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domenica 1 novembre 2020

Ford richiama tutte le Kuga plug-in hybrid per sostituire il pacco batterie


Ford ha trovato una soluzione definitiva per risolvere i problemi che dalla scorsa estate affliggono la versione plug-in hybrid della Kuga. Nello scorso mese di agosto, infatti, Ford aveva ufficializzato un richiamo per le vetture costruite fino al 26 giugno 2020, in cui un difetto al pacco batterie avrebbe potuto creare un surriscaldamento e di seguito provocare un incendio. Ford aveva chiesto ai propri clienti di non caricare la batteria da fonti esterne e di utilizzare esclusivamente la modalità di guida predefinita “EV Automatico” finché non fosse stato eseguito l’aggiornamento. Oggi, invece, Ford ha comunicato che verrà sostituito l'intero pacco batterie in tutte le Kuga PHEV prodotte. Si tratta di circa 21.000 auto in tutta Europa, di cui circa 1.250 in Italia. Continua su La Stampa

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martedì 26 gennaio 2016

Il 2015 anno record negli Stati Uniti, non solo per vendite ma anche per richiami


Il 2015 è stata un’ottima annata per l’industria dell’auto negli Stati Uniti. Le vendite sono tornate sui livelli pre-crisi e con 17,47 milioni di veicoli immatricolati tra auto e light-truck, anzi è stato stabilito il record assoluto, superando i 17,35 milioni toccati nel 2000. Ma l’anno che si è appena concluso ha avuto anche un altro record, quello dei richiami. Nel 2015, infatti, le Case automobilistiche hanno attivato 868 campagne di richiamo negli Usa, per un totale di 51,26 milioni di veicoli coinvolti, tra cui figurano le tante General Motors col blocchetto di accensione difettoso e gli airbag Takata. Il totale ha superato quello del 2014, quando i veicoli richiamati erano stati 50,99 milioni. I numeri ufficiali sono quelli della National Highway Safety Transportation Administration, cioè l’ente federale che si occupa della sicurezza stradale; in Europa non esiste un organo comunitario equivalente, anche la commissione europea raccoglie sul suo sito tutti i richiami per i prodotti industriali: nel 2015, sono 240 le campagne nazionali di richiamo elencate nella sezione “Motor vehicles”.

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mercoledì 30 dicembre 2015

Ferrari, richiamo per California T negli Usa. Rischio perdita benzina nel vano motore


Mentre la Ferrari è al centro dell’attenzione per le questioni legate alla sua quotazione in borsa, alla separazione da FCA e al controllo della società, la filiale americana si trova alle prese con un problema molto più banale ma altrettanto importante. Ci sono, infatti, 185 California T da richiamare per risolvere un problema al circuito a bassa pressione del carburante, che potrebbe provocare delle perdite di benzina nel vano motore e dunque aumentare il rischio di incendio. Una disavventura che la Ferrari aveva già sperimentato su un lotto di 1.248 458 Italia; in quel caso, però, la parte colpevole era una paratia in materiale plastico, che si trovava troppo vicino agli incandescenti collettori di scarico, arrivando spesso a prendere fuoco.

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lunedì 21 dicembre 2015

General Motors, il blocchetto difettoso costa 600 milioni di dollari di risarcimenti


In attesa di scoprire come evolverà il “dieselgate” Volkswagen e di sapere quanto dovrà pagare il gruppo di Wolfsburg, un altro capitolo complicato della storia dell’industria automobilistica sta per chiudersi, quello della General Motors e dei famigerati blocchetti di accensione difettosi che ha avuto inizio ben 13 anni fa, nel 2002. Giovedì scorso il fondo per il risarcimento delle vittime e dei loro familiari ha chiuso le operazioni, pagando complessivamente 594,5 milioni di dollari suddivisi su 399 richieste di indennizzo approvate. Lo riporta il Detroit News, spiegando nel dettaglio che 124 riguardano persone decedute, 18 persone che hanno riportato gravi danni permanenti, mentre 257 sono i feriti. Il resoconto finale è stato ufficializzato dall’avvocato Kenneth Feinberg, co-responsabile del fondo insieme a Camille Biros, che ha spiegato come il 90% degli indennizzi sia stato accettato (le 37 persone che hanno rifiutato sono feriti lievi) e che su 4.343 ricevute ne sono state approvate poco meno del 10%.

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venerdì 6 novembre 2015

Airbag difettosi Takata, 200 milioni di multa. Honda, Mazda revocano forniture


L’airbag scoppia all’improvviso, senza motivo, il guidatore perde il controllo dell’auto e va fuori strada. Così sono morte otto persone negli Stati Uniti e molte altre sono state ferite. La colpa è degli airbag Takata – il componentista giapponese che ha circa il 20% del mercato – e del loro gas propellente al nitrato d’ammonio che si deteriora e gonfia il “cuscino salvavita” in maniera del tutto arbitraria. Il problema è noto da anni, ma le proporzioni si sono ingigantite solo negli ultimi mesi, portando all’attivazione di un richiamo che interessa 34 milioni di veicoli e che non si concluderà prima della fine del 2017. Ma, attualmente il problema più grande della Takata non è questo e nemmeno la multa da 200 milioni di dollari – 70 milioni di ammenda e 130 milioni con la “condizionale” che si attiva qualora l’azienda non rispetti gli obblighi e le norme americane – inflittale dalla NHTSA, bensì l’obbligo di provare sul lungo termine (il 2019) che il nitrato d’ammonio è un gas propellente sicuro. In attesa di questo chiarimento, sia Honda sia Mazda hanno sospeso le forniture, e pure Mitsubishi e Subaru hanno detto che ci stanno pensando.

