più i feriti – e di procedure, visto che almeno fino al 2017 ogni mese ci sarà un summit con gli ispettori dell’ente che vigila sulla sicurezza stradale, il famigerato NHTSA, per valutare l’efficacia delle nuove procedure. Quella di Takata, invece, è in pieno svolgimento.

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giovedì 7 maggio 2015

FCA paga l’università ai venditori americani. Per migliorare il servizio


Lavorare in un concessionario non è mai stato in cima ai sogni degli adolescenti. In Italia la situazione negli autosaloni è abbastanza tragica: gli stipendi sono bassi, le provvigioni ancora di più e i turni di lavoro sono spesso massacranti, con i “porte aperte” che si susseguono, spesso infruttuosamente, quasi ogni settimana. Negli Stati Uniti il mercato va molto meglio ma vendere auto è comunque un lavoro poco ambito, anzi in più della metà dei casi solo di passaggio. Il turnover medio di un autosalone americano oscilla tra il 45 e il 60% ogni anno, così bisogna sempre ricominciare da capo, nella formazione dei venditori e nella gestione delle procedure. Fare il venditore è un lavoro duro, non ha grandi margini di crescita professionale e ci vogliono almeno tre o quattro anni prima di farsi un proprio “giro” di clienti. Mettendosi dalla parte di chi i concessionari li possiede o li gestisce, si intuisce la criticità della situazione. Per questo, il gruppo FCA capitanato da Sergio Marchionne ha deciso di varare una iniziativa poco comune: offrire formazione universitaria gratuita a chi lavora nei propri dealer.

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giovedì 23 aprile 2015

Obama protegge l’industria americana: l’alleanza transatlantica può aspettare


La Trans-Pacific Partnerhip può aspettare, soprattutto quando sono in ballo i delicatissimi equilibri dell’industria automotive americana. Così, venerdì scorso Barack Obama ha detto che non ha nessun senso velocizzare le operazioni di voto sull’accordo che coinvolge 12 nazioni e riguarda circa il 40% del commercio mondiale. Una delle questioni principali, su cui si sta negoziando da più di quattro anni, è quella delle tasse sulle auto fabbricate in Giappone e commercializzate negli Stati Uniti, cioè la categoria di prodotti più esportata per un valore di quasi 50 miliardi di dollari nel 2013. Questa cifra rappresenta anche la grandissima parte del deficit nell’import-export degli americani verso i giapponesi, che dal canto loro nel 2013 hanno importato circa 12 miliardi di dollari di carni e prodotti agricoli. Attualmente gli Usa applicano il 2,5% di tasse sul prezzo delle auto “made in Japan” e il 25% sui veicoli commerciali, mentre il Giappone tassa al 4,3% la carne di maiale, al 38,5% quella di manzo e il grano al 252%. Su una Toyota Prius il plus vale circa 600 dollari, quello sul grano fa sì che il mercato interno non venga “invaso” dagli yankee. Lo stesso calcolo, tuttavia, non si può fare su un furgone o un camion costruito in Giappone perché nessun costruttore ne spedisce negli Usa, visto il differenziale sarebbe troppo alto e il mercato non apprezzerebbe.

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