martedì 28 giugno 2011

Fix It Again Tony!

“Riparala ancora Tony!”. Questa è la traduzione dall’american english del titolo del post, le cui iniziali sono esattamente FIAT. No, non è uno scherzo… Ecco a voi la frase più comune sul marchio torinese che potrete sentire ancora oggi recandovi in Nord America. Vi sembra strano? Stacchiamoci per un attimo dal presente, dall’acquisto e dalla rigenerazione del marchio Chrysler, dalle lodi di Barack Obama e dai maglioncini di Sergio Marchionne. Torniamo agli anni ottanta, esattamente al 1983, quando la FIAT scappò a gambe levate dagli USA, avendo bruciato quel po’ di buona reputazione che si era faticosamente costruita nei due decenni precedenti. A causa di gravi carenze qualitative dei prodotti (ruggine) e di una rete di dealer male organizzata e impreparata, anche autovetture di successo come la 124 Spider e la X1/9 venivano affossate. Proprio quest’ultima fu esportata oltreoceano fino al 1989, prodotta però dalla Bertone con un nuovo processo di verniciatura che eliminava il problema della corrosione. Non so quanti di voi conoscano quest’auto; probabilmente rimarrete basiti nel sapere che la X1/9 è a tutt’oggi la FIAT più venduta in USA. 
Ma si sa che i pregiudizi negativi sono i più duri a morire, quindi, nonostante siano passati quasi trent’anni, bisogna riconoscere il coraggio del Lingotto nel volere “riscoprire” l’America. Sebbene la 500 sia l’auto più adatta per questo scopo, va detto che sono stati fatti dei grossi sforzi sia per adattarla alle norme statunitensi che per ricreare da zero la rete di dealer, ma anche per farla conoscere ad un pubblico abituato a tutt’altro genere di auto… più grandi, più spaziose, più pesanti, come la Dodge Journey per esempio! Questa crossover di quasi 5 metri, venduta in Italia (col contagocce) dal 2008, ha sacrificato la sua identità e parte dei suoi “organi” per trasformarsi nella Fiat Freemont.
La prima torinese con accento americano è appena nata e fa subito discutere. Alle solite diatribe sui forum di appassionati si è aggiunta la carta stampata. Molti quotidiani ne hanno magnificato le doti e alcuni altri l’hanno sminuita con cattiveria (e una punta di qualunquismo) inventando paragoni impossibili e adducendo argomentazioni poco circostanziate e discutibili (vero Luca Telese?). Io, con grande umiltà, vorrei ristabilire un po’ di equilibrio. Penso che la Freemont sia il frutto di una idea non disprezzabile: migliorare con poca spesa un prodotto buono ma poco conosciuto, iniziando a frequentare un segmento di mercato altrimenti ignoto e proponendolo ad un prezzo molto concorrenziale. L’operazione mi sembra intelligente; forse sbaglierò, ma credo che la Freemont avrà un buon successo e che getterà le basi per le prossime Fiat-Chrysler progettate globalmente, che vedremo tra un anno o due. Nessuno sa come andrà il futuro, ma sarebbe bello che al di là dell’oceano imparassero che FIAT vuole dire Fabbrica Italiana Automobili Torino e che in terra italica tornassimo ad essere orgogliosi delle nostre auto…BRUUUM!!!!

venerdì 10 giugno 2011

Il Cavallino è sempre più rampante

In un Paese come il nostro, dove le divisioni sono continue e le fazioni si creano anche in un’ assemblea condominiale, sono poche le cose che uniscono e che ci fanno sentire orgogliosi  di essere italiani. Una di queste è la Ferrari. E non serve essere appassionati di auto o frequentatori di circuiti per sapere di che cosa si tratta. In Italia la Ferrari è la sola e l’unica. È l’auto da sogno per eccellenza. Qualunque modello incontriate per strada catalizzerà l’attenzione di tutti i presenti. Mamme, bambini, manager e netturbini; ogni passante distratto e immerso nei suoi pensieri non potrà fare a meno di buttare almeno uno sguardo su quelle linee scolpite dalla velocità e su quel rosso infuocato che si stacca dal panorama circostante. E immancabilmente un ragazzino chiederà al guidatore di dare una sgasata e tenderà l’orecchio verso gli scarichi…(ogni riferimento all’infanzia del blogger è puramente casuale). 
Giunta al sessantaquattresimo anno di vita, la Ferrari S.p.A. è una azienda d’eccellenza. Le auto che produce fanno sognare sempre di più e le liste di attesa per averne una sono lunghissime. Anche in Formula 1, nonostante sia finita “l’era Schumacher”, le monoposto emiliane sono sempre in lotta per le prime posizioni. Se il grande Enzo Ferrari potesse vedere oggi la sua creatura, sarebbe sicuramente orgoglioso di come è cresciuta anche senza di lui. Fu proprio lui a intuire per primo, negli anni cinquanta, che produrre auto stradali avrebbe garantito lunga vita alla sua scuderia. I gentlemen driver, acquistandole e facendole gareggiare nelle corse di tutto il mondo, ma anche sfoggiandole nelle località più esclusive, avrebbero portato notorietà al marchio e garantito introiti all’azienda. Alcune tra le Ferrari più belle di sempre sono state prodotte negli anni cinquanta e sessanta. Vetture grazie alle quali è nato il mito del Cavallino Rampante, accresciuto poi dalle vittorie sportive e sempre rinnovato da auto stradali fantastiche, come la 365 GTB/4 Daytona, la GTO, la Testarossa e la F40. Proprio l’auto che porta nel suo nome la celebrazione dei primi 40 anni della factory modenese, fu anche l’ultima che il Drake vide nascere. Dopo la sua scomparsa ci fu qualche anno non esaltante per la Ferrari, che dovette riorganizzare tanto l’azienda quanto il reparto corse, orfani del loro padre-padrone. 
Gli anni novanta hanno visto il Cavallino rampare con rinnovata forza. Il ritorno alla lotta per le posizioni di vertice in Formula 1 e la produzione di auto eccellenti come la 550 Maranello o la 360 Modena hanno fatto si che l’azienda entrasse negli anni duemila con tutti i mezzi per affrontare le nuove sfide e sviluppare le nuove tecnologie. Il settore delle auto sportive è sempre più popolato da concorrenti agguerrite, ma la Ferrari guarda tutti dallo specchietto retrovisore. La F430 e la 599GTB Fiorano non temono alcun confronto, mentre le nuovissime 458 Italia e FF hanno ulteriormente alzato il livello tecnologico, la prima con prestazioni sensazionali e con un utilizzo dell’elettronica secondo solo a quello delle Formula 1, la seconda è invece la prima Ferrari della storia a trazione integrale, ottenuta con un sistema brevettato e unico al mondo.
Ora il Cavallino è in testa alla corsa, inseguito da una moltitudine di equini di diversa provenienza, prima di tutti la cavallina di Stoccarda…A proposito, vi siete mai chiesti perché lo stemma della Ferrari sia proprio un cavallino? No? Vabbè, qui sotto vi metto un indizio… BRUUUM!