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mercoledì 5 agosto 2015

Maxi-richiamo GM, 124 vittime da risarcire


Un'altra puntata della lunga storia del maxi-richiamo General Motors relativo ai blocchetti di accensione difettosi si è conclusa, quella relativa al risarcimento delle vittime. Il fondo speciale istituito dalla Casa americana ha concluso le verifiche relative alle 4.342 richieste di indennizzo ricevute, tra casi di decesso e altri di infortunio. Il consuntivo finale parla di 124 morti da risarcire e di 274 infortunati, di cui 17 gravi. Il primo dato, in particolare, è quello che impressiona di più, visto che meno di un anno fa i vertici di GM ancora si trinceravano dietro il dato delle 13 vittime accertate. Quello che ancora non è chiaro è il valore del risarcimento, perché a fronte di una media di 1 milione di dollari per ogni deceduto, in alcuni casi ancora da stabilire il fondo potrebbe spendere molto di più.

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lunedì 27 luglio 2015

Hacker, quant’è facile violare le auto “connesse”. In Usa proposta legge ad hoc


Una volta si usava il fil di ferro o lo spadino, oggi per aprire le porte di un’auto – sempre che abbia un sistema di infotainment connesso con l’esterno – è sufficiente uno smartphone con l’app giusta e un adeguato bagaglio di conoscenze informatiche. Benvenuti nell’era delle “connected car”, dove anche ladri e furfanti di ogni genere si possono connettere per i loro scopi. Certo, ancora nessuno ha denunciato un crimine di questo genere, ma probabilmente è solo questione di tempo, perché la possibilità c’è ed è concreta. Lo hanno dimostrato Charlie Miller e Chris Valasek, due ingegneri informatici americani specializzati in sicurezza: uno lavora a Twitter e l’altro in una società di consulenza. Dopo un paio d’anni di ricerche – di cui hanno sempre informato le Case automobilistiche – si sono fatti riprendere dal giornalista di Wired Andy Greenberg e hanno mostrato come si possa prendere il controllo di una Jeep Cherokee (l’auto di Miller) con un laptop dal divano di casa. Greenberg fa da cavia guidando verso un centro di collaudo e il climatizzatore inizia a sparare aria fredda. Poi è la volta dello stereo impazzito, degli indicatori di direzione spiritati e del clacson urlatore. Lui prova a intervenire manualmente ma non succede nulla.

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lunedì 25 maggio 2015

Richiami Usa: GM ripaga la 104a vittima, il difetto Takata tocca 34 milioni di auto


Mentre in Italia si discute dell’omicidio stradale, negli Stati Uniti sono le automobili stesse a essere nell’occhio del ciclone. I numeri dei due scandali più grossi nella storia dell’industria dell’auto, infatti, continuano a salire. Se General Motors ha appena risarcito la vittima numero 104, causata dal famigerato blocchetto d’accensione difettoso, un altro big dell’auto, la giapponese Takata Corporation ha ufficializzato che gli airbag difettosi montati su auto circolanti negli Usa e da sostituire sono 33,8 milioni, praticamente il 13% di tutte le vetture e i light truck che si trovano negli Stati Uniti. La vicenda di GM sta volgendo al termine, portandosi dietro uno strascico di costi – la famiglia di ogni vittima viene ripagata con 1 milione di dollari, le richieste sono 500, più i feriti – e di procedure, visto che almeno fino al 2017 ogni mese ci sarà un summit con gli ispettori dell’ente che vigila sulla sicurezza stradale, il famigerato NHTSA, per valutare l’efficacia delle nuove procedure. Quella di Takata, invece, è in pieno svolgimento.

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venerdì 17 aprile 2015

GM, già 84 risarcimenti milionari. A chi è morto per colpa di una molla da 56 cent


Siamo a quota 84: tanti sono gli accordi raggiunti da General Motors con le famiglie delle vittime del difetto del blocchetto dell’accesione. E 93 quelli con gli infortunati. Ma è solo all’inizio: allo scadere dei termini per presentare le richieste di danni, lo scorso 31 gennaio, la GM ne ha contate 4.343, di cui 478 relative a decessi. Ma almeno questi primi 177 casi sono chiusi, perché chi accetta il risarcimento rinuncia automaticamente a ogni altra forma di azione legale. Una magra consolazione per General Motors, che potrebbe spendere oltre 600 milioni di dollari per erogare tutti i risarcimenti – ha messo in conto un milione di dollari per ogni vittima – senza contare il costo del maxi richiamo, i 35 milioni di multa comminati dalla Nhtsa e le indagini partite in 49 Stati americani, oltre a quelle del Governo federale. All’origine del più grosso scandalo che abbia mai investito il colosso americano sta una molla difettosa da 56 centesimi di dollaro. Si trovava nel blocchetto di accensione di una decina di milioni di automobili, tutte prodotte dalla General Motors, parte delle quali devono ancora ricevere il pezzo modificato.

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