sabato 31 dicembre 2011

Buona fine e buon inizio!!!

Da parte mia un sincero augurio di realizzare, nel 2012, tutti i vostri sogni automobilistici! Inoltre voglio ringraziare tutti voi che mi avete letto finora e che, sono sicuro, mi continuerete a leggere. Auguri!!!

venerdì 23 dicembre 2011

La storia della crisi parte 3: verso il tracollo

Intanto Chrysler annunciava di voler “tagliare” circa mille agenti di vendita in tutto il mondo entro settembre 2008, mentre Ford si preparava a reagire per prima, avviando una riconversione di alcuni dei suoi siti produttivi, in modo da utilizzarli per la fabbricazione dei suoi modelli commercializzati in Europa, ovvero vetture di dimensioni e consumi più contenuti. Anche se gli analisti avevano previsto una flessione, i conti del secondo trimestre del 2008 erano ben peggiori di qualsiasi aspettativa: infatti, le perdite hanno raggiunto gli 8,7 miliardi di dollari. Nel frattempo, Global Insight ritoccava le sue previsioni di vendita relative al 2008, abbassandole da 14,7 a 14,4 milioni di unità totali. La situazione diventava difficile anche per GM: i conti del secondo trimestre del 2008 hanno evidenziato una perdita netta di 15,5 miliardi, un risultato pessimo, il terzo peggiore di sempre nella storia quasi centenaria del colosso americano, e anche allarmante, se paragonato al risultato dell’anno precedente, cioè un utile netto di 891 milioni. A queste cifre vanno sommate quelle del passivo accumulato nell’intero 2007, ammontante a trentanove miliardi di dollari. A fronte di questa preoccupante situazione, GM ha annunciato un drastico piano di ristrutturazione, che prevedeva lo spostamento della produzione verso vetture di dimensioni più contenute, più parsimoniose e meno inquinanti, a scapito di SUV e pick-up, i veicoli che hanno dato maggiori margini di guadagno, ma che sono sempre meno richiesti dal mercato. Il piano ha previsto inoltre la sospensione della distribuzione del dividendo azionario e la riduzione della forza lavoro, soprattutto riguardo i cosiddetti “colletti bianchi”. La recessione del mercato statunitense intanto è diventata inarrestabile, e nel mese di luglio 2008 si è verificato un fatto mai accaduto prima: per la prima volta nella storia, i brand giapponesi hanno conquistato una quota maggiore di mercato rispetto alle Big Three, in un singolo mese. Proprio nel periodo tra luglio e agosto si è iniziato ad usare la parola “catastrofe” al posto del termine “crisi”, vista anche la poca efficacia dei robusti sconti proposti da GM negli ultimi mesi. Ad agosto 2008 i portavoce delle Big Three si sono presentati al Parlamento americano, avendo realizzato che i venticinque miliardi di dollari di crediti, stanziati l’anno precedente dal Congresso, non sarebbero stati sufficienti per fronteggiare la recessione. Tuttavia, GM sperava di contenere i danni, rispetto al breve periodo, con la nuova politica di agevolazioni offerte a consumatori e dipendenti in occasione dei festeggiamenti per il centesimo anniversario della sua fondazione. Si dovrà assistere a un altro mese di pesante calo delle vendite che rafforza la posizione delle Big Three dinnanzi al Congresso; queste infatti hanno dichiarato di necessitare di finanziamenti fino a cinquanta miliardi di dollari, legati certamente all’investimento per la nuova generazione di auto ecologiche, ma sempre il doppio dei venticinque stanziati l’anno precedente grazie alla legge sull’energia. Queste richieste hanno destato molto scalpore nel paese che più di tutti gli altri al mondo crede nel libero mercato. L’operazione di salvataggio mediante fondi pubblici non si è configurata solo come una questione politica e finanziaria ma soprattutto come un problema sociale, dal momento che GM e Ford sono state due delle più grandi società d’America, con 263.000 dipendenti la prima e 246.000 la seconda; senza dimenticare Chrysler con i suoi 132.000 lavoratori. La “catastrofe” che si temeva per il mese di agosto è arrivata: il mercato ha continuato infatti a perdere immatricolazioni. Il dato riguardante l’ottavo mese dell’anno mostra una flessione del 15,6%, corrispondente a 1.244.993 esemplari consegnati. A questo punto, gli analisti del settore stimano un calo complessivo tra il 14% e il 19% su base annuale, corrispondenti a circa 14 milioni di veicoli, cioè il dato più basso dal 1992. Nel mese di settembre, poi, il tracollo: l’intero settore ha perso il 27,6%, non riuscendo incredibilmente a superare la soglia del milione di esemplari venduti. Questa grave perdita ha influito negativamente anche sul dato trimestrale: nei primi tre trimestri del 2008 erano state immatricolate un milione e mezzo di auto in meno rispetto al 2007, corrispondenti a un calo del 13%. Rispetto al mese di settembre, invece, Chrysler e Ford fanno registrare un record passivo del 30%, mentre GM limita i danni con un -12%. Tutto ciò è accaduto nonostante una diminuzione del prezzo della benzina e i generosi sconti che le concessionarie offrivano. Intanto nei primi giorni del mese di ottobre veniva trasformato in legge l’attesissimo stanziamento di venticinque miliardi di dollari in aiuti statali per l’industria dell’auto americana. Questo stanziamento era stato deciso durante il 2007 dal Congresso, sotto forma di prestiti agevolati, per aiutare le Big Three a sviluppare nuovi modelli in grado di rispettare le ultime norme sull’ecologia. Secondo queste norme, entro il 2020 tutti i nuovi veicoli in circolazione negli USA non avrebbero dovuto percorrere meno di dodici chilometri con un litro di benzina. Ma la recessione proseguiva e diventava sempre più profonda: i dati delle vendite del mese di ottobre hanno evidenziato un passivo rispetto all’anno precedente del 32%, pari a 834.522 veicoli. In attesa delle imminenti elezioni presidenziali e di sapere se gli aiuti statali sarebbero stati raddoppiati, le Big Three cercavano altre vie per fronteggiare la crisi e prendono addirittura in considerazione la possibilità di fondersi tra di loro. Il mese di novembre ha fatto registrare l’ennesima pesante flessione del mercato: -36,8%, pari a 742.428 immatricolazioni. I vertici in casa Ford erano parzialmente soddisfatti, avendo limitato il calo al 30%, in considerazione dei decrementi avuti da GM (41,3%) e Chrysler (47,1%). Nello stesso periodo sono definitivamente naufragate le trattative per la fusione tra GM e Chrysler, principalmente perché nessuno dei due costruttori sarebbe stato in grado di pagare i costi dell’operazione, in secondo luogo perché l’amministrazione uscente Bush si è rifiutata di finanziarla. Allo stato attuale era chiaro che Chrysler non sarebbe potuto rimanere a lungo un costruttore indipendente; le sue dimensioni e la sua debolezza al di fuori del mercato domestico non lo avrebbero consentito. A conferma di questo, Bob Nardelli dichiarava che senza aiuti pubblici sarebbe stato molto difficile per Chrysler sopravvivere.Ma anche per le altre due “Big” il momento era diventato critico e la richiesta di aiuti statali si è fatta decisamente più insistente; nel mese di novembre si discutono in maniera sempre più accesa le decisioni da prendere in merito. Le trattative non si sbloccavano poiché le Big Three, a fronte di una richiesta complessiva di venticinque miliardi di dollari, non sono in grado di presentare un piano di ristrutturazione profonda; sicché gli aiuti statali tamponerebbero solo l’emorragia, che si riaprirebbe inevitabilmente entro l’estate successiva. Così i top manager delle case americane sono stati costretti a ripresentarsi al Parlamento nei primi giorni di dicembre, esponendo i loro nuovi programmi di intervento; programmi che hanno alzato la richiesta di esborso complessivo fino a trentaquattro miliardi di dollari, di cui diciotto per GM, nove per Ford e sette per Chrysler. I nuovi piani industriali hanno previsto profonde riorganizzazioni: GM si è impegnata a concentrarsi solo su quattro marchi (Chevrolet, GMC, Buick e Cadillac) rispetto agli otto totali, a tagliare trentamila posti di lavoro, nove impianti e millesettecentocinquanta concessionari entro il 2012; Ford ha pianificato la riduzione del numero dei concessionari, la revisione dei contratti di lavoro e la produzione di nuovi veicoli ecologici, per di più dichiarando che avrebbe utilizzato i nove miliardi richiesti solo se strettamente necessario; Chrysler invece ha garantito di utilizzare gli aiuti per ridare stabilità al gruppo e cercare un partner all’estero. Inoltre i rispettivi Ceo hanno dichiarato di essere disposti a lavorare per un anno con lo stipendio simbolico di un dollaro. Le richieste delle Big Three venivano esaudite a metà dicembre: il governo metteva a disposizione subito, sotto forma di prestiti agevolati, tredici miliardi di dollari per GM e Chrysler e altri quattro miliardi entro il mese di febbraio. Solo due giorni prima Chrysler aveva annunciato la chiusura di tutte le sue fabbriche per un mese. I dati di vendita del mese di dicembre confermano il pessimo andamento di tutto il 2008: GM e Ford hanno perso rispettivamente il 31% e il 32% rispetto allo stesso mese del 2007, Chrysler è crollata con un -53%. La flessione mensile è stata del 35% corrispondenti a 896.124 nuove vetture. Scorrendo a consuntivo i dati su base annuale, il numero delle immatricolazioni totali per l’anno 2008 in USA, circa tredici milioni di autovetture, è diminuito del 18,4% rispetto all’anno precedente. Le perdite delle Big Three sono risultate addirittura superiori, ammontando al 22,7% per GM, al 20,5% per Ford e al 30% per Chrysler.

La storia della crisi, parte 2: inizia il calo delle vendite


Gli effetti della crisi economica non avrebbero tardato a farsi sentire anche sul mercato dell’auto, che nel 2007 il mercato dell’auto USA ha registrato il livello più basso di vendite degli ultimi dieci anni. Inoltre, Toyota è balzata, per la prima volta, al secondo posto delle classifiche di vendita, scalzando Ford e seconda solo a General Motors. Ford manteneva il secondo posto nelle classifiche di vendita interne per ben settantacinque anni. Il sorpasso, per la verità, è avvenuto grazie a un numero di veicoli relativamente piccolo rispetto alle cifre del mercato statunitense (48.226), tuttavia è molto indicativo rispetto al periodo di crisi in cui Ford era ormai entrata. E infatti, proprio all’inizio del 2008, l’azienda ha deciso di mettere in vendita i cosiddetti “gioielli della Corona”, ovvero i marchi Land Rover e Jaguar, dopo che nel marzo del 2007 si era già liberata di Aston Martin, vendendola a una cordata di imprenditori mediorientali capitanati da David Richards, già presidente della Prodrive, famosa azienda britannica attiva nel mondo delle competizioni. Le trattative per la cessione dei due prestigiosi marchi hanno visto come interlocutore privilegiato Tata. Le cessioni di questi marchi da parte di Ford sono state determinate dall’attuazione della nuova politica commerciale voluta dal Ceo Alan Mullaly, insediatosi alla guida dell’azienda nell’agosto 2006. Mullaly ha messo a punto il piano “One Ford”, ovvero un piano industriale nato con l’intenzione di concentrare tutte le risorse dell’azienda attorno al marchio Ford e allo stesso tempo riunire sotto un unico tetto le tante divisioni dell’azienda sparse per il mondo. Inoltre Mullaly, con una certa lungimiranza, ha chiesto e ottenuto un finanziamento di diciotto miliardi di dollari da diverse banche, assicurando così all’azienda la liquidità necessaria per affrontare l’imminente crisi. Nel mercato Usa, la flessione del numero totale di auto vendute rispetto al 2006 si è attestata al 2,8% e il totale di autovetture e truck (SUV, MPV e pick-up9) immatricolate è stato di 16.130.002 di esemplari. In questa flessione ha avuto un ruolo importante il rincaro dei prezzi dei carburanti; infatti nell’anno 2007 il prezzo al barile del petrolio ha raggiunto la ragguardevole cifra di cento dollari. Guardando le cifre inerenti il mercato nell’anno 2007, si osserva una diminuzione del 6,2% per GM, pari a 3,79 milioni di veicoli immatricolati. Le prime avvisaglie dell’ingresso in questo difficile periodo hanno trovato poi conferma nei dati di vendite di gennaio 2008. L’anno è partito a rilento, il numero totale di auto e truck immatricolati è stato di 1.040.899 pezzi; il calo rispetto a gennaio 2007 è stato pari al 4,4%. Il mese successivo la situazione è peggiorata: i dati di vendita sono stati tutt’altro che incoraggianti e la flessione su base mensile è stata questa volta del 10,2%, ovvero 1.175.884 unità vendute sommando auto e truck. Il panorama ha iniziato, quindi, a diventare fosco: il calo delle vendite delle cosiddette “big three” (GM, Ford e Chrysler) è diventato pesante, attestandosi rispettivamente al -16,3%, -10,2% e -17,4%. Anche Toyota è parsa in difficoltà, riportando un calo del 6,6%. La J&D Power Associates stimava che le vendite sul mercato USA nel 2008 avrebbero raggiunto il livello più basso degli ultimi dieci anni. In questo scenario non incoraggiante, si è aperta a metà gennaio la centounesima edizione del tradizionale Salone di Detroit. Alle difficoltà economico-finanziarie si sono aggiunti anche problemi di identità dei brand e di creatività. La conferma di queste difficoltà è arrivata dai classici show a cui le case americane affidano la presentazione dei nuovi modelli. Al grandioso spettacolo per il nuovo Ford F-150 (il pick-up best seller del mercato degli ultimi trenta anni) e alla grande parata in stile western che ha accompagnato nel salone il nuovo Dodge Ram, ha fatto da contraltare la comparsa di alcune auto di taglia piccola, come la world car Ford Verve (che prefigurava la nuova generazione di Ford Fiesta). Questa è stata una novità assoluta per il pubblico americano. Ma secondo Ford, le small car avrebbero fatto la parte del leone sul mercato negli anni successivi, passando dalle ottocentomila unità vendute nel 2007 a ben tre milioni e mezzo nel 2012. Questa previsione ha trovato d’accordo anche i vertici di GM e di Toyota, che seguendo l’esempio di Ford, hanno presentato la Chevrolet Aveo e la Toyota Yaris, due vetture compatte nate in Europa. È qui che si è palesata la crisi di identità di alcuni brand automobilistici, in questa dicotomia tra i veicoli che una grande parte del pubblico USA continuava a ritenere immancabili e i mezzi di nuova generazione, più piccoli, parsimoniosi e meno inquinanti, di cui gli stand delle Big Three avevano iniziato a popolarsi. D’altro canto, nel 2007, il Congresso degli Stati Uniti aveva fissato nuovi limiti di consumo per le autovetture, di trentacinque miglia per gallone, pari a circa dodici chilometri per litro, limiti che tutte le automobili circolanti in USA avrebbero dovuto rispettare entro il 2020. Ovviamente le tre grandi aziende USA hanno prontamente dimostrato di essere attente al nuovo tema dell’ecologia. La GM per prima ha annunciato l’interruzione dello sviluppo del suo storico motore a otto cilindri (V8 Northstar) e contemporaneamente l’intenzione di commercializzare otto modelli ibridi nel 2008 e altri sedici modelli nei successivi quattro anni. Ford ha puntato invece nell’immediato a una tecnologia più sfruttabile, ovvero l’uso dell’etanolo (già diffuso in America Latina) al posto della benzina, offrendo trentacinque modelli con la doppia alimentazione. Contemporaneamente non ha perso di vista lo sviluppo dell’ibrido, presentando il prototipo “Escape Plug-in” e ha continuato a lavorare sui classici motori termici per renderli più efficienti, sviluppando una nuova tecnologia, denominata EcoBoost, che sfrutta l’iniezione diretta di benzina ad altra pressione, in combinazione con la sovralimentazione. Anche Chrysler ha iniziato a impegnarsi nella riduzione dei consumi e delle emissioni, presentando la propria soluzione, ovvero l’utilizzo di un motore elettrico principale ad alta potenza coadiuvato da un propulsore termico più piccolo per aumentare l’autonomia del veicolo. Nel frattempo, però, il mercato ha continuato a registrare diminuzioni delle vendite. Le immatricolazioni del primo trimestre 2008 hanno subito  un calo del 7,4% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Questo dato ha portato a rivedere al ribasso le previsioni di vendita per il 2008: rispetto ai 16,1 milioni di veicoli venduti nel 2007, le stime di Autodata Corporation hanno previsto 15,3 milioni di unità per il 2008; più pessimista invece J.D. Power, che ha ipotizzato vendite pari a 14.95 milioni di veicoli. Proprio a proposito di queste cifre, i portavoce delle Big Three dichiaravano che il trimestre che stava iniziando sarebbe stato il peggiore del 2008. Sugli scarsi risultati di vendita ha iniziato a pesare la crescente difficoltà ad ottenere credito: secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Gmac ha alzato tre volte gli standard minimi per concedere finanziamenti alla clientela; provvedimenti simili sono stati decisi anche da AmeriCredit e Sovereign Bancorp, con il risultato che per i consumatori è stato sempre più difficile accedere al credito per l’acquisto di un’auto, nonostante il taglio dei tassi di interesse operato dalla Fed. E’ evidente che le Big Three dovessero concepire nuove strategie di prodotto per mettersi al passo con le richieste del mercato: nel 2007 il segmento dei SUV valeva il 18% dell’immatricolato totale, pari a 2,8 milioni di veicoli, ovvero il primo segmento dell’intero mercato statunitense; dai tre milioni di SUV venduti nel 2003, si è passati alla previsione di un milione e mezzo scarso di esemplari nel 2008. Allo stesso tempo è aumentata la domanda di veicoli sub compact, cioè di piccole dimensioni e dai consumi più bassi. Le cosiddette “small car” cessavano di essere derise e i concessionari cercavano di averne sempre disponibili nei saloni, per far fronte a richieste crescenti. Parallelamente, i classici motori a sei e a otto cilindri erano sempre meno presenti sotto i cofani delle nuove auto vendute. Al loro posto hanno iniziato a diffondersi i propulsori a quattro cilindri, tradizionalmente snobbati dal cliente medio americano: nel primo trimestre del 2008 le vendite di SUV sono scese del 28%, mentre quelle di vetture sub-compact sono salite del 32%. Riguardo invece ai motori, sempre nel primo trimestre del 2008, ben il 38% delle nuove auto immatricolate sono spinte da quelli a quattro cilindri. La casa di Dearborn dovrà affrontare anche un altro problema: dopo diciassette anni di leadership incontrastata nella classifica dei modelli più venduti sul mercato statunitense, il Ford F-Series pick-up ha perso il primo posto. Le consegne rispetto a maggio del 2007 sono calate del 30,6%. Ma l’altro dato significativo, almeno quanto la perdita della leadership da parte del pick-up Ford, è la nuova classifica delle auto più vendute, in cui ai primi quattro posti si sono piazzati modelli del segmento sub-compact: Honda Civic, Toyota Corolla, Toyota Camry e Honda Accord. Considerando che le Big Three venivano da anni di licenziamenti e ristrutturazioni, e speravano in un 2008 capace di dare avvio a una ripresa delle vendite, non sorprendono le dichiarazioni del Presidente di GM Rick Wagoner all’allora candidato alla Casa Bianca Barack Obama, secondo cui: « (GM) ha bisogno dell’aiuto del Governo per continuare a competere a livello globale, per investire di più nella ricerca e per diventare più amica dell’ambiente». In effetti la crisi ha colpito maggiormente i modelli dai consumi di carburante più alti, cioè truck e SUV; mentre il consumatore americano scopre per la prima volta le small car. Secondo George Pipas, analista Ford, questo è stato lo spostamento di mercato più drastico degli ultimi trent’anni. Il problema vero era che nessuna delle Big Three ha nella propria scuderia una vettura in grado d’incontrare i nuovi gusti dei clienti, mentre Toyota, con la sua Yaris, aumentava le vendite del 46% rispetto all’anno precedente. Secondo gli analisti, l’unica chance per uscire da questa situazione avrebbe potuto essere quella di mettere in commercio una vettura piccola e dai consumi ridotti. Anche GM se ne è resa conto, tant’è che un suo portavoce ha confermato le indiscrezioni riguardo al lancio sul mercato nordamericano della piccola Chevrolet Beat, una vettura progettata e sviluppata per i mercati asiatici e sudamericani, da vendere a un prezzo non superiore ai 10.000 dollari. Mentre le Big Three hanno iniziato a pensare a come attrezzarsi per il futuro prossimo, il 2008 continuava a dare segnali preoccupanti: a metà dell’anno le immatricolazioni sono scese ancora. A luglio il costo della benzina superava i quattro dollari al gallone e si avviava verso i cinque; ciò ha costretto gli americani a cambiare le proprie abitudini: meno viaggi, meno consumi e richiesta di automobili più piccole. Proprio le Big Three hanno risentito di più di questo mutamento di scenario: nell’ultimo decennio SUV, pick-up e minivan avevano portato alle case automobilistiche americane le maggiori entrate. Nel 2008 queste vetture sono diventate, invece, il loro grande problema, tant’è che GM ha annunciato di voler chiudere ben quattro fabbriche di light truck, licenziando circa diecimila lavoratori. Inoltre ha deciso di liberarsi del marchio Hummer. I dati del venduto totale nei primi sei mesi dell’anno 2008 hanno evidenziano un ribasso rispetto al 2007 del 10,3%, equivalenti a 7.454.926 unità totali. Tuttavia non si era ancora verificato quello che gli operatori di settore temevano da tempo, ovvero il sorpasso di Toyota su GM nelle classifiche di vendita relative al mercato nordamericano. 

