martedì 21 aprile 2015

Tesla, in California scoppia la polemica sugli incentivi alle elettriche “dei ricchi”


È giusto dare incentivi statali a chi già è in grado di spendere più degli altri per acquistare un’auto di lusso, benché elettrica? La questione è politica, riguarda la Tesla Motors ed è stata sollevata negli Stati Uniti. I numeri non mentono e raccontano che la maggior parte delle agevolazioni vanno a consumatori che guadagnano almeno il doppio della media nazionale e decidono di investire nelle vetture di Elon Musk. Ted Gaines, senatore repubblicano della California, ha espresso i suoi dubbi a Bloomberg. “È difficile spiegare al californiano medio perché una persona che compra un’auto da 100.000 dollari dovrebbe avere un incentivo, in realtà è dura da capire anche per me”. Di qui la proposta di destinare gli aiuti statali solo ai modelli elettrici che non costino più di 40.000 dollari.

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lunedì 20 aprile 2015

FCA presenta un nuovo piano di bonus per premiare gli operai


La rincorsa di FCA ai vertici del mercato mondiale dell'auto passa anche per il miglioramento delle condizioni di lavoro dei suoi operai, in particolar modo quelli italiani, che vedranno una modifica del sistema con cui vengono retribuiti che sarà più legato ai risultati dell'azienda. Il concetto è lo stesso che applica il Gruppo Volkswagen, che a fine anno è solito annunciare con orgoglio il bonus che ogni dipendente ha ricevuto in relazione ai successi dell'azienda. Ieri, in un incontro con i sindacati, Sergio Marchionne e Alfredo Altavilla, responsabile delle operazioni FCA per l'area EMEA, hanno illustrato nei dettagli come funziona la nuova politica retributiva prevista per il quadriennio 2015-2018. Considerando un livello contrattuale medio di un operaio specializzato, il premio potrà raggiungere i 10.700 euro nei quattro anni, quindi circa 2.650 euro all'anno. Una bella differenza rispetto agli 8.600 euro con cui Porsche ha premiato i suoi dipendenti per i soli risultati del 2014, ma è un inizio.

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venerdì 17 aprile 2015

Audi RS3 Sportback, una supercar 'travestita' da compatta


Che cosa serve per avere una Audi A3 in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 4,3 secondi e di spingersi fino a 280 km/h? Un intervento del reparto Quattro, ovvero la divisione sportiva della Casa di Ingolstadt che cura lo sviluppo di tutti i modelli più sportivi. Una volta installato il 5 cilindri 2.5 TFSI turbo benzina da 367 CV e450 Nm di coppia, il più è fatto. Poi si accoppia al cambio doppia frizione a 7 rapporti S-Tronic e si fa gestire il tutto dalla trazione integrale con giunto centrale Haldex di quinta generazione. A quel punto è solo questione di dettagli: un assetto specifico, freni anteriori a margherita e un bell'allestimento racing degli interni. Il risultato è la RS3 Sportback, che per 49.900 euro offre prestazioni da supercar ''nascoste'' nel vestito di una compatta. Arriverà sul mercato italiano a giugno, con una corposa lista di optional comprensiva di due primizie che saranno particolarmente apprezzate dai puristi della guida sportiva. Questa Audi, infatti, è la prima segmento C a rendere disponibili i freni carboceramici e i sedili a guscio in fibra di carbonio, che fanno risparmiare 14 kg. Certo, si tratta di accessori davvero particolari, ma il mercato italiano ha già dimostrato di apprezzare un'auto estrema come questa, visto che la generazione precedente, nei 16 mesi in cui è stata disponibile, è stata venduta in 218 esemplari. La nuova punta a fare ancora meglio, potendo contare su un ciclo di vita più lungo e su un prezzo di listino ribassato di quasi 3.000 euro rispetto alla vecchia.

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GM, già 84 risarcimenti milionari. A chi è morto per colpa di una molla da 56 cent


Siamo a quota 84: tanti sono gli accordi raggiunti da General Motors con le famiglie delle vittime del difetto del blocchetto dell’accesione. E 93 quelli con gli infortunati. Ma è solo all’inizio: allo scadere dei termini per presentare le richieste di danni, lo scorso 31 gennaio, la GM ne ha contate 4.343, di cui 478 relative a decessi. Ma almeno questi primi 177 casi sono chiusi, perché chi accetta il risarcimento rinuncia automaticamente a ogni altra forma di azione legale. Una magra consolazione per General Motors, che potrebbe spendere oltre 600 milioni di dollari per erogare tutti i risarcimenti – ha messo in conto un milione di dollari per ogni vittima – senza contare il costo del maxi richiamo, i 35 milioni di multa comminati dalla Nhtsa e le indagini partite in 49 Stati americani, oltre a quelle del Governo federale. All’origine del più grosso scandalo che abbia mai investito il colosso americano sta una molla difettosa da 56 centesimi di dollaro. Si trovava nel blocchetto di accensione di una decina di milioni di automobili, tutte prodotte dalla General Motors, parte delle quali devono ancora ricevere il pezzo modificato.

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giovedì 16 aprile 2015

Subaru Forester Lineartronic, finalmente il CVT diventa piacevole


Parlare del marchio Subaru mi risulta sempre difficile, perché da un lato mi è molto simpatico e non riesco a capire al 100% le ragioni della sua presenza marginale tanto in Europa che in Italia, ma dall'altro non comprendo fino in fondo nemmeno alcune scelte prese dalla Casa madre a cui la filiale italiana si trova, giocoforza, a dover sottostare. Ma andiamo con ordine. Oggi mi trovo in Emilia, per provare il model year 2015 della Forester, in particolare con il nuovo powertrain composto dal 2.0 boxer turbodiesel e dal cambio automatico CVT Lineartronic. La sigla che identifica la trasmissione a variazione continua non è certo popolare dalle nostre parti, abituati come siamo ad associarla agli scooter o, al massimo alle Toyota ibride. Tra i costruttori europei, infatti, solo Audi aveva provato l'esperimento Multitronic, ma con scarso successo. Ma, come dicevo le Subaru mi sono simpatiche e sono convinto che in Giappone abbiano lavorato sodo per trarre il massimo da questa soluzione tecnica.

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mercoledì 15 aprile 2015

Ford C-Max, tanto spazio senza rinunciare al piacere di guida


Il segmento C non è più quello di una volta, quando bastava avere una bella berlina due volumi, farla a tre e cinque porte e il gioco era fatto. Al massimo si poteva aggiungere una versione station wagon, destinandola alle famiglie e ai macinatori di chilometri di professione. Oggi tutto questo non è sufficiente e quello che succede in casa Ford è il migliore esempio. Ogni due C-Max vendute, infatti, anche due Focus lasciano gli autosaloni, ma una è berlina e l'altra è station wagon. Considerando i singoli modelli, vuol dire che la monovolume vende il doppio sia di una che dell'altra. Nel caso specifico, poi, la situazione è ancora più rosea, visto che la C-Max domina incontrastata la sua categoria, vendendo quasi il doppio della migliore concorrente. Il merito è in massima parte della variante a 5 posti, visto che quella a 7 con le porte posteriori scorrevoli rappresenta solo il 15 % delle vendite. Leggendo la scheda tecnica della prima se ne capisce il motivo.

A 4,38 metri di lunghezza corrispondono circa 14 quintali di massa a vuoto (1.391-1519 kg è la forbice tra il 1.0 EcoBoost manuale e il 2.0 TDCi automatico), mentre l'altezza non supera gli 1,61 metri. Praticamente è una Focus un po' più alta, ma questo non costituisce un limite nel parcheggio, bensì un vantaggio nella volumetria interna. Come spazio a bordo, per persone e bagagli, tra le due non c'è paragone e anche la Focus station wagon rischia di uscire sconfitta dal confronto, perché nonostante quasi 17 centimetri di lunghezza in più, la capacità del vano bagagli è praticamente uguale. Insomma la C-Max è un'auto “intelligente” ma anche piacevole da guardare e da guidare, un “tris” di caratteristiche che difficilmente si trovano insieme su una vettura sola. Infatti il suo successo è cristallino, soprattutto in Italia, il mercato che ne ha immatricolate ben 185.000, a fronte degli 1,2 milioni di unità vendute in Europa dal Lancio.

martedì 14 aprile 2015

Gruppo Volkswagen, è battaglia per la leadership


Che Ferdinand Piech sia avvezzo a prendere decisioni forti e spesso di testa sua lo sapevamo già. Bernd Pischetsrieder (ex CEO di BMW e del Gruppo Volkswagen) lo ha scoperto qualche anno fa, mentre operazioni “mangiasoldi” come la Bugatti Veyron o la Volkswagen Phaeton portano la firma proprio del nipote di Ferdinand Porsche. La “bomba” è scoppiata venerdì, quando Piech ha dichiarato alla stampa tedesca di aver preso le distanze da Martin Winterkorn, attuale CEO del Gruