Visualizzazione post con etichetta Crisi e mercato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Crisi e mercato. Mostra tutti i post

giovedì 28 febbraio 2013

Un'idea semplice semplice


Un' idea semplice semplice è quella che voglio proporre al nuovo Governo che si formerà nei prossimi giorni, a prescindere dal suo colore politico. In campagna elettorale se ne sono sentite di tutti i colori, tante proposte più o meno interessanti sulle tasse, sugli immobili, sui rimborsi e sui costi della politica stessa.

Ma nessuno si è azzardato a parlare di automobili.

Il mercato dell'auto è abbandonato a sé stesso, i numeri raccontano di una realtà tragica che peggiora di mese in mese. Ma i danni causati da una politica fiscale miope si stanno allargando anche al di fuori del settore auto. Non mi riferisco tanto all'odiato superbollo. Quello si limita (si fa per dire) a mettere in ginocchio molti saloni di vetture usate e a far immatricolare le supercar italiane all'estero, anche se poi girano in patria con targhe straniere  e così non pagano nemmeno le multe.
Mi riferisco soprattutto al prezzo della benzina. Le nostre accise, già tra le più alte d'Europa, nell'ultimo anno sono aumentate ancora di più, con il risultato che il prezzo medio italiano supera quello medio europeo di 25,4 (23,1) eurocent  per la benzina e di 26,3 (24,4) eurocent per il gasolio. I numeri tra parentesi rappresentano la parte che incassa lo Stato.

Ogni commento sulla follia e sull'iniquità di questa situazione è superfluo.

È noto che gli introiti fiscali sulla benzina sono una delle migliori fonti di gettito per l'erario, vista l'immediatezza con cui vengono incassati. Di conseguenza, alzare le accise è il modo più svelto per fare cassa in momenti di difficoltà. Sempre che non intervenga il famigerato "Effetto Laffer", cioè il calo del gettito fiscale causato da una tassazione eccessiva. Nell'ultimo mese dello scorso anno, infatti, nelle casse statali sono entrati 229 milioni di euro in meno (-7.2%) rispetto al 2001 e il fenomeno si è ripetuto a gennaio, con un ammanco di 150 milioni (-5,2%). Se il trend continuasse, vorrebbe dire perdere circa 3 miliardi di entrate fiscali.


Ovviamente questi dati non tengono conto degli altri terribili effetti sull'economia reale. Pensiamo a tutte le persone e alle merci che si spostano su gomma per lavoro, che in un Paese con una rete di mezzi pubblici clamorosamente insufficiente non hanno alternative. Quindi, ecco l'idea semplice semplice: tagliare immediatamente le accise di almeno 10 centesimi.

Seguimi su Twitter e Facebook


domenica 20 gennaio 2013

Generazione tablet


Ai giovani l'auto non interessa più. È questa la notizia che preoccupa di più i costruttori. Perché un conto è far fronte alla crisi del mercato europeo, che è compensata dalla crescita della Cina, del Brasile e dalla ripresa degli Stati Uniti, un conto è scoprire che i teenager hanno smesso di sognare l'automobile. Le priorità per i ventenni sono altre, una su tutte, la connettività. Non è facile stabilire le ragioni di un cambiamento di questa portata. Generazioni di liceali attendevano con trepidazione i 18 anni e la patente, che apriva le porte del mondo dei grandi. La sensazione di libertà era grande, anche se poi si arrivava solo al bar.


Nel 2012 al bar si va ancora, ma è più importante sfoggiare l'ultimo modello di smartphone o di tablet, mostrare un video divertente e magari registrarne uno appena dopo per poi caricarlo subito in rete. L'auto resta nell'angoletto, anzi a casa, visto che davanti al bar si trova parcheggio male e solo pagando e che mettere 10€ di benzina non vale la pena per stare 20 minuti in coda. Meglio andare a piedi o con i mezzi pubblici, così intanto si può guardare Facebook. Questo è più o meno quello che sta succedendo tra gli adolescenti di oggi, che dovranno essere gli automobilisti di domani. Per cui le Case stanno correndo ai ripari. L'idea è quella di portare il tablet in vettura, connettendolo con qualsiasi dispositivo presente. Blue&Me, MyLink, R-Link, SYNC, U-Connect sono alcune delle sigle dei nuovi sistemi di infotainment; ogni brand ha la sua ricetta, soprattutto dal punto di vista estetico, perché alla fine le funzioni si uniformano tutte.


Per ora la scelta più estrema è di Mercedes, che sulla nuova Classe A ha "estratto" il tablet dal disegno del cruscotto, dando la sensazione che sia scollegato dal resto dell'auto. Pare che alcuni "vecchi" clienti siano rimasti un po' sconcertati, ma non è un mistero che la Stella voglia iniziare a brillare anche tra i giovani. Il mercato sarà, come sempre, giudice, ma la strada del cambiamento è stata già imboccata.

mercoledì 31 ottobre 2012

C'era una volta la Lancia



C'era una volta la Lancia, un marchio automobilistico di Torino, che faceva auto di lusso e con una tecnica di avanguardia. C'era una volta la Lancia, un costruttore italiano, che dominava i rallies mondiali ed era anche sinonimo di eleganza. C'era una volta la Lancia, l'unica marca italiana apprezzata anche dai francesi, che popolava i sogni di tanti ragazzi. C'era una volta la Lancia. Oggi ne è rimasto poco; domani, probabilmente, non ne rimarrà nulla. Il brand ha perso appeal, ha detto Sergio Marchionne. Purtroppo non gli si può dare torto; gli si può solo rimproverare di essersene accorto con un filo di ritardo, una ventina di anni più o meno. Tanto tempo è passato dall'uscita di produzione dell'ultima auto che abbia portato con onore il nome Lancia, la Delta Integrale. E poco di meno é trascorso dal pensionamento della Thema, l'ultima berlina di prestigio degna di rispetto prodotta in Italia. Dopo di loro il nulla.


Sulla scorta dei principi del taglio dei costi e delle piattaforme comuni, il bagaglio tecnico-ingegneristico della Lancia é andato perduto e sono nati dei mostri come il trio Tempra-Dedra-155. Tutto ció accadeva negli stessi anni in cui il gruppo Volkswagen iniziava a percorrere la stessa strada, ma in maniera vincente, trasformando un marchio poco noto come Audi in un brand di lusso. Del resto quando si pagano con soddisfazione i 5.000€ in più che ballano tra una Golf e una A3, che hanno costi industriali pressoché identici, ci si puó solo togliere il cappello di fronte a una gestione aziendale perfetta.

In Fiat le cose sono andate un po' diversamente...Per decenni si è guardato solo al mercato domestico, pensando a inglobare i concorrenti (Lancia nel '68 e Alfa Romeo nel '86), senza mantenere le specificità tecniche e smettendo di investire sul prodotto. I risultati sono palesi. Lancia é un marchio praticamente defunto che riesce a vendere un solo modello, la Ypsilon; Alfa Romeo resta a galla grazie ai tantissimi amanti del marchio che ancora conserva e a due auto di buon successo come la Mito e la Giulietta, che sono comunque di derivazione Fiat.

In buona sostanza, la situazione è tragica. I grandi marchi automobilistici decaduti sono una brutta gatta da pelare per chiunque. Di contro i grandi successi, come Audi, si costruiscono con un investimento costante nel tempo e soprattutto con le idee ben chiare sul da farsi. Probabilmente la lenta agonia della Lancia sta per giungere al termine. I lancisti più radicali forse saranno contenti: meglio la gloria eterna che l'abominio terreno. Ma tanti appassionati di auto lo saranno meno, soprattutto pensando a quante grandi occasioni sono state sprecate prima di arrivare a questo epilogo.

Segumi su Facebook e Twitter

venerdì 21 settembre 2012

Alla Fiat hanno il senso dell'umorismo


La situazione tragica del mercato europeo dell'auto è nota a tutti. La sovra capacità produttiva è un dato di fatto. Il problema non è solo di Fiat, come dimostrano le precarie condizioni di PSA, le perdite incancrenite di Opel e i pesanti passivi di Ford Europa (peraltro, riguardo a queste ultime due, è seriamente al vaglio la possibilità di cessare le attività in Europa, per concentrarsi solo sul mercato domestico). Questa sovra capacità è figlia della motorizzazione di massa degli anni 60/70 e dell'aver voluto, da parte dei governi e delle case auto, posticipare il problema, quando anche un bambino capisce che, una volta data un'auto pressoché a tutti i patentati, bisognerà attendere che la vogliano sostituire, prima di vendergliene un'altra.
Questi temi sono evidenti da anni - i due milioni e passa di auto venduti fino a 5 anni fa erano un miraggio irradiato dagli incentivi - come era evidente che i 20 miliardi di euro promessi da Marchionne per la fantomatica Fabbrica Italia non sarebbero mai stati investiti. Del resto che cosa ci si può aspettare da una azienda che da metà anni 80 in poi ha dilapidato il miglior patrimonio tecnico-ingegneristico del mondo, disinvestendo sul prodotto e lasciandosi raggiungere (e superare) da quasi tutti i marchi concorrenti.
È più interessante chiedersi l'origine dell'incondizionato e trasversale consenso di cui Marchionne ha goduto negli ultimi anni. Che sia stato per ingenuità o per malafede, in entrambi i casi non c'è da stare allegri. Anzi sì! Perché alla Fiat hanno uno spiccato senso dell'umorismo. Negli stessi giorni in cui "Serghio" lasciava a piedi il Paese con un comunicato di poche righe, l'ufficio marketing partoriva l'indispensabile "Fiat Likes U-l'Università che ci piace" e John Elkann pontificava sulla copertina di Panorama. Negli stessi istanti in cui l'Italia veniva definita come un affare in perdita, come una palla al piede da dover trascinare per forza, si lanciava un essenziale programma di car sharing - corredato da 8 borse di studio da, udite udite, 5.000€ - in 8 Università italiane, la maggior parte delle quali private, perché bisogna agevolare chi può permettersi rette da 10.000€ e non chi fa i salti mortali per studiare nelle facoltà pubbliche. Ma la cosa più bella è che mentre accadeva tutto questo, il prode Elkann suggeriva ai giovani di studiare per guadagnare di più; parlava di meritocrazia, del resto chi meglio di lui (e il suo stipendio da oltre 3mln di euro annuali) può spiegare il concetto del merito...il merito di essere nato nella famiglia giusta.
Purtroppo però, Diego Della Valle non ha apprezzato l'umorismo made in Fiat, e ha ringhiato che gli Agnelli dovrebbero tornare a fare quello che sanno fare meglio, sciare e giocare a golf. Marchionne si è offeso, ha detto che non comprerà più le Tod's perché sono scarpe di lusso e costano troppo. Aspettiamoci di vedere un paio di Converse in coordinato con il maglioncino...

Seguimi su Facebook e Twitter

lunedì 30 luglio 2012

Quale futuro per l'auto in Europa?


La crisi che attanaglia l'Europa è dura e inflessibile come non si vedeva da parecchio tempo. I disoccupati e le tasse aumentano, i consumi e gli stipendi diminuiscono. A farne le spese sono praticamente tutti i settori, ma uno in modo particolare, sia per il grande numero di occupati che coinvolge, che per il valore immaginifico che ha nella nostra cultura. Il mercato dell'auto è in crisi nera, tutta l'Europa è coinvolta. Anche se il dato globale non è così allarmante grazie alla Germania che tira ancora, le situazioni dei singoli Paesi sono davvero critiche. In Italia, per esempio, a fine 2012 si arriverà, forse, a 1.400.000 auto immatricolate. Vi sembrano tante? Solo cinque anni fa, a causa del doping degli incentivi statali, se ne vendevano 2.400.000. Ho scritto "a causa" e non "grazie" proprio per entrare nel cuore del problema: la cronica sovracapacità delle fabbriche sparse in tutta Europa e dei vari trucchi con i quali è stata tenuta nascosta per tanto, troppo tempo.
Negli ultimi 30 anni abbiamo convissuto, e anche sposato, l'idea che fosse giusto e necessario cambiare auto ogni pochi anni, spinti dal fascino dell'effimero (l'efficienza energetica di un'auto moderna è di poco migliore  di quella dei modelli anni 60) progresso tecnologico o costretti dalle norme antinquinamento che si inasprivano ogni due anni. Ma la verità è che un'auto può durare una vita, come si può vedere nei Paesi poco sviluppati o in posti come Cuba, dove l'embargo ha obbligato a conservare in vita le vetture degli anni 50. La situazione attuale ci dice che il mercato Europeo è saturo e che molte case automobilistiche rischiano il collasso. Non è un mistero che General Motors stia pensando di sopprimere il marchio Opel e che Ford valuti se abbandonare l'Europa. Per non parlare del futuro dei marchi francesi che sono appesi a un filo, anzi a un cordone ombelicale che li lega al mercato domestico, visto che fuori dalla Francia non brillano particolarmente e nel resto del mondo sono praticamente assenti.
Tolto il Gruppo Volkswagen, che prosegue nel cammino verso la vetta del mercato mondiale, resta il nostro Gruppo Fiat, che resiste grazie alla leadership in un mercato importante come quello brasiliano ma soprattutto grazie all'ossigeno che arriva dall'altra sponda dell'Atlantico. Gli Stati Uniti appaiono come l'unico salvagente per FGA, sempre che si riescano a esportare auto di indubbia qualità. E l'Europa che fine farà? Difficile dirlo, ma le abitudini d'acquisto sono destinate a cambiare per sempre. 