lunedì 19 dicembre 2011

Subaru BRZ e Toyota GT 86, sportive vecchia scuola!!


Bisogna ringraziare i giapponesi. Non è necessario che lo facciano tutti, ma quelli che si ritengono appassionati di auto e, soprattutto, della bella guida, dovrebbero assolutamente farlo. In un periodo in cui la presenza di vetture sportive nei listini si è ridotta al lumicino ed è limitata a pochi marchi specialistici, che producono modelli dai prezzi spesso inavvicinabili, Toyota e Subaru vanno controcorrente. Grazie al loro accordo, giacché lo sviluppo di un'auto di nicchia totalmente nuova è molto costoso, si sono divisi equamente i compiti. Subaru ha sviluppato il comparto motore/trasmissione, Toyota si è occupata di telaio e carrozzeria. Ecco quindi uno splendido e sonoro 4 cilindri boxer aspirato, da 200CV a 7000giri/min, abbinato ad una semplice trazione posteriore, servita da una trasmissione a 6 rapporti, che può essere manuale o automatica a doppia frizione, dotata di differenziale autobloccante. Avendo rinunciato del tutto all'integrale, il posizionamento del propulsore è sceso di ben 14cm rispetto alle altre Subaru, abbassando così drasticamente il baricentro dell'auto, che è anche molto bassa di suo, l'altezza massima è infatti di 1,3 metri. Anche i tecnici Toyota si sono dati da fare, riuscendo a mantenere il peso entro il 1200kg e montando sospensioni raffinate: quadrilateri al posteriore e MacPherson (interamente di alluminio) all'anteriore. Completano il quadro un allestimento interno essenziale ma funzionale, con un posto guida incentrato sul pilota, volante verticale e leva del cambio corta e ottimamente posizionata. I prezzi ufficiali non sono ancora noti, ma dovrebbero partire da circa 30.000€. Che cosa manca? I nomi delle auto! Ero talmente preso dalle caratteristiche tecniche che quasi li dimenticavo..signore e signori, sono lieto di presentarvi la Subaru BRZ e la Toyota GT 86! BRUUUM!!!



domenica 18 dicembre 2011

La storia della crisi, parte 1: come tutto ebbe inizio

La scintilla che ha acceso la miccia della crisi è stata lo scoppio della forte bolla speculativa del mercato immobiliare americano nel 2004, avvenuto a seguito di un lungo periodo in cui i prezzi delle case sono cresciuti costantemente e i mutui sono stati erogati con sempre maggiore facilità . Questa pratica è stata definita dei “mutui subprime”, ovvero concessi a debitori che hanno una storia creditizia che include insolvenze, avvisi di garanzia, pignoramenti e bancarotta; generalmente i mutuatari subprime hanno bassi redditi e ovviamente bassa capacità di rimborso. Avendo un alto tasso di insolvenza, i “prestiti subprime” hanno tipicamente condizioni più svantaggiose rispetto alle altre tipologie di credito, e gli interessi sono elevatissimi . La popolarità dei prestatori subprime è cresciuta rapidamente a partire dagli anni ’90 con una tipologia di mutuo che offre inizialmente un basso tasso fisso per due anni, che diviene variabile a un tasso più elevato per la vita successiva del mutuo, in genere ventotto anni. 
Questo fenomeno è passato praticamente inosservato agli occhi del Governo americano. Quando nel biennio 2004/06 è giunto il momento di ricalcolare i tassi d’interesse sui mutui subprime, questi sono saliti vertiginosamente e la maggior parte dei debitori non è stata in grado di pagare le rate o di rifinanziare il mutuo. A partire dalla fine del 2006 l’intero sistema statunitense dei mutui subprime è entrato in una crisi catastrofica, dovuta all’ascesa inarrestabile dei tassi di insolvenza, costringendo oltre due dozzine di agenzie di credito al fallimento; questo ha comportato l’azzeramento del valore azionario di un mercato che capitalizza seimilacinquecento miliardi di dollari, con conseguenze nefaste sia sul mercato immobiliare americano, praticamente crollato, ché sull’intera economia USA. Nel 2007 1,3 milioni di proprietà immobiliari sono state messe all’asta per insolvenza, il 79% in più rispetto al 2006. 
D’un tratto le banche non sono state più disposte a farsi prestiti a vicenda e ciò ha portato a quello che si definisce “credit crunch” ossia un periodo in cui si riduce la liquidità nel sistema perché nessuno presta denaro . Le perdite hanno cominciato ad accumularsi, tant’è che a luglio 2008 il settore bancario e creditizio ha denunciato perdite globali per oltre quattrocento miliardi di dollari. Dopo diversi mesi di debolezza e perdita di impieghi il fenomeno è collassato, causando il fallimento di banche e istituti di credito, determinando una forte riduzione dei valori borsistici e della capacità di consumo e risparmio della popolazione. Alcuni governi sono dovuti intervenire anche drasticamente per salvare alcuni istituti, mentre per altri la situazione è parsa ormai inevitabilmente compromessa. 
La preoccupazione di assistere a ulteriori bancarotte e la necessità di evitare ripercussioni negative sull’intero sistema economico, ha spinto addirittura il Governo americano a creare un piano di salvataggio del valore di settecento miliardi di dollari per il settore bancario e creditizio. Questo non è stato sufficiente a evitare il fallimento, senza precedenti nel Dopoguerra, di Lehman Brothers, una delle più importanti banche d’affari del mondo. Nel frattempo gli indici delle borse americane, specchio della salute dell’economia USA, sono letteralmente colati a picco con perdite che dall’inizio dell’anno hanno superato il 40% del valore. Gli effetti di questa crisi finanziaria sarebbero rimasti confinati al mercato statunitense se le banche e i creditori di questi prestiti subprime non avessero cartolarizzato questi debiti immettendoli sul mercato, facendoli circolare tra gli investitori sotto forma di azioni e tra gli istituti bancari come pacchetti finanziari incomprensibili ai più, creando una bolla finanziaria di dimensioni impensabili. 
Alla crisi finanziaria si è aggiunta la corsa del prezzo del petrolio, inarrestabile a causa del forte aumento della domanda da parte di economie emergenti come quelle di Cina e India. Questo ha influito sia sui prezzi dei carburanti, sia sui costi energetici; il maggior costo dei trasporti ha, a sua volta, fatto salire i prezzi di tutti i beni di consumo. Nel 2008, inoltre, si è verificato un sensibile aumento del costo di molte materie prime e di alcuni cereali fondamentali nella preparazione degli alimenti; ad esempio preparati chimici essenziali nella catena di produzione, come la soda caustica e l’acido solforico, hanno aumentato le loro quotazioni fino al 60%. Il tutto accompagnato da un’ondata generalizzata di ribassi con considerevoli perdite nelle borse di tutti i continenti. 
La crisi del settore bancario si è diffusa velocemente dagli Stati Uniti anche in Europa, determinando l’effetto di una forte riduzione del denaro circolante e di una restrizione nell’erogazione del credito ad imprese e consumatori. Le borse del vecchio continente hanno accumulato molteplici perdite. Nell’area Euro si è verificato il più massiccio intervento nella storia della Banca Centrale Europea. Quella nata come crisi finanziaria ha iniziato così a far sentire i suoi effetti anche sull’economia reale: alla contrazione dei consumi ha fatto seguito un rallentamento della produzione da parte delle imprese con conseguente aumento della disoccupazione, con il risultato che molte nazioni europee hanno visto scendere l’incremento del loro P.I.L. verso lo zero.


giovedì 15 dicembre 2011

Super Mario e il super bollo

Ci risiamo. Ogniqualvolta il governo di turno si trovi a dover far cassa in tempi brevi, gli automobilisti sono sempre tra i primi tartassati, anzi direi proprio i primi. Possedere e mantenere un'auto costa sempre di più. Le alternative sono poche. Solo alcune città del nord sono ben servite dai mezzi pubblici, nel resto del Belpaese avere un'automobile è quasi un obbligo per chi voglia condurre una vita normale. L'auto è una necessità per tantissime persone, ma per alcune è anche una grande passione. Gli ultimi rincari delle accise hanno portato i prezzi dei carburanti a livelli folli, affrontare un viaggio senza avere passeggeri con i quali dividere le spese è diventato un lusso. Proprio quest'ultima parola è al centro delle attenzioni negli ultimi giorni. Il lusso. Bisogna tassare il lusso. Ecco quindi il nuovo super bollo che colpisce le auto oltre i 250CV di potenza, in ragione di 20€ per ogni KW oltre la soglia dei 185, anche se la sovrattassa decresce con l'età del mezzo. Vale la pena ricordare che già il normale bollo si paga in base alla potenza dell'auto, così come, da poco, l' IPT, il famigerato dazio che sta uccidendo buona parte del mercato dell'usato (e del nuovo) e che sta facendo colare a picco tanti autosaloni. 
Non so voi, ma io non comprendo questo accanimento nei confronti della potenza. Non sarebbe più giusto pagare in base al valore effettivo della vettura posseduta? Facciamo un bell'esempio. Avete presente la Renault Megane RS, quella che ha da poco stabilito il record al Nurburgring per le trazioni anteriori? Bene, costa 29.200€ e ha 250CV. Perché dovrebbe pagare la stessa tassa di possesso di una Audi A8 3.0 TDI da 79.356€, sempre con 250CV? Perché un appassionato che magari fa mille rinunce per avere l'auto dei suoi sogni è equiparato a chi può spendere quasi il triplo per avere un'auto di rappresentanza? E che nessuno si azzardi a rispondermi che avere un'auto potente è un lusso, perché allora entriamo nel campo del soggettivo e dobbiamo stabilire precisamente che cosa è lusso e che cosa non lo è, e non credo che sarebbe semplice trovare un accordo. Potremmo ad esempio parlare di abbigliamento...mettiamo l'IVA al 50% su tutte le camicie e i pantaloni che costano più di 50€. Mettiamola anche sulle borse e le scarpe che costano più di 100€. E i cellulari? Potremmo ivare al 50% tutti quelli che costano più di 150€, no? E i gioielli? E gli orologi? E i vini da oltre 10€ la bottiglia? Alziamo le tasse anche su questi beni allora...
Vi sembro matto? Niente affatto. Come avete potuto leggere, il concetto di lusso è soggettivo, mentre i soldi sono molto oggettivi, del resto sono numeri. Chi spende di più per un'auto paghi di più. Punto. BRUUUM!!! 

domenica 11 dicembre 2011

Le ragazze del Motor Show di Bologna 2011

Il Motor Show 2011 è appena finito, ma è giusto parlarne ancora una volta per fare un piccolo omaggio alle ragazze che hanno lavorato alla kermesse bolognese. Sempre sorridenti e disponibili, anche dopo la milionesima foto richiesta, con la loro bellezza hanno spesso eclissato le auto al loro fianco, per la gioia del pubblico maschile. Grazie ragazze, arrivederci al prossimo anno!

                                       FOTOGALLERY

giovedì 8 dicembre 2011

Speciale Motor Show 2011: Audi A1 Sportback


L'Audi A1 Sportback è la regina del padiglione 16 del Motor Show di Bologna. Ruba decisamente la scena all'altra anteprima europea del Gruppo VW, la Passat Alltrack, ed ecclissa anche la SUV middle-size Q3. La piccola di Ingolstadt è finalmente disponibile anche in versione 5 porte, che incontrerà il favore di tutte quelle persone che cercano una segmento B premium, ma non vogliono rinunciare alla comodità delle portiere posteriori. In effetti, dando un'occhiata alla concorrenza, la A1 è l'unica ad offrire questo plus, per lo meno fino all'uscita della Alfa Romeo Mito a 5 porte, attesa per il 2013. Per il resto c'è poco da dire, le caratteristiche tecniche sono le medesime della versione a 3 porte, anche la lunghezza è invariata. L'unica modifica di rilevo è il diverso andamento della linea del padiglione posteriore, peraltro difficilmente percepibile ad occhio nudo, volto a dare un po' più di spazio alle teste di chi siede dietro. I prezzi si confermano al top del segmento, partendo da circa 18.000€. Sempre che non ci si faccia prendere la mano dagli optional; l'esemplare che vedete in foto è prezzato infatti sui 39.000€...BRUUUM!!!
Il listino ufficiale per l'Italia:

Audi A1 Sportback 1.2 TFSI (86CV) Attraction: 17.830€
Audi A1 Sportback 1.2 TFSI (86CV) Ambition: 19.280€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI (122CV) Attraction: 20.730€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI (122CV) Ambition: 21.980€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI S-Tronic (122CV) Attraction: 22.480€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI S-Tronic (122CV) Ambition: 23.730€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI S-Tronic (185CV) Ambition: 27.380€

Audi A1 Sportback 1.6 TDI (90CV) Attraction: 19.830€
Audi A1 Sportback 1.6 TDI (90CV) Ambition: 21.280€
Audi A1 Sportback 1.6 TDI S-Tronic (90CV) Attraction: 21.580€
Audi A1 Sportback 1.6 TDI S-Tronic (90CV) Ambition: 21.580€ 
Audi A1 Sportback 1.6 TDI (105CV) Attraction: 21.630€
Audi A1 Sportback 1.6 TDI (105CV) Ambition: 22.880€

mercoledì 7 dicembre 2011

Speciale Motor Show 2011: Ford ST



A Dearborn sono convinti che il prodotto faccia la differenza; allo stesso tempo non dimenticano i clienti più dinamici. Ford è un brand molto apprezzato in Italia, l' ultima versione della Fiesta è sempre sul podio delle classifiche di vendita del suo segmento e la Focus è un evergreen.Ma Ford non vuol dire solo buona qualità costruttiva e design accattivante a prezzi convenienti, vuole anche dire ottime auto sportive derivate dalla grande serie. Ecco quindi, al Motor Show di Bologna, la gamma ST (Sport Technology) al gran completo, in cui si conciliano le prestazioni e la sfruttabilità a 360 gradi. L'entry-level è la Fiesta, dotata del 1.6 EcoBoost da 180CV e 240Nm di coppia che, coadiuvato dal cambio manuale a 6 marce dovrebbe garantire 220km/h di punta massima e 7 secondi scarsi nello 0-100 km/h. Tutto ciò con emissioni contenute entro i 140g/km. Salendo di segmento ecco la Focus, disponibile con carrozzeria a 5 porte e, grande novità, anche station wagon. In questo caso il propulsore è il 2.0 litri EcoBoost da 250CV e 360Nm di coppia, servito da un cambio manuale a 6 marce. Le prestazioni non sono ancora state dichiarate, ma viste le premesse si possono dormire sonni...veloci. Non resta che aspettare la commercializzazione di queste vetture, per saggiarne le doti stradali; intanto è giusto fare un applauso a Ford per non aver dimenticato tutti quegli appassionati della guida che non possono permettersi un' auto per tutti i giorni e una per il weekend. BRUUUM!!!

lunedì 5 dicembre 2011

Speciale Motor Show 2011: Volkswagen Up!


Debutta anche in Italia la Volkswagen Up!, la citycar con cui il marchio di Wolfsburg vuole dare l'assalto al segmento A, quello della Fiat Panda per intenderci. I piani espansionistici del Gruppo VW sono noti e per diventare, nei prossimi anni, i primi produttori di auto al mondo, è necessario presidiare ogni fascia di mercato. Ecco quindi la sostituta della poco rimpianta Fox, che esce mestamente di produzione. La Up! va a posizionarsi all'ingresso della gamma VW, al di sotto della Polo anche se i prezzi non sono poi tanto più bassi. La Up! è infatti disponibile in due versioni, "take up!" e "high up!", prezzate rispettivamente 10.600€ e 12.600€. Il prezzo della versione base è però puramente virtuale, perché per avere aria condizionata, chiusura centralizzata, sedile del guidatore regolabile in altezza e - udite udite - clacson bitonale! bisogna sborsare altri 1000€. Vi interessano poi il posacenere, quattro miseri altoparlanti da venti watt e una lussuosissima ruota di scorta? Bene, sganciate altri 161€. È evidente che, con questi prezzi, la Up! vuole porsi al vertice della categoria; del resto il marchio che porta sul cofano glielo consente. Restano però due perplessità. Un design complessivo lontano anni luce dai concetti di bellezza e proporzione, e delle mancanze sconvolgenti nell'allestimento interno. Non sono previste bocchette di aerazione al centro della plancia, non è presente il comando dell' alzavetro del passeggero dalla parte del guidatore e i sedili ribaltabili non sono dotati di memoria, il che vuol dire che tutte le volte che vorrete appoggiare un sacchetto sulla panchetta posteriore dovrete poi regolare longitudinalmente il sedile. Non è un po' scomodo? BRUUUM!!!

domenica 4 dicembre 2011

Speciale Motor Show 2011: Renault Twingo RS



Nello stand Renault della kermesse bolognese fa bella mostra di sé la rinnovata Twingo RS. La piccola francese che consente l'accesso alla gamma Renault Sport cambia solo nell'estetica. Il propulsore è sempre l'aspirato da 1.6 litri e 133CV, abbinato a un cambio a 5 marce. A dir la verità il nuovo design risulta un po' pasticciato, colmo di elementi poco concordi tra loro. Sembra quasi che i nuovi stilemi del marchio, che vedremo presto sui prossimi modelli, siano stati aggiunti in maniera forzata ad una linea che risultava simpatica e gradevole. D'accordo che il family feeling è importante, ma il design complessivo non dovrebbe rimetterci.    Al Motor Show di Bologna c'è anche una versione aggiornata in alcuni dettagli della Laguna Coupè, che è anche disponibile nell'area prova con un percorso appositamente studiato per saggiare le qualità delle quattro ruote sterzanti. In effetti la presenza del marchio Renault nelle aree prova è di tutto rispetto; è infatti disponibile parte della gamma elettrica, Twizy, Fluence Z.E. e Kangoo Z.E., e la gamma RS al completo (ad eccezione della Twingo) per le prove dinamiche della frenata di emergenza e del controllo del sovrasterzo. BRUUUM!!!







Speciale Motor Show 2011: Abarth!

La Casa dello Scorpione è quella più attiva alla rassegna bolognese, dove presenta ben quattro anteprime mondiali. Non si tratta di modelli completamente nuovi ma di versioni speciali comunque degne di nota. Il cavallo di battaglia è, manco a dirlo, la 500, che qui assume due nuove denominazioni numeriche derivanti dalla ricca tradizione Abarth. Ecco quindi la 595 Competizione e la 595 Turismo. Meccanicamente si differenziano dalla 500 base per l'adozione di serie di parte del kit SS (l'elaborazione del motore) che porta la potenza disponibile a 160CV. La Turismo è più "modaiola" grazie alla verniciatura bicolore e al cambio elettroattuato con comandi al volante, mentre la Competizione si rivolge ai duri e puri, mantenendo il cambio manuale e montando di serie lo scarico speciale "Record Monza" a quattro uscite. Per gli amanti dei trackday è invece disponibile la 695 Competizione, la prima vettura da corsa "street legal" a marchio Abarth, una sorta di 911 GT3 RS in miniatura per intenderci. Su questa versione il propulsore sviluppa ben 180CV, che risuonano attraverso lo scarico "Record Monza" e sono frenati da un impianto specifico fornito dalla Brembo. Il cambio in questo caso è elettroattuato. La vettura è anche dotata di roll-bar a gabbia, che comporta la rinuncia ai sedili posteriori. Anche la Punto è presente in una nuova versione, a tiratura limitata di 99 esemplari, denominata "Scorpione". La meccanica è quella del kit SS, quindi motore da 180CV e 270Nm di coppia, impianto frenante Brembo dedicato e sospensioni specifiche by Koni; il centrale dello scarico maggiorato garantisce invece un sound più corposo. La caratterizzazione estetica è molto aggressiva e riprende quella della tavola da snowboard "Nitro Powered by Abarth". 
Con questi nuovi modelli Abarth recupera la tradizione delle derivate di serie; l'idea è ottima, spero solamente che venga anche rispettata la tradizione dei prezzi popolari, che in passato a consentito a tantissime persone di rendere speciale la propria utilitaria. BRUUUM!!!!
        

venerdì 2 dicembre 2011

L'autocritico al Motor Show!

Tra poche ore un treno mi porterà a Bologna alla scoperta dell'edizione 2011 del Motor Show. Nei prossimi giorni vi racconterò questa esperienza e vi parlerò delle nuove auto presenti alla rassegna. Non mancheranno ampie gallerie fotografiche con le quali cercherò di farvi vedere i particolari più interessanti. 
Vi saluto tutti e vi aspetto per commentare insieme le novità bolognesi! BRUUUM!!!

lunedì 28 novembre 2011

Porsche 911 Carrera e Cabriolet, la stirpe si rinnova

991 è il codice interno della nuova 911. Se la prima 911 radicalmente differente, la prima raffreddata a liquido, del 1998, si chiama 996 e la sua evoluzione è denominata 997, sembra che anche la numerazione voglia affermare il distacco del nuovo modello dai precedenti. Ovviamente non c'è nessun cambiamento radicale, il layout dell'auto resta quello di sempre e anche il design non lascia spazio a dubbi.
Tuttavia il lavoro degli ingegneri è stato volto a normalizzare la caratteristica più peculiare di tutte le 911, ovvero la dinamica fortemente influenzata dal motore posteriore a sbalzo, quella che teneva lontani dalle vecchie 911 tanti appassionati e che con il passare degli anni e delle versioni è stata sempre più mitigata. Nella 991 il passo guadagna 10cm e il propulsore si avvicina all' asse posteriore di 8cm, mentre la carreggiata anteriore aumenta fino a 6cm, tanto da costringere i designer agli straordinari per non far perdere importanza ai passaruota posteriori. L'evoluzione tecnica si manifesta anche nei motori, che mantengono le cilindrate di 3.4 e 3.8 litri e guadagnano rispettivamente 10CV e 20CV, consumando ed inquinando meno, ma soprattutto nelle trasmissioni - e qui bisogna fare un applauso a Porsche che va controcorrente e accontenta anche i cultori della guida duri e puri - visto che all' ormai indispensabile PDK va ad aggiugersi un nuovo cambio manuale a 7 marce! Si tratta di una soluzione del tutto inedita, ottenuta partendo proprio dal PDK a doppia frizione. Un meccanismo di protezione impedisce di inserire la 7a se non si è già in 5a o in 6a, essendo l'ultima marcia esclusivamente di riposo. La versione cabriolet non poteva mancare, visto che in alcuni importanti mercati costituisce il grosso delle vendite della 911. Anch' essa beneficia di importanti evoluzioni tecniche, prima su tutte la nuova capote con telaio in magnesio che ha permesso di replicare fedelmente la linea della versione coupè e di mantenere il Cx entro lo 0,30. Sia la 991 Carrera che la Cabrio saranno disponibili inizialmente nelle versioni base e S a due ruote motrici. Sono attese per i prossimi mesi le varianti a trazione integrale, turbo, targa e GT3...Di seguito i prezzi ufficiali. BRUUUM!!!

Porsche 911 Carrera 90.480€
Porsche 911 Carrera PDK 94.049€
Porsche 911 Carrera S 105.121€
Porsche 911 Carrera S PDK 108.690€



venerdì 25 novembre 2011

La nuova Fiat Panda e la brutta figura nel crash test EuroNCAP

Iniziamo dai fatti. La nuova Panda è stata sottoposta, come tutte le  nuove auto, al crash test dell' EuroNCAP e nella valutazione finale ha ottenuto solo quattro delle cinque stelle disponibili. Ecco il dettaglio dei voti:

Protezione adulti: 82% Protezione bambini: 63% Protezione pedoni: 49% Dotazione di sicurezza: 43%


Leggendo le motivazioni che hanno portato all'assegnazione di queste percentuali si scopre in che cosa la nuova piccola Fiat si è dimostrata deficitaria. Prima però occorre precisare che le vetture testate sono in allestimento base, quindi con la minima dotazione di serie garantita dalla casa madre. Sulla Panda l'ESP non è di serie su tutte le versioni, quindi il punteggio della dotazione di sicurezza è penalizzato; allo stesso modo non sono di serie gli airbag laterali per il torace. Anche il punteggio della protezione bambini è carente. Leggendo il rapporto sui risultati del test si scopre che la colpa è del seggiolino per i bambini fino a 3 anni che non trattiene adeguatamente la testa del piccolo. Queste sono le tre cause che non hanno fatto raggiungere le, ormai irrinunciabili, cinque stelle. Fiat si è subito difesa diramando un comunicato dove la colpa del risultato viene addossata alla mancanza di ESP sull' esemplare testato e dichiara che l'ESP sarà in disponibile su tutta la gamma a partire dal 2012 (cioè quando verrà commercializzata la vettura), in ossequio agli accordi tra tutte le case costruttrici che prevedono di dotare tutte le nuove auto in vendita dal 2012 di ESP di serie. A parte il fatto che c'è una bella differenza tra dire che una dotazione sarà "disponibile" oppure "di serie", si può tranquillamente tirare la giacchetta ai vertici Fiat per la cattiva gestione di tutta la faccenda. In primo luogo perchè il piccolo aggravio di costi comportato dall' ESP di serie sarebbe stato ampiamente ripagato in termini di immagine e di risultati, sia nel crash test che nelle vendite. In secondo luogo perchè il seggiolino è stato scelto tra quelli presenti nella linea accessori Fiat; trattandosi quindi di un prodotto esterno su cui Fiat ha solo messo il suo marchio, poteva essere scelto più cura (tra l'altro è lo stesso seggiolino che ha mal figurato nel crash test della Jeep Grand Cherokee...). A dirla tutta anche il comunicato stampa ambiguo lascia perplessi, considerando che la Panda è un modello di vitale importanza per Fiat e soprattutto che è l'auto da "trasporto bimbi" per eccellenza. Non vorrei essere nei panni di un venditore Fiat costretto ad arrampicarsi sugli specchi per spiegare alla mamma interessata alla Panda che le quattro stelle in realtà sono cinque perchè...BRUUUM!!!

martedì 22 novembre 2011

Peugeot 208, più bella e più snella


Uno dei modi per valutare il successo di un'auto è contare gli anni in cui è stata prodotta. La Peugeot 207 è in vendita dal 2006. Siamo a novembre 2011 e la sua erede, la 208, è già fatta e finita. Tanto per fare un confronto, la 206 è ancora in produzione, dal 1998, ed è stata la Peugeot più venduta di sempre. Questa 208 appare quindi cruciale per la Casa del Leone, visto che il segmento B è quello che vale più immatricolazioni nel mercato europeo. La concorrenza è agguerrita e differenziare il proprio prodotto, quando i margini sono bassi e il prezzo fa la differenza, non è facile. Con questa 208 Peugeot punta decisa su un design molto ricco e su finiture appariscenti, come il grande schermo touch-screen a centro plancia, ma anche sullo sviluppo tecnologico. La massa dell'auto scende mediamente di 110 kg, la lunghezza cala di 7 cm, ma non a discapito dell'abitabilità, e il CX è di 0,29. Saranno disponibili nuovi motori benzina (sembrerebbe turbo) 1.0 e 1.2 a tre cilindri e i diesel guadagneranno l' e-HDi, cioè lo start & stop di seconda generazione. Tutto ciò dovrebbe garantire consumi ed emissioni ridotti. La 208 verrà presentata ufficialmente nel marzo 2012 al Salone di Ginevra e sarà commercializzata poco dopo. BRUUUM!!!


lunedì 21 novembre 2011

Ford Escape, la Kuga che verrà

"One Ford" è il mantra coniato da Alan Mulally nel 2008, per riassumere la nuova strategia che il marchio avrebbe seguito. Mulally era stato nominato CEO di Ford nel 2006 e aveva l'arduo compito di risollevarne le sorti. Dopo aver venduto tutti i marchi di cui Ford era proprietaria, Aston Martin, Jaguar, Land Rover e Volvo, tutte le energie vennero concentrate sulle auto di Dearborn. Ma "One Ford" vuole anche dire una sola auto per ogni segmento di mercato in tutto il mondo. Sebbene sia molto difficile incontrare i gusti e soddisfare le necessità di un nordamericano, di un europeo e di un cinese, con la stessa automobile, i risultati sembrano dare ragione alla politica Ford, che è stata l'unica delle "Big Three" a non avere bisogno di prestiti statali. Ovviamente il merito è di prodotti riusciti, come la Fiesta, la Focus e anche la Mondeo, tutte figlie del programma "One Ford".
Anche la nuova Escape, appena presentata al Motor Show di Los Angeles, è figlia di questa filosofia. In Europa rimpiazzerà la Kuga (probabilmente mantenendone il nome), mentre in USA sostituirà la vecchia Escape. Osservando queste foto potrete valutare voi stessi le differenze nel design. Personalmente credo che la Kuga attuale abbia un design molto più originale e dinamico rispetto alla nuova, che si è un po' imborghesita (pur essendo molto più bella della Escape attuale). Anche se a prima vista sembrerebbe un passo indietro, bisogna considerare quanti SUV middle size si vendono in USA e quanti in Europa...BRUUUM!!!

mercoledì 16 novembre 2011

Chevrolet Camaro e Ford Mustang, nothing can beats cubic inches

"Nulla può battere i centimetri cubici". Questo è quello che pensano gli americani quando si tratta di automobili, in particolar modo sportive. Gli USA sono indubbiamente la patria dei grossi V8 con distribuzione ad aste e bilancieri, motori robusti, affidabili e dalla coppia generosa. Proprio in virtù del tipo di distribuzione, quando si vuole elaborare uno di questi motori le strade da percorrere sono solitamente due: l'aumento di cilindrata e la sovralimentazione. Negli anni 60 e 70 si chiamavano Muscle Car, avevano scocche coupè derivate dai modelli popolari e propulsori ipertrofici da cinque, sei e anche sette litri, ovviamente otto cilindri a V. Non sono mai state auto molto raffinate, prediligevano cimentarsi in gare di accelerazione o al massimo sugli ovali. I telai e le sospensioni non riuscivano a contenere le potenze esuberanti e le coppie mostruose. Il pubblico europeo le ha sempre snobbate e in effetti non sono mai state importate ufficialmente, anche viste le dimensioni sempre nell'intorno dei cinque metri e i consumi proibitivi.
Nel frattempo la tecnologia è andata avanti, ma gli americani sono attaccati alle tradizioni e le muscle car (grazie anche all'industria del cinema), stanno vivendo una seconda giovinezza. Proprio in questi giorni sono stati presentati i model year 2012 della Chevrolet Camaro e della Ford Mustang. Entrambe sono disponibili, più o meno ufficialmente, in Europa e non hanno molto da invidiare alle rivali del Vecchio Continente. Qui potete vedere le foto delle due versioni più arrabbiate, la Chevrolet Camaro ZL1 - 6.2 V8 con compressore volumetrico, 587CV e 784 Nm - e la Ford Mustang Shelby GT 500 - 5.8 V8 con compressore volumetrico 650CV e 813Nm. Vi state chiedendo che rumore possano fare? Bè, se non avete mai sentito un V8 made in USA, vi suggerisco di guardare il video qui sotto...BRUUUM!!! 


venerdì 11 novembre 2011

Alfa Romeo 4C, una opportunità da non sprecare



Quale è il marchio di auto più amato dagli italiani? State pensando alla Ferrari? Io penso invece all' Alfa Romeo... Attenzione, non voglio assolutamente sminuire il Cavallino, però penso che quello per la Ferrari sia un amore talmente nazional-popolare, da essere fin troppo facile da dichiarare e soprattutto troppo platonico, visto che possederne una è un privilegio di pochi e anche solo salirci una volta è un sogno di tanti. L' Alfa Romeo accende le passioni, evoca i ricordi, scuote gli animi; è un amore viscerale. Ed è un amore che tanti hanno potuto provare: in quale famiglia italiana non c'è mai stata un' Alfa? Chi non ricorda con commozione la Giulia del nonno, la Giulietta dello zio, l'Alfetta di un caro amico o magari la 75 con la quale ha imparato a fare i traversi...Non c'è niente da fare, al fascino del Biscione nessuno è immune e non serve citare Henry Ford e il suo cappello, basta ascoltare un ex-alfista che racconta la prontezza dei Weber doppio corpo o la melodia del V6 Busso. Ma parlare con un alfista vuole anche dire tuffarsi in un gorgo di delusioni, di disincanto e di rimpianti per le occasioni perse, per i modelli mai usciti o per il gap ormai incolmabile con i tedeschi. Tutto questo può finire, qualunque appassionato d'auto spera che finisca. Ecco perché la presentazione della 4C Concept ha suscitato scalpore, ammirazione e speranza. Tutti segnali che sono stati colti e soppesati dal management Fiat, visto che nel 2013 la 4C sarà il biglietto da visita per il ritorno dell' Alfa sul mercato nordamericano. Se l'auto di produzione manterrà quello che il prototipo promette, sarà sicuramente un successo e metterà seriamente in difficoltà anche un marchio blasonato come Porsche. Dite che sto esagerando? Motore centrale 1750 turbobenzina da circa 250CV, telaio in carbonio per meno di 900kg di peso, 2 posti secchi e linea da far girar la testa. Tutto ciò a un prezzo inferiore ai 50.000 euro...BRUUUM!!!


mercoledì 9 novembre 2011

Le nuove tendenze del mercato dell'auto

Che in Italia si vendano sempre meno auto non è una novità. Gli addetti ai lavori si aspettavano ampiamente i tristi numeri del 2011. La perdurante crisi economica fa la sua parte e le scelte del Governo di certo non aiutano. Possedere e mantenere un'auto è sempre più dispendioso, figurarsi comprarne una nuova. Se in questi dieci mesi del 2011 il mercato è sceso del 10,8%, le vendite ai privati sono crollate a -17,9%. Il segmento che soffre di più è quello delle piccole auto, che perde quasi un quarto delle immatricolazioni. È un dato preoccupante, perchè i segmenti A e B sono quelli dei grandi numeri e dei bassi costi, di tutte quelle persone e quelle famiglie che mettono in conto una spesa nell'intorno dei 10.000€ per la prima e unica auto. Un altro quarto di immatricolazioni è stato perso al sud, dove il reddito medio pro-capite è più basso rispetto alla media nazionale. Chi invece può spendere continua a farlo, vuole differenziarsi ed è sensibile alle mode: le immatricolazioni dei crossover crescono del 60%, mentre calano drasticamente quelle delle classiche berline (-17.8%) e quelle delle monovolume compatte (-11.9%). Osservando, infine, i dati di vendita per tipo di alimentazione si possono fare delle riflessioni interessanti. Finiti gli eco-incentivi è finita anche la moda del GPL (-82,5%) e del metano (-46%); a trarne vantaggio è il diesel, ch risale prepotentemente al 55,5% del mercato. Evidentemente il downsizing sui motori a benzina deve essere ancora digerito (vai a spiegare all'automobilista medio che un turbobenzina consuma poco...), i pregiudizi sulle alimentazioni alternative sono duri a morire e i bassi consumi dei motori diesel ammaliano...salvo poi essere maledetti quando ci si scontra con i costi di gestione e con i filtri antiparticolato intasati dal traffico cittadino...BRUUUM!!!

lunedì 7 novembre 2011

Opel Astra GTC OPC, reggetevi forte...

A Rüsselsheim non soffrono di complessi di inferiorità. Avevano detto che anche l'Astra avrebbe avuto la sua versione performante e hanno mantenuto la parola. Nella sterminata galassia delle sigle automobilistiche OPC sta per Opel Performance Center, e la seconda parola dell'acronimo viene presa molto sul serio dai tecnici tedeschi. Ben consapevoli della forza delle rivali, che si chiamano Audi S3, Ford Focus RS,  Renault Megane RS ,VW Golf R e Scirocco R, hanno dotato l'auto di contenuti interessanti, iniziando da una buona dose di cavalli (280) e newtonmetri (400) garantiti da un 2 litri turbo-benzina a iniezione diretta. Tutta questa potenza viene scaricata sulle ruote anteriori da un cambio a 6 marce aiutato da un differenziale a slittamento limitato, mentre le sospensioni anteriori sono una variante del classico MacPherson, che permette di separare le funzioni di sterzatura e assorbimento. Al posteriore, invece, un parallelogramma di Watt da una mano all'onnipresente ponte torcente. Completano il quadro il sistema Flex Ride tarato sportivamente ( gestisce ammortizzatori, centralina motore e sterzo) e l'impianto frenante firmato Brembo.
Le credenziali sono ottime...presto il cronometro del Nurburgring ci dirà se saranno seguite dai fatti...BRUUUM!!!

venerdì 4 novembre 2011

Fiat Freemont AWD, la gamma è completa

La chiacchierata SUV italo-americana si arricchisce con la trazione integrale, disponibile sia sul diesel più potente (2.0 mjet 170CV) che sul 3.6 V6 Pentastar da 286CV, altra new-entry. Entrambe le motorizzazioni sono offerte esclusivamente in accoppiamento al cambio automatico a 6 rapporti di origine Chrysler. Il passaggio al 4WD, mediante l'intervento delle ruote posteriori è del tipo on-demand, ovvero tutto avviene senza che il guidatore debba preoccuparsi di alcunchè. È addirittura prevista una funzione "torque transfering" che a velocità comprese tra i 40km/h e i 105km/h, invia la giusta coppia alle ruote posteriori per accrescere l'agilità dell'auto. L'estetica è invece praticamente invariata. Se state cercando una fuoristrada dura e pura, non è questa l'auto che fa per voi, ma se alle esigenze di comodità e spazio sommate anche quelle di mobilità su fondi a bassa aderenza, allora potreste prenderla in considerazione. I prezzi restano "americani", il sovraccosto rispetto alle versioni manuali 2WD è di 3500€. Di seguito il listino completo:

Fiat Freemont 2.0 Multijet 140 CV Freemont 25.920 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV Freemont 27.430 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 140 CV Urban 27.430 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV Urban  28.940 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 140 CV Lounge 29.430 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV Lounge 30.940 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV 4x4 Aut. Urban 32.440 euro
Fiat Freemont 3.6 280 CV 4x4 Aut. Urban 32.440 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV 4x4 Aut. Lounge 34.440 euro
Fiat Freemont 3.6 280 CV 4x4 Aut. Lounge 34.440 euro.

mercoledì 2 novembre 2011

Prepariamoci all'invasione (delle premium crossover)


La Range Rover Evoque è quella che si definisce "una ciambella riuscita col buco". Dopo poche settimane dalla sua commercializzazione è stata esaurita tutta la produzione prevista per il 2011, tant'è che i britannici hanno dovuto rivedere i loro piani per il 2012. Se la versione a 5 porte entra in concorrenza diretta con le teutoniche Audi Q3 e BMW X1, la versione a 3 porte, inaugura l'ennesima sotto-nicchia. Quello dei crossover premium compatti (specifico compatti per nulla togliere alla capostipite BMW X6) è  un mercato in crescita e nessuno vuole esserne tagliato fuori. Infatti mentre BMW prepara la X4, Audi cerca di recuperare il terreno perduto con la Q4 e la Q6. Ovviamente le altre Case non stanno a guardare: Porsche, attingendo dallo sterminato magazzino VW, realizzerà la Cajun, mentre vedrà finalmente la luce l'Alfa Romeo Kamal. 
Molte di queste auto faranno ricorso alla trazione ibrida, soluzione ormai quasi obbligata, su auto dalla massa rilevante, per far convivere buone prestazioni, consumi ed emissioni contentuti. Per il resto le Case attingeranno a piene mani dai componenti già in loro possesso, che si adattano sempre meglio a vetture in cui dell'indole fuoristradistica si è persa ogni traccia. Che piaccia o no, i crossover sono un fenomeno trasversale; piacciono ai giovani in cerca di un'auto vistosa, piacciono ai professionisti come auto di rappresentanza, piacciono alle famiglie per lo spazio a bordo e la sicurezza che infondono e piacciono, infine, a tutte quelle persone che credono alla frase "le dimensioni contano". BRUUUM!!!

venerdì 28 ottobre 2011

Hyundai Veloster e Suzuki Swift Sport, il turbo non serve!

Nell'epoca in cui il turbo è tornato di moda, sebbene ingentilito ed asservito alla logica del downsizing, arrivano da oriente due auto che vogliono dimostrare che il motore naturalmente aspirato ha ancora qualcosa da dire. La Hyundai Veloster e la Suzuki Swift Sport si affidano entrambe a unità a 4 cilindri di 1.6 litri che amano girare in alto. 140CV a 6300 giri per la prima e 139 CV a 6900 giri per la seconda, con coppie massime che raggiungono i loro picchi rispettivamente a 4400 e 4850 giri. Come dire una goduria per chi ama far cantare il motore, per chi se ne frega di avere tutta la coppia in basso e poi nulla più, e per quelli a cui piace giocare col cambio, scalare una o due marce e vedere la lancetta del contagiri puntare verso il 7. Una scelta coraggiosa e controcorente quella delle due orientali, meritevole di attenzione già solo per averla presa. BRUUUM!!!

martedì 25 ottobre 2011

Ciao Sic...

Ieri mattina, poco dopo le 10, un pugno fortissimo nello stomaco mi ha levato il fiato; solo ora riprendo poco a poco a respirare, e trovo la forza di scrivere qualcosa. Ieri mattina ho rivissuto le stesse sensazioni di un'altra domenica maledetta, quella del 1 maggio 1994, quella della dipartita del grande Ayrton Senna. Ieri mattina Marco Simoncelli se ne è andato, anche lui assurdamente e inspiegabilmente. Ieri mattina ci siamo ricordati che in moto si muore e che questa vita non è proprio così logica e giusta. Oggi rimane solo un enorme vuoto e una sensazione di mancanza; la parte allegra e giocosa che è in ognuno di noi, quella parte che nel Sic la faceva da padrona, è stata privata di punto di riferimento e di un esempio da imitare. Marco Simoncelli era un grande pilota ma anche un gran mattacchione, o un "patacca", come avrebbe detto lui. Ed è per questo che ci mancherà così tanto, perchè era una di quelle persone speciali che sanno portare il sorriso anche sui volti più rabbuiati.
Ci mancherai Sic, ci mancherai un casino, ma ogni volta che penseremo a te, proveremo anche noi a dire una "pataccata" e a far ridere qualcuno, come facevi te.
Ciao Marco, sarai sempre nei nostri cuori.

venerdì 21 ottobre 2011

Nuova Lancia Thema, l'alternativa.

Alternativa a che cosa? 
Alle solite berline tedesche (Audi A6, BMW serie 5, Mercedes-Benz Classe-E) che da decenni si dividono la quasi totalità del segmento E del mercato europeo.Sgombriamo subito il campo da eventuali equivoci. La nuova Lancia Thema non è esattamente una Lancia. È figlia del matrimonio Fiat-Chrysler, ma parla molto più americano che italiano. In buona sostanza si tratta di una Chrysler 300C, nome con il quale continuerà a essere venduta nei paesi anglofoni, riveduta e corretta sfruttando le nuove sinergie del Gruppo. Ecco quindi gli ottimi motori diesel italiani (della controllata VM di Cento), nuove sospensioni che le conferiscono un assetto meno "galleggiante", lussuosi allestimenti in pelle nostrana e tutta la tecnologia multimediale americana. Il risultato è una vettura che in strada si fa notare, con la sua presenza muscolosa ma elegante, che accoglie elegantemente chi siede al suo interno e che risulta piacevole e rilassante da guidare. Un'auto di rappresentanza perfetta, pronta a divorare chilometri in autostrada. Chi sceglierà di distinguersi spenderà meno rispetto alla concorrenza di matrice germanica e potrà contare su un equipaggiamento di serie più che completo, senza vedere lievitare il costo finale per l'aggiunta di optional considerati irrinunciabili. Di seguito i prezzi per il mercato italiano. BRUUUM!!!

Lancia Thema 3.0 V6 Multijet 190 CV Gold: 41.400 euro
Lancia Thema 3.0 V6 Multijet 190 CV Platinum: 43.900 euro
Lancia Thema 3.0 V6 Multijet 239 CV Platinum: 46.900 euro
Lancia Thema 3.0 V6 Multijet 239 CV Executive: 50.900 euro
Lancia Thema 3.6 V6 Pentastar 286 CV Platinum: 46.900 euro

giovedì 20 ottobre 2011

Allagamenti, nubifragi e guadi. Come comportarsi?

Non è una novità. Le condizioni disastrate delle nostre strade e dei nostri impianti fognari fanno si che, non appena piove un po' troppo, molte città vadano completamente in tilt. È di oggi la notizia del nubifragio di Roma e degli immensi disagi che sta causando alla popolazione, senza contare i danni materiali acora incalcolabili. In situazioni come questa gli automobilisti vanno incontro a tantissimi problemi, anche molto gravi. Se una strada bloccata o un ingorgo chilometrico sono sopportabili, vedere la propia auto sommersa lo è molto meno. Mentre è del tutto intollerabile che si possa ancora morire affogati dentro un sottopassaggio.
Il primo consiglio è quindi di essere molto lucidi, di valutare ogni possibile rischio o situazione evitando di andare a cacciarsi in luoghi senza via di uscita. Se trovandoci di fronte ad una strada allagata e dovendo decidere se passare o meno, il nostro istinto ci suggerisce di non farlo, è meglio dargli ascolto. Se proprio volessimo decidere di passare, allora dovremo comportarci come se fossimo di fronte ad un vero e proprio guado. Meglio quindi scendere dall'auto e verificare di persona quanto è profondo il livello dell'acqua, aiutandoci magari con l'ombrello, se sono più di trenta centimetri è meglio desistere. Controlliamo anche che non ci siano buche profonde o che il manto stradale non stia cedendo. Se il guado ci sembra fattibile è il momento di pensare all'auto che stiamo guidando. La prima cosa da sapere o controllare è il posizionamento dell'aspirazione dell'aria. In molte auto è piuttosto bassa ed è facile che vi penetri dell'acqua, danneggiando inesorabilmente il motore. Guardiamo poi il tubo di scappamento; se pensiamo che l'acqua lo possa sommergere, è meglio lasciare stare. È sufficiente diminuire i giri del motore per far risalire l'acqua dallo scarico fino alle camere di scoppio. Se decidiamo comunque di passare, apriamo completamente i finestrini per guardare meglio fuori, ma soprattutto perchè una portiera chiusa e spinta dalla pressione dell'acqua, potrebbe non aprirsi...A questo punto è bene affrontare il guado in prima marcia e senza incertezze, a bassa velocità ovviamente, ma non a passo d'uomo, sia per non rischiare di spegnere l'auto che per completare la manovra nel minor tempo possibile.
Questa è la miglior procedura per cavarsela quando si è alle prese con un guado cittadino. Ma in situazioni come queste il consiglio migliore che posso darvi è di lasciare la macchina a casa, ovviamente essendo sicuri che la strada o peggio il garage non abbia possibilità di allagarsi...BRUUUM!

lunedì 17 ottobre 2011

Pneumatici invernali, si o no?

L'autunno si fa sentire, le temperature sono in calo e in molte zone d' Italia iniziano a scendere verso lo zero. Freddo, pioggia, ghiaccio e brina ci aspettano insidiosi sulle strade. Per chi già dispone di un treno di pneumatici invernali è questo il momento di fare il cambio. Per chi non li ha è questo il momento di fare una scelta. Innanzitutto, che cosa sono i penumatici invernali, altrimenti detti gomme termiche? Non vanno confusi con i pneumatici da neve che sono tutta un'altra cosa. Gli invernali si differenziano dai "quattro stagioni" sostanzialmente per la mescola, ovvero il tipo di gomma con cui sono realizzati. Sono pneumatici studiati per dare il meglio a contatto con le basse temperature; si scaldano facilmente riuscendo a fare presa sull'asfalto freddo e anche sulla neve, infatti secondo il codice della strada sono equivalenti alle catene.
Vale la pena affrontare la spesa e montarli? Dipende da una serie di fattori, in primo luogo, ovviamente, la zona dove si vive e il tipo di strade che si percorrono. Bisogna poi muoversi per tempo, prenotando i modelli più convenienti; chi si sveglia all'ultimo minuto deve accontentarsi delle ultime disponibilità, che coincidono sempre con i prodotti più cari. È necessario scegliere se utilizzare sempre gli stessi cerchioni oppure se procurarsi un secondo set di cerchi. E da ultimo è bene considerare che, montando le invernali, si risparmiano le quattro stagioni, che ritorneranno buone da marzo in poi.
Che li montiate o no la cosa più importante è non risparmiare troppo, diffidate dai prezzi troppo bassi e dai marchi di dubbia provenienza. Ricordate che anche l'auto migliore diventa insicura con gomme scadenti. BRUUUM!

martedì 11 ottobre 2011

Vygor Opera, ennesima bufala?

Dopo i soliti teaser (che ormai accompagnano la nascita di qualunque auto), ecco finalmente le prime immagini ufficiali. Ladies and gentlemen ecco a voi la Vygor Opera!...qualche secondo per raccogliere le idee e la domanda nasce spontanea...Ma che cosa è? A leggere il sito ufficiale della Vygor sembra che sia nato un atelier esclusivo dove produrranno in serie questa supercar, così eccezionale e personalizzabile in tutto e per tutto, che non ce ne saranno due uguali. Vengono elencati anche alcuni dati tecnici, che francamente lasciano un poco perlplessi...passi il telaio tubolare fatto con acciai alto-resitenziali, ma il peso di 1500kg pare poco realistico per un'auto del genere. I motori non vengono dichiarati, si parla genericamente di potenze comprese tra 300CV e oltre 400CV. Visto che saranno prodotte solo 150 Opera, viene da pensare che il propulsore provenga da una qualche casa automobilistica. Al momento non sono disponibili altre informazioni e nemmeno certezze riguardo al futuro di quest' auto. Nei prossimi giorni scopriremo se si stratta di una bufala, di un'audace operazione di marketing o se questa automobile è reale. Spero vivamente che non si riveli un'altra operazione-patacca come quella della rinascita della De Tomaso ad opera di Rossignolo...

giovedì 6 ottobre 2011

Le auto elettriche non si vendono...

Pochi giorni fa leggevo sul sito di Quattroruote i tristi dati delle immatricolazioni di auto elettriche. In Italia nei primi sei mesi del 2011 ne sono state targate solo 103. Sarà colpa della nostra scarsa coscienza ecologica? Non direi, visto che anche in Europa i numeri sono simili. L'articolo tradiva un certo stupore. Chissà se anche i cervelloni delle case automobilistiche se lo aspettavano? Personalmente non vedo che cosa ci sia di stupefacente. Le auto elettriche hanno prezzi elevati, offrono una autonomia ridotta e dispongono di possibilità di rifornimenti estremamente limitati. Tre difetti non prorpio trascurabili.
Eppure la Nissan Leaf è stata auto dell'anno 2011, eppure tanti costruttori avevano puntato forte sulla mobilità elettrica, divulgando anche previsioni di vendita ottimistiche. Purtroppo la realtà è ben diversa e sembra quasi di essere tornati ai tempi della Fiat Panda Elettra..così tecnologica, così avveniristica ma anche così cara, visto che costava quaranta miloni di lire contro i dieci della Panda normale, offriva pochissima autonomia, due soli posti e non si sapeva dove ricaricarla. Sono passati oltre venti anni, che cosa è cambiato? BRUUUM!!!

lunedì 3 ottobre 2011

Volkswagen UP!, Seat Mii, Skoda Citigo. Fotocopie alla tedesca...

A Wolfsburg la sete di quote di mercato pare non finire mai. La leadership nel segmento C è sempre forte, la presenza in segmenti strategici come il B e il D è soddisfacente e anche buona parte delle nicchie di mercato sono coperte. Senza contare la cavalcata trionfale del marchio nobile di casa (Audi) che pare inarrestabile. È giunta quindi l'ora di attaccare anche il segmento A, lasciato sguarnito dai tempi della Lupo/Arosa, visto che il flop Fox non è nemmeno da considerarsi. Ecco allora la VW Up!, presentata in pompa magna al Salone di Francoforte, seguita a breve distanza dalla pubblicazione delle fotografie ufficiali delle sorelle Seat Mii e Skoda Citigo. Premesso che ancora non sono noti prezzi, allestimenti e motorizzazioni delle tre utilitarie, sorgono già dei dubbi. Se la Up! ha molto senso, dal momento che nessuna casa automobilistica può permettersi di lasciare sguarniti i settori del mercato dove si fanno i grandi numeri, ma dove si abbassa anche la media delle emissioni di CO2 dell'intero marchio (vero Aston Martin?), le sue omologhe Citigo e Mii lasciano quantomeno perplessi. Prima di tutto per il design, non esattamente da far girare le teste, e poi per il posizionamento sul mercato. In un segmento dove i margini sono ridottissimi, differenziare e posizionare sul mercato tre auto che sono praticamente la stessa, appare come una operazione ardita. Senza contare i problemi già noti dei due marchi "poveri" di VW, ovvero il rapporto qualità/prezzo di Skoda che è sempre meno conveniente e la brand image nebulosa di Seat, che non riesce a far decollare le vendite e rischia anche la soppressione del marchio. Vedremo che cosa si inventeranno all'ufficio marketing di Wolfsburg. BRUUUM!!!

venerdì 30 settembre 2011

Ecco anche le francesi (Citroën C4 Aircross e Peugeot 4008)

I suv compatti piacciono, c'è poco da fare. E fanno anche ottimi numeri sul mercato. Per questo nessuna casa automobilistica vuole stare a guardare, tutte vogliono cavalcare l'onda. Ma sviluppare una nuova auto partendo da zero è un processo lungo e costoso, quindi si cerca di sfruttare piattaforme e componenti già esistenti, adattandoli per l'occasione e vestendoli con una linea accattivante. Se invece si vuole fare ancora più in fretta è sufficiente stringere un accordo con un'altra casa e farsi dare un'auto già pronta, solo da rivestire. In questo caso la base è la Mitsubishi ASX; in PSA si sono solamente preoccupati di differenziare a sufficienza le versioni per i due marchi transalpini. Ecco quindi a voi la Citroen C4 Aircross e la Peugeot 4008, disponibili nella seconda metà del 2012, allorquando si andranno ad inserire nel mare magnum dei suv fino a quattro metri e mezzo. I motori, manco a dirlo, saranno gli stessi della Mitsubishi, con l'aggiunta di un1.6 Hdi. I prezzi non sono ancora noti, ma verosimilmente ricalcheranno quelli della concorrenza, quindi tra il 20 e i 30 mila euro. BRUUUM!!!