La storia della Bimota Tesi è così lunga e articolata che non basterebbe un libro per esaurirla. Il primissimo progetto nacque nel 1983, proprio come tesi di laurea in ingegneria degli studenti Pierluigi Marconi e Roberto Ugolini. Da lì in poi ne sono state sviluppate tre generazioni e, al loro interno, diverse versioni, di cui molte con motore diverso, come da tradizione della Casa riminese. La Bimota, infatti, è da sempre specializzata nello sviluppare moto all'avanguardia della tecnica, sia come scelte ingegneristiche che di materiali, ma sfruttando i motori di altri costruttori; solitamente dei quattro giapponesi, più BMW e Ducati. Un concetto aziendale molto particolare e del resto, nella sua storia, la Bimota ha vissuto molti alti e bassi. Nel 2019, però, il 49,9% dell'azienda è stata comprata dalla Kawasaki, mentre il restante 50,1% è rimasto nelle mani degli imprenditori svizzeri Marco Chiancianesi e Daniele Longoni che nel 2013 la salvarono dal fallimento. Oggi, invece, parliamo dell'incredibile Tesi H2. Continua su La Stampa
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