Seguimi su Facebook e Twitter

mercoledì 23 maggio 2012

I trucchi per risparmiare, finestrini chiusi e gomme ok


Se durante la primavera del 2009 vi siete presi un weekend di vacanza, per fare il pieno alla vostra auto avrete pagato circa 50 euro.  Se state pensando di replicare, magari partendo per il ponte del  due giugno, mettete in conto almeno 95€ per riempire il serbatoio. La spesa è praticamente raddoppiata, ma risparmiare qualche euro è possibile. Innanzitutto occhio ai prezzi! Le stazioni di servizio “no-logo”, che non hanno vincoli con le compagnie petrolifere, o quelle solo self service hanno prezzi  più bassi anche di 15 centesimi al litro. Volendo spendere ancora meno c’ è il GPL, ma bisogna considerare che  il costo della trasformazione dell’auto è di circa 2.000€ e che la manutenzione è  più cara. In ogni caso esistono degli accorgimenti per consumare meno e sono utili su tutte le automobili. L’attrito con l’asfalto è nemico dei consumi, per questo è meglio montare pneumatici non troppo larghi e con bassa resistenza al rotolamento, ricordando che l’aderenza  delle gomme sarà leggermente inferiore rispetto a quelle standard; la pressione di gonfiaggio, poi, deve essere quella indicata dal costruttore e va controllata una volta al mese. Anche l’attrito con l’aria va ridotto il più possibile, evitando di caricare oggetti sporgenti o di lasciare montato il portapacchi e tenendo chiusi i finestrini.
La manutenzione dell’auto è altrettanto importante, un veicolo poco curato è meno efficiente e consuma di più. Tuttavia, spesso è lo stile di guida che fa scendere con troppa velocità la lancetta del carburante. Un’abitudine di molti, del tutto inutile con le auto moderne, è quella di scaldare il motore da fermo prima di partire; è tutto carburante sprecato. Bisogna muoversi subito, aspettando comunque di raggiungere la temperatura di esercizio prima di prodursi in scatti brucianti al semaforo. A questo proposito è bene ricordarsi che anche l’auto più parsimoniosa, se spremuta a fondo, consuma come una Formula 1. La maggiore economia di funzionamento si ottiene usando delicatamente il pedale del gas, scegliendo una marcia che non faccia urlare ma nemmeno soffocare il motore. Inoltre si deve cercare di mantenere una velocità costante, guardando lontano per capire le variazioni del traffico così da evitare accelerate inutili e frenate superflue.
Qualora tutto questo non sia sufficiente, allora è il rapporto con la propria auto che va ripensato. Per quanto l’Italia non brilli per efficienza dei mezzi pubblici e disponibilità di piste ciclabili, nella vita di ognuno di noi ci sono delle circostanze in cui si potrebbe fare a meno dell’automobile, salendo su un bus, inforcando una bicicletta o più semplicemente andando a piedi. E se proprio non se ne può fare a meno, si possono ridurre considerevolmente le spese con il “car pooling”, ovvero la condivisione della propria vettura con altre persone. È un sistema già diffuso in altri paesi e sta prendendo piede anche in Italia. Esistono dei siti internet specializzati dove si possono offrire e richiedere passaggi senza incappare in situazioni spiacevoli, grazie a una serie di misure di sicurezza. Quasi tutte le auto dispongono di cinque posti, perché non sfruttarli tutti?

La Repubblica - 22 maggio 2012

L'autocritico è anche su Facebook e Twitter

mercoledì 2 maggio 2012

L'auto abbandonata

Era prevedibile, era stato previsto e puntualmente è successo. Il mercato dell'auto è crollato. I costi di gestione e di mantenimento sempre più alti, i prezzi dei carburanti alle stelle e la paura del futuro bloccano gli italiani, che non entrano più nelle concessionarie preferendo tenersi l'auto, nuova o vecchia che sia, magari sostituendo pezzi importanti per allungarle la vita. Da inizio anno le vendite sono calate quasi di un un quarto, tornando ai livelli degli anni 80. Un colpo durissimo non solo per l'industria dell'auto ma anche per tutto l'indotto, concessionarie in testa. In Italia questa contrazione si sta sentendo moltissimo, ma anche nel resto dell'Europa le cose non vanno tanto meglio.
La differenza si percepisce anche sulle strade e nelle città, dove di auto nuove se ne vedono sempre meno, per non parlare poi delle auto di lusso che sono diventate invendibili. E qui il problema riguarda sia il nuovo che l'usato. Il superbollo e la paura dei controlli fiscali stanno bloccando le compravendite di tutte quelle auto che superano i 250CV o i due litri di cilindrata. Anche le grosse berline turbodiesel da 3000cc, fino a poco tempo fa cavallo di battagli di marchi come Audi, BMW e Mercedes, stanno subendo un drastico arresto.
Le proiezioni per l'anno 2012 parlano di non più di 1.400.000 auto nuove immatricolate, quando solo cinque anni fa se ne vendevano 2.400.000 grazie al doping degli incentivi statali. L'impressione è che il Governo Monti stia ottenendo il risultato contrario rispetto a quello voluto, ovvero aumentare il gettito fiscale, senza contare il potenziale rischio che le migliaia di disoccupati provenienti dal settore auto rappresentano per il sistema-paese. La Fiat stessa benedice la fusione con Chrysler e l'ottima presenza sul mercato brasiliano, perché i conti europei sono un bagno di sangue.
La verità è che le misure del Governo Monti e la crisi stanno portando all'evidenza un problema a lungo mascherato, ovvero la saturazione del mercato europeo. L'Italia è prima al mondo come numero di auto possedute, circa 70 ogni 100 abitanti; tradotto vuol dire che l'auto ce l'hanno tutti. La soluzione alla crisi del mercato dell'auto, quindi, è fuori dall'Europa. Del resto in USA se la sono già lasciata alle spalle e le vendite sono ripartite, ma in Europa la fine del tunnel è molto lontana. Non è un caso che l'ultima Fiat presentata, la Viaggio, sia destinata alla Cina, dove verrà prodotta e anche venduta. 

Segui l'autocritico su Facebook e Twitter

venerdì 13 aprile 2012

I tedeschi ci invadono di nuovo

Anche se questa volta non vestono uniformi decorate con la croce uncinata, i tedeschi ci stanno invadendo, o meglio, stanno invadendo le nostre eccellenze in campo motoristico. Lo fanno in una maniera molto semplice e del tutto legale: vengono, pagano e prendono. È iniziato tutto qualche anno fa con la Lamborghini. In Italia non l'avrebbe mai acquistata nessuno, men che meno il Gruppo Fiat, ché il vicinato con quelli di Maranello non lo avrebbe permesso. Poi è stata la volta degli uomini come Walter De Silva, al quale dobbiamo le pluripremiate Alfa 156 e 147, e Luca De Meo, ex-responsabile del marketing Fiat e del successo della 500. Per non parlare di Giorgetto Giugiaro e della sua Italdesign, che sono entrate in orbita Volkswagen. Ma non finisce qui. Due giorni fa è stato perfezionato l'acquisto dell'ultra specializzato Centro Prove di Nardò da parte di Porsche. Un impianto di eccellenza voluto dalla Fiat negli anni settanta, reso famoso dal suo anello per l'alta velocità di 12 chilometri.
Il fatto che l'Alfa Romeo sia ancora nelle nostre mani e non in quelle di Audi dipende dal non raggiungimento di un accordo economico soddisfacente per entrambe le parti, cioè Fiat e VW, e forse dal fatto che Marchionne teme di essere linciato...Ma i tedeschi non si danno per vinti, l'attacco all'Alfa è solo rimandato, mentre quello alla Ducati sembra essere ormai cosa fatta. È così, le Rosse di Borgo Panigale presto entreranno in orbita VW e il futuro è tutto da scrivere.
Fare gli orgogliosi e i patriottici è inutile, bisogna riconoscere la dura verità: stiamo rovinando il nostro Paese. Non conta essere tecnici geniali e designer creativi, negli affari ci vogliono organizzazione, infrastrutture, meritocrazia, trasparenza, investimenti, gestioni virtuose. Tutte cose che in Italia non sembriamo in grado di fare, tranne che in piccoli casi. Il fatto che la maggior parte dei marchi leggendari di moto che avevamo se la passino male, o peggio non esistano più, dovrebbe far riflettere. Benelli, Gilera, Laverda, Moto Guzzi, Moto Morini. Tre sono praticamente defunte e due sono in cerca di perenne rilancio.
La Fiat, per sopravvivere, si vuole staccare sempre di più dall'Italia e da un universo politico dove il più pulito ha la rogna e quasi sempre è incompetente (vi ricorda qualcosa il caso Rossignolo-De Tomaso)? Lo stesso universo politico che per rianimare il Paese si preoccupa di far licenziare più facilmente i lavoratori, anziché cercare il modo per farli assumere.
A questo punto penso che sia più produttivo mettersi l'anima in pace e lasciare fare ai tedeschi; consegniamogli la Ducati, l'Alfa Romeo e tutto quello che di buono è rimasto in Italia, prima di rovinarlo con le nostre mani.

P.S. La Ducati costa un miliardo di euro, più o meno quanto i partiti politici italiani si sono presi dalle nostre tasche grazie ai rimborsi elettorali che con un referendum avevamo abolito.

Seguimi su Facebook e Twitter

martedì 3 aprile 2012

Mercato auto, non c'è limite al peggio

C'è poco da fare, le auto si vendono sempre meno. E non servono nemmeno le cifre per rendersene conto, basta guardarsi intorno e vedere le concessionarie vuote o tutte quelle che chiudono. Però le cifre arrivano e sono impietose: marzo 2012 -26,7%, primo trimestre 2012 -21%. Tradotto in cifre vuol dire che alla fine dell'anno sarà difficile superare quota 1.400.000 auto. Vengono i brividi se si pensa che solo pochi anni fa, con il doping degli incentivi, si vendevano quasi due milioni e mezzo di vetture l'anno.
Consolarsi con scuse tipo le mancate consegne causate dallo sciopero delle bisarche non serve a nulla. Invece si possono vedere meglio i dati per capirci qualcosa di più. Il mercato dell'usato è sceso del 8,2% su base mensile e del 9,9% su base trimestrale; vuole dire che le automobili servono sempre, ma siccome è diventato un lusso mantenerle, si risparmia sul prezzo d'acquisto. E chi si arrischia comunque a comprare un'auto nuova premia i marchi che fanno del rapporto qualità/prezzo una bandiera. Hyundai e KIA salgono del 26,9% e 11,5% (non a caso offrono 5 e 7 anni di garanzia), Dacia del 24,3%. Cresce anche Land Rover, del 60%, grazie al successo della Evoque, il SUV del momento per il quale bisogna scucire almeno 40.000€. 
Il Presidente della Unrae Jacques Bousquet è preoccupato, chiede aiuto al Governo, dice che nel 2012 rischiano di chiudere 350 concessionari che lascerebbero senza lavoro 10.000 persone. Per come la vedo io il Dott.Bousquet farebbe meglio a risparmiare il fiato; di soldi per cambiare macchina non ce ne sono. Le famiglie sono alle prese con ben altri problemi. Disoccupazione record, licenziamenti, figli senza lavoro, costo della vita alle stelle e stipendi alle stalle. Ovviamente chi era ricco prima è ricco anche adesso, è il ceto medio che fa la differenza. E con la benzina a 2€ il ceto medio la macchina la usa il meno possibile.
Eventuali incentivi non servirebbero a nulla, perché se non posso spendere 10.000€, non ne posso spendere nemmeno 8.000€. La verità è che l'auto sta diventando per molti un bene di lusso e il lusso, quello vero, rimane immune a ogni manovra economica. BRUUUM!!!

L'autocritico è anche su Facebook e Twitter

mercoledì 21 marzo 2012

Saab, fine della corsa

Nonostante una fama ancora solidissima e tantissimi appassionati in tutto il mondo, per la Saab non ci sono più speranze, almeno nel prossimo futuro. Il calvario iniziato nel 2009 è giunto al termine, le ultime cinquanta vetture rimaste incompiute sulla catena di montaggio sono state acquistate dall'Ana, ovvero il più grande concessionario di Trollhättan, che ne terminerà l'assemblaggio a mano, garantendo anche una discreta quantità di ricambi. Evidentemente la richiesta non manca, visto che lo stesso dealer aveva già acquistato tutte le 9-3 Cabriolet rimaste nei piazzali e sulle linee di montaggio. Queste ultime cinquanta auto costruite a mano rappresentato in qualche modo il canto del cigno di uno dei marchi che ha fatto la storia dell'auto e potrebbero anche avere un valore collezionistico in futuro. Per quanto riguarda il presente, invece, nulla si muove. Il potere di veto che GM può esercitare su qualsiasi passaggio proprietario ha bloccato diverse trattative e altre ne potrebbe bloccare in futuro. Se da un lato GM teme la concorrenza che potrebbe ricevere da una Saab rigenerata, dall'altro c'è la volontà di non cedere tecnologie utili nel campo della difesa (Saab è tutt'ora un grande costruttore di aerei e apparati militari), in particolar modo ai cinesi che si sono fatti avanti a più riprese per l'acquisto. 
Nonostante l'entusiasmo di Victor Muller, patron della Spyker, che nel 2010 aveva comprato Saab da GM, sembra che si sia giunti all'ultimo capitolo della storia Saab. Ma nel mondo dell'auto non bisogna mai dare nulla per scontato. Per vendere bene un'automobile non c'è cosa migliore di una buona reputazione del marchio e Saab ne ha ancora parecchia. 

Per chi volesse seguire più da vicino le vicende della Saab, segnalo il blog Saabsunited, che rappresenta attualmente la migliore fonte di notizie. BRUUUM!!!

mercoledì 22 febbraio 2012

Corrado Formigli condannato (giustamente) per la puntata di Anno Zero

Corrado Formigli è nei guai. Un anno e mezzo dopo la puntata di Anno Zero (2 dicembre 2010) in cui ha parlato dell'Alfa Romeo Mito, è arrivata la sentenza del tribunale di Torino che lo condanna, insieme alla RAI, a risarcire il Gruppo Fiat con circa sette milioni di euro. Posto che due milioni dovranno essere usati per pubblicare la sentenza sui maggiori quotidiani nazionali e su Quattroruote, gli altri cinque milioni andranno a coprire i danni morali. 
La motivazione della sentenza è che Formigli ha usato informazioni "denigratorie e non veritiere" nei confronti della Mito. Il giornalista è andato su tutte le furie lamentandosi della morte del diritto di critica e della scelta del terreno di confronto. E allora analizziamo questo confronto. Alla Mito sono state contrapposte la Mini Cooper S e la Citroen DS3 THP, che montano entrambe lo stesso motore 1.6 con compressore volumetrico, contro il 1.4 turbocompresso dell'Alfa. Formigli introduce il servizio citando la sportività del brand Alfa Romeo e invita a seguire il filmato in cui le tre concorrenti vengono provate sulla pista di Quattroruote in condizioni di asfalto bagnato, dopodiché a servizio finito cita i dati di un'altra prova di Quattroruote sulla medesima pista ma con asfalto asciutto, in cui la Mito arriva ultima prendendo quasi tre secondi dalla Mini. 
Purtroppo Formigli si è scordato di riportare un'altro paio di informazioni, ad esempio che dalla prova di Quattroruote da lui stesso citata è proprio la Mito ad uscire vincitrice nel giudizio globale, pur costando circa 3000€ in meno della Mini. Il giornalista, inoltre, dimostra scarsa competenza sulle automobili, sia nell'impostazione del servizio stesso che nel rispondere all'allora Ministro Castelli. Il tempo sul giro in pista, infatti, non è un indicatore assoluto di sportività dell'auto. Nei circuiti gli asfalti sono sempre perfetti e sono avvantaggiate le auto con un assetto molto rigido, che si rivela meno efficace su strada, dove le imperfezioni del manto stradale rendono la guida imprecisa. Tra l'altro sulla Mito il controllo di stabilità, che in pista è controproducente, non è disinseribile per ragioni di sicurezza. Anche la risposta data a Castelli tradisce una certa incompetenza, perchè la coppia motrice conta eccome.
Formigli si è anche lamentato della sproporzione della sentenza, citando i 300.000€ che spettano ai genitori in caso di perdita di un figlio. Bè mi dispiace se qualcuno si fosse illuso, ma nel nostro evoluto mondo occidentale un prodotto industriale, i cui costi di creazione e di realizzazione superano facilmente i 500 milioni di euro, vale di più di una vita umana. Considerando che una Mito costa in media circa 20.000€, basterebbe averne vendute 250 in meno, a causa del servizio di Formigli, per aver creato un danno di cinque milioni di euro. 
Senza contare il potenziale negativo di un servizio come questo andato in onda  in una trasmissione di grande successo che raggiungeva milioni di spettatori. Alla Gruppo Fiat si possono muovere tante critiche, anche e soprattutto sui prodotti, ma farlo in modo incompleto e senza alcuna competenza, non mi sembra corretto. BRUUUM!!!

L'autocritico è anche su Facebook e Twitter

lunedì 20 febbraio 2012

I controlli fiscali nuocciono alle auto di lusso

Cortina, Courmayeur, Firenze, Milano e Napoli. Sono le città controllate dal fisco negli ultimi tempi, quelle che hanno subito i famosi e chiacchieratissimi blitz della Guardia di Finanza e dell' Agenzia delle Entrate. Tutti i giornali ne hanno parlato e sono fiorite le polemiche, anche se nessuno ha potuto obiettare che in Italia l'evasione fiscale è sport nazionale, alla pari del calcio, e come questo unisce gli abitanti di tutta la penisola. I controlli si sono concentrati sugli esercizi commerciali e sulle auto di lusso, portando alla ribalta dati, cifre e usanze che gli addetti ai lavori già conoscevano bene.
Non voglio aggiungermi al coro dei polemizzanti, anche perché non colgo le ragioni della polemica, visto che le tasse vanno pagate senza se e senza ma. C'è chi obietta sui metodi, adducendo ragioni come il poco rispetto del lavoro altrui e la pubblicità negativa derivante da azioni palesi, come se andare in giro con un'auto da 100.000€ e dichiarare di essere poco più che nullatenenti non fosse una mancanza di rispetto verso tutto il Paese e verso le persone oneste che risparmiano anche 10€ per arrivare a fine mese.
La novità è un'altra. Il brusco calo delle vendite di auto di lusso, un mercato solitamente impermeabile alla crisi, che nel primo mese del 2011 ha però subito un rallentamento. Audi -16%, BMW -3,5%, Mercedes -5,3%, Ferrari -53% e Lamborghini -33%. A proposito di supercar pare che a Milano molti possessori di Bentley, Maserati, Porsche e compagnia bella abbiano rivenduto ai concessionari le loro auto per timore di incorrere nei controlli del fisco. 
Il timore dei controlli, quindi, nuoce al mercato delle auto di lusso. Osservando le statistiche sui redditi italiani, si  nota che solo l'1,6% dei redditi dichiarati supera gli 80.000€ annui; significa poche centinaia di migliaia di persone, senza contare quelle che il reddito non lo dichiarano proprio. A questo punto non sono neanche più necessarie le statistiche, basta dare una occhiata in giro per accorgersi che i conti non tornano...BRUUUM!!!

venerdì 17 febbraio 2012

Car pooling. Perchè no?

Avete mai sentito parlare di "car pooling"? Se la risposta è no, non preoccupatevi, è normale. Traducibile letteralmente come "concareggio" e più comprensibilmente con "auto di gruppo", il car pooling è l'uovo di Colombo. L'ascesa dei prezzi dei carburanti non accenna ad arrestarsi? Mantenere un'auto costa sempre di più? Dividendo le spese con più persone (fino a quante può ospitarne dignitosamente l'auto) i costi si riducono.
Probabilmente sono queste le due ragioni che potrebbero fare presa su noi italiani, che abbiamo una coscienza ecologica praticamente nulla. Ma i vantaggi del car pooling sono anche altri e basta guardarsi intorno mentre si è incolonnati nel traffico; la maggior parte delle vetture in circolazione trasportano una sola persona. Se applicarlo fosse abitudine diffusa, il traffico diminuirebbe sensibilmente e anche trovare parcheggio sarebbe più facile.
Svantaggi? Praticamente non ce ne sono. Certo, la libertà di movimento non è la stessa di quando si è da soli e avere altre persone in macchina obbliga, volenti o nolenti, alla socializzazione; il nocciolo della questione è se siamo disposti a delle piccole rinunce nel nome del risparmio e della mobilità sostenibile. Forse i tempi non sono ancora maturi, forse bisognerà aspettare che la benzina sfondi la soglia dei 2€ al litro, per iniziare ad aprire gli occhi, ma si sa che in Italia ci si inizia a preoccupare di un problema solo quando diventa grave. E allora temporeggiamo, ma gli strumenti per applicare il car pooling già esistono e sono anche piuttosto efficienti. Basta registrarsi in uno dei siti internet dedicati e cercare le offerte o inserire la propria, descrivendo i dettagli del viaggio. Gli utenti si votano a vicenda e commentano le esperienze avute per evitare sgradevoli sorprese a tutti gli altri. 
La trovate un'idea innovativa? Allora tornate un momento col pensiero ai vostri venti anni. Ricordate la frase "tutti in una macchina e dividiamo la benzina"? BRUUUM!!!

L'autocritico è anche su Facebook e Twitter!

martedì 14 febbraio 2012

Ducati in vendita? Cretinate a raffica...

La notizia rimbalza da ieri in tutta la rete. La Ducati Motor Holding SpA, controllata dal fondo di investimenti Investindustrial è in cerca di un partner industriale. Lo ha dichiarato Andrea Bonomi, che di Investindustrial è il Presidente. La Ducati è una azienda sana che genera profitti, ma per crescere ulteriormente ha bisogno di investire e Bonomi vuole trovare questo partner nel giro di un anno. 
Il messaggio è chiaro, per cui non capisco come mai già tutti parlino di vendita, gridando allo scandalo e sparando ipotesi fantasiose manco fossimo al bar sport di domenica mattina. Ovviamente nella corsa alla panzana i soliti brand tedeschi sono presenti in prima linea. Citare Mercedes viene facile, vista la partnership strettamente commerciale che già intercorre tra AMG e Ducati. Come potrebbe la Casa di Stoccarda interagire con quella di Borgo Panigale? Mettendo la Stella sul cupolino della 1199 Panigale? O forse dipingendo le moto di argento?
Ma no!Che sciocco che sono! Mercedes spenderebbe un miliardo di euro per togliersi lo sfizio di dare fastidio a BMW Motorrad!Ecco una spiegazione intelligente e plausibile...Eh si che a Stoccarda sono bravi a stringere accordi...citofonare a Chrysler o Swatch per conferma. 
A proposito di BMW, che ha subito smentito qualsiasi tipo di interessamento, c'è già chi si rammarica per la mancata nascita di "un supergruppo europeo per le moto di grossa cilindrata". BMW e Ducati insieme quindi, come no! Chiunque abbia un minimo di cultura motociclistica sa che un bmwuista e un ducatista sono due entità lontanissime tra loro. Non ci vuole un esperto di marketing per capire che una tale unione sarebbe un doppio suicidio.
Poi naturalmente sono stati chiamati in causa i soliti gruppi indiani (Mahindra) e cinesi, che per questo genere di argomenti sono come il grigio, stanno bene con tutto. 
É stata anche ventilata l'ipotesi di una quotazione alla borsa di Honk Kong, ma la panzana più bella è, manco a dirlo, l'interessamento del Gruppo Volkswagen. Quelli di Wolfsburg vengono ormai chiamati costantemente in causa. Quando c'è qualcosa da vendere, o qualcosa che va male (ogni riferimento ad Alfa Romeo è puramente voluto!), eccoli fare capolino.
Per quanto ne so io le trattative di questo calibro vengono condotte nella massima segretezza e se ne viene a sapere qualcosa solo quando i giochi sono praticamente conclusi, quindi mi astengo dal partecipare al "chi la spara più grossa" e vi lascio invece con un bel video!BRUUUM!!!


Unisciti a l'autocritico su Facebook e Twitter

mercoledì 8 febbraio 2012

Opel alla riscossa, ecco la Junior

Alla Opel se la sono vista brutta. Dopo aver rischiato il fallimento nel 2009 e aver ricevuto nuova fiducia dalla casa madre GM, si sono rimboccati le maniche e hanno concentrato le energie sui prodotti. Da allora la musica è cambiata, il marchio Opel è tornato al terzo posto nelle vendite europee, così come in Italia. Merito soprattutto di auto ben riuscite e vendute a prezzi onesti. La Astra e la Insigna, rispettivamente nei segmenti C e D, offrono un rapporto qualità prezzo difficilmente eguagliabile, unito ad un design accattivante. L'inossidabile Corsa, anche grazie a politiche commerciali aggressive, garantisce sempre buoni numeri, mentre la nuova Meriva è già un successo.
Il 2012 sarà ricco di novità. Verranno commercializzate la nuova Zafira Tourer e il Suv middle-size Mokka, arriverà la versione OPC della Astra GTC e forse una variante coupè della Insigna, che potrebbe riportare in vita il nome Calibra. Ma non è finita. La novità più succulenta, che però non vedrà l'asfalto prima del 2013 è una nuova segmento A lunga non più di 3,70 metri. La "Junior" (non è il nome definitivo) avrà un prezzo allineato a quello della nuova Panda e della Up!, ma non sarà una versione low-cost della Corsa, bensì una piccola trendy in grado di concorrere anche con la 500.
Opel entra quindi in una fascia di mercato mai presidiata prima, dove la competizione è serratissima. Secondo i vertici di Rüsselsheim, nei prossimi due anni questo tipo di auto sarà quello che attirerà maggiormente giovani, grazie ai prezzi contenuti e ai bassi costi di gestione. Il nome dell'auto verrà svelato al Salone di Ginevra; dopo le reazioni suscitate da "Mokka", speriamo che il prossimo battesimo sia più felice...BRUUUM!!!

martedì 24 gennaio 2012

Lo spot della nuova Fiat Panda, orgogliosi di essere italiani!

Rammentate lo spot della Chrysler 200 per il Super Bowl del 2011? Se ne è parlato per mesi e ora che le vendite sono ripartite, gli si attribuisce anche una parte del merito. Effettivamente lo spot è azzeccato, colpisce il telespettatore e ne scuote l'orgoglio. Il claim "imported from Detroit", pronunciato con fierezza da Eminem, è diventato famosissimo. 
Proprio la fierezza è il tema centrale del video; Detroit è stata per quasi un secolo la capitale dell'auto americana, nota anche come Motor City. La crisi in cui il mercato dell'auto americano è piombato tra il 2007 e il 2010 ne ha messo a repentaglio la stessa esistenza. I pubblicitari hanno quindi deciso di stimolare l'orgoglio e lo spirito patriottico di una città, nella quale si riflette anche tutta una nazione.

A Torino devono aver pensato che se la cosa ha funzionato oltreoceano, potrebbe funzionare anche qui...Qui sotto potete vedere in anteprima la pubblicità della nuova Fiat Panda. Anche se la realizzazione dei due video è assai differente, il tema principale è sempre lo stesso. Noi italiani non siamo un popolo molto patriottico, ma, anche se non lo diciamo ad alta voce, non vorremmo mai stare da un'altra parte. Credo che in un momento storico come questo, in cui ci vengono chiesti sacrifici, dopo essere stati per troppo tempo presi in giro dal resto del mondo, sia giunto il momento di riscoprire l'orgoglio di essere italiani. In tal senso, lo spot della nuova Panda è perfetto. BRUUUM!!!



mercoledì 18 gennaio 2012

La lunga barba di Marchionne

Marchionne si è fatto crescere la barba. Non se ne conoscono i motivi. Forse non ha tempo di farsela, forse è una metafora di quanto lo annoino certe questioni all'apparenza irrisolvibili, potrebbe anche essere semplicemente una scelta estetica. D'altronde, visto che nell'immaginario popolare una lunga barba è sinonimo di saggezza, farebbe meglio a non tagliarla, perchè di saggezza ne servirà molta per amministrare la Fiat nel futuro prossimo.
La partita è aperta su diversi fronti, dei quali il più noto all'opinione pubblica è quello delle fabbriche. Su questo argomento si è sentito dire tutto e il contrario di tutto. Io mi limiterò a dire che per continuare a produrre in Italia, dove il costo del lavoro è molto alto, è necessario che la qualità sia al top. Il mercato non tollera più auto con difetti costruttivi o di assemblaggio. Il successo di auto come la 500 e la Panda è anche frutto di una qualità ad alti livelli. E non è un mistero che per tanti anni negli stabilimenti Fiat si montassero le auto senza badarci troppo. Sbaglia chi considera la Fiat come facente parte di un sistema chiuso; il mondo è globalizzato, le imprese producono dove costa poco e gli operai lavorano bene. Infatti Marchionne prende sempre ad esempio gli stabilimenti polacchi di Tichy e Biesko Biala, anche se non dice che pure lì c'è una bella gatta da pelare:  il malcontento delle maestranze per gli aumenti di stipendio promessi e non mantenuti.
Il 2012 sarà l'anno della nuova Panda, un modello fondamentale per rilanciare le vendite e per valutare l'efficienza della rinnovata fabbrica di Pomigliano D'Arco. Sarà anche l'anno della crossover definita L0, una monovolume medio-piccola, che sostituirà contemporaneamente la Idea e la Multipla. Le sue forme richiameranno quelle della 500; una operazione concettualmente simile a quella di Mini con Countryman. La L0 dovrebbe anche arrivare negli USA nel 2013, proprio come estensione di gamma della 500 che da sola non riesce a sfondare nelle vendite. In verità oltreoceano le cose vanno meglio. Fiat è sempre prima in Brasile e Chrysler è in netta ripresa. I problemi sono in Europa, dove c'è una forte capacità sovraproduttiva e in Cina, un mercato in grande espansione dove Fiat non è praticamente presente. Marchionne, infatti, ha recentemente dichiarato che il Gruppo Fiat-Chrysler sta cercando un altro partner per condividere i costi di sviluppo dei nuovi modelli. Ma la ricerca non è semplice e la soluzione non è certo il Gruppo PSA (con il quale la fusione viene millantata ciclicamente ormai da anni) che è ancora più dipendente dal mercato europeo di Fiat. BRUUUM!!!

lunedì 9 gennaio 2012

Le 15 novità più attese del 2012.

Se siete in procinto di cambiare auto, leggete questo post; magari scoprirete che la macchina che fa per voi uscirà tra qualche mese! Parliamo subito della novità più importante, la settima generazione della Volkswagen Golf. Il responsabile del design del Gruppo VW, Walter de' Silva, non ci dorme la notte tanta è la sua importanza. La nuova Golf sarà più lunga e più bassa, con una linea innovativa ma nel solco della tradizione. Inaugurerà, insieme alla sorella Audi A3 (anch'essa in uscita nel 2012), la nuova piattaforma modulare "Mqb", grazie alla quale il Gruppo VW potrà continuare a sviluppare modelli apparentemente diversissimi tra loro, ma che in realtà condividono anche il 70% dei componenti. Quindi se la nuova Golf non è per voi abbastanza esclusiva, potrete spendere quale migliaio di euro in più e averla sotto forma di Audi A3. Il segmento C è il più redditizio nel mercato europeo e dalle parti di Stoccarda devono avere iniziato a domandarsi perché ne rimangono fuori. Il risultato di tali interrogativi è la nuova Classe A, non più raffinata monovolume da città ma compatta di lusso all'avanguardia. Per un competitor che entra ce ne è uno che esce. Volvo si è resa conto che la sua C30 è stata un flop e ha pensato bene di tornare a produrre vetture che ben conosce. Ecco quindi la nuova V30, station wagon d'accesso alla gamma della Casa svedese, della quale verrà anche sviluppata l'immancabile versione XC. Anche il segmento B è in grande fermento, il 2012 sarà l'anno della Peugeot 208 e della Renault Clio IV. Due modelli importantissimi per due costruttori che negli ultimi anni sono rimasti un po' fuori dai giochi. Ma le francesi non sono le uniche case a cercare rilancio, anche Opel deve uscire da una empasse che perdura, nonostante i buoni prodotti degli ultimi anni. Le auto della riscossa sono una piccola segmento A, derivata dalla Corsa, che ha la pretesa di concorrere con 500 e Mini ma senza puntare sullo stile retrò (anche perché la Opel non saprebbe dove pescare...), e una small-Suv, sempre derivata dalla Corsa, che ha la Nissan Juke nel mirino. Il filone delle crossover cittadine sembra particolarmente prolifico. Lo percorreranno anche Fiat, con una nuova monovolume dal design derivato da quello della 500 (nota come L0) che sostituirà in un colpo solo la Idea e la Multipla, e Ford, che invece punterà sull'innovazione eliminando il montante centrale e montando porte posteriori scorrevoli sulla sua nuova B-Max. Ford che ha già anticipato la prossima generazione della Kuga, che si riunirà in unico modello con l'americana Escape, perdendo così un po' di originalità. Novità anche per i clienti dai portafogli più gonfi. Nel 2012 vedremo la nuova Porsche Boxster che segnerà il ritorno di un quattro cilindri sotto il cofano di una Porsche. Avrà da subito una concorrente agguerrita, ovvero la Jaguar XE, che sarà poi seguita dalla versione coupè (casualmente nel 2013 uscirà anche la nuova Cayman...). Il Giaguaro da quando è nutrito dagli indiani di Tata è più in forma che mai e vuole presidiare anche nuove fasce di mercato; ad esempio le station wagon di lusso, con la nuova XF Sportbrake. A proposito di SW, dalle parti di Monaco è attesa la nuova Serie 3 Touring...BRUUUM!!!

mercoledì 4 gennaio 2012

L'auto che verrà

I nostri avi si sbagliavano. Ricordate le concept car degli anni 60 e 70? Basse, affusolate e aerodinamiche, spinte da motori potenti e futuristici. Sembravano quasi delle astronavi. Bé, le cose sono andate un po' diversamente. Tra norme anti inquinamento e di sicurezza, tra necessità più o meno razionali di spazio e di protezione, il panorama delle automobili nelle nostre strade somiglia sempre di più ad un grande parcheggio di roulotte. Basta solo comparare le varie generazioni di auto longeve come la VW Golf o la Fiat Punto per osservare questo processo. Ma forse qualcosa sta cambiando. Dopo anni di lievitazione delle dimensioni e dei pesi, che ovviamente influiscono negativamente su prestazioni, consumi ed emissioni, la tendenza sta iniziando a invertirsi. Nelle auto di media e alta gamma il ricorso all'alluminio e ad altri materiali nobili è sempre più frequente. Nelle vetture di bassa gamma, dove il prezzo è una discriminante importante, si riducono le dimensioni. La nuova Peugeot 208, ad esempio, torna sotto la soglia dei 4 metri. Il ricorso all'ibrido sarà sempre più massiccio, ma essendo una tecnologia ancora costosa, sarà riservata ai modelli da almeno 20.000€ in su (ad eccezione di Toyota che con la attesa Yaris HSD si conferma precorritrice nel campo dell'ibrido). Per tutti gli altri motori la parola d'ordine è efficienza, che si può ottenere con l'ormai onnipresente downsizing (Fiat 0.9 Twinair, VW 1.0 3 cilindri...) o con processi costruttivi ottimizzati (Mazda SkyActive, BMW Efficient Dynamics). Il 2012 sarà anche l'anno del ritorno dei ruggiti dei motori. Dopo anni in cui gli scarichi venivano nascosti sotto i paraurti e i suoni nell'abitacolo filtrati, si tornerà a puntare sulle melodie dei motori più nobili. Quindi silenziatori progettati come fossero organi e risuonatori per i condotti di aspirazione, garantiranno il sound  migliore alle auto sportive, ma solo nei momenti giusti (ovvero in accelerazione e in rilascio ma non a velocità costante). Grandi passi avanti si faranno anche nel campo della sicurezza. L'ESP sarà di serie praticamente su tutti i modelli in vendita e c'è da aspettarsi la diffusione dei sistemi anti-collisione a bassa velocità anche sulle utilitarie, visto che Fiat Panda e VW Up! lo offrono su parte della gamma. Chiudo parlando dell'infotainment di bordo. Qui è più difficile fare previsioni perché sembra che anche le Case automobilistiche stesse non sappiano bene che pesci prendere. Pare che stia diventando un must avere un bello schermo al centro della plancia. C'è chi lo fa sembrare un tablet appoggiato sul cruscotto (Mercedes Classe B), che però non si può staccare, chi lo connette con Google Maps (Toyota Yaris) e chi annuncia che un tablet sarà al centro della gestione elettronica di tutte le sue prossime auto (Renault).
L'unica certezza che emerge da questo quadro è che l'auto di domani sarà sempre più complicata, da costruire, da riparare e da manutenere. Come dite? No la vecchia Panda non la fanno più...BRUUUM!!!

giovedì 15 dicembre 2011

Super Mario e il super bollo

Ci risiamo. Ogniqualvolta il governo di turno si trovi a dover far cassa in tempi brevi, gli automobilisti sono sempre tra i primi tartassati, anzi direi proprio i primi. Possedere e mantenere un'auto costa sempre di più. Le alternative sono poche. Solo alcune città del nord sono ben servite dai mezzi pubblici, nel resto del Belpaese avere un'automobile è quasi un obbligo per chi voglia condurre una vita normale. L'auto è una necessità per tantissime persone, ma per alcune è anche una grande passione. Gli ultimi rincari delle accise hanno portato i prezzi dei carburanti a livelli folli, affrontare un viaggio senza avere passeggeri con i quali dividere le spese è diventato un lusso. Proprio quest'ultima parola è al centro delle attenzioni negli ultimi giorni. Il lusso. Bisogna tassare il lusso. Ecco quindi il nuovo super bollo che colpisce le auto oltre i 250CV di potenza, in ragione di 20€ per ogni KW oltre la soglia dei 185, anche se la sovrattassa decresce con l'età del mezzo. Vale la pena ricordare che già il normale bollo si paga in base alla potenza dell'auto, così come, da poco, l' IPT, il famigerato dazio che sta uccidendo buona parte del mercato dell'usato (e del nuovo) e che sta facendo colare a picco tanti autosaloni. 
Non so voi, ma io non comprendo questo accanimento nei confronti della potenza. Non sarebbe più giusto pagare in base al valore effettivo della vettura posseduta? Facciamo un bell'esempio. Avete presente la Renault Megane RS, quella che ha da poco stabilito il record al Nurburgring per le trazioni anteriori? Bene, costa 29.200€ e ha 250CV. Perché dovrebbe pagare la stessa tassa di possesso di una Audi A8 3.0 TDI da 79.356€, sempre con 250CV? Perché un appassionato che magari fa mille rinunce per avere l'auto dei suoi sogni è equiparato a chi può spendere quasi il triplo per avere un'auto di rappresentanza? E che nessuno si azzardi a rispondermi che avere un'auto potente è un lusso, perché allora entriamo nel campo del soggettivo e dobbiamo stabilire precisamente che cosa è lusso e che cosa non lo è, e non credo che sarebbe semplice trovare un accordo. Potremmo ad esempio parlare di abbigliamento...mettiamo l'IVA al 50% su tutte le camicie e i pantaloni che costano più di 50€. Mettiamola anche sulle borse e le scarpe che costano più di 100€. E i cellulari? Potremmo ivare al 50% tutti quelli che costano più di 150€, no? E i gioielli? E gli orologi? E i vini da oltre 10€ la bottiglia? Alziamo le tasse anche su questi beni allora...
Vi sembro matto? Niente affatto. Come avete potuto leggere, il concetto di lusso è soggettivo, mentre i soldi sono molto oggettivi, del resto sono numeri. Chi spende di più per un'auto paghi di più. Punto. BRUUUM!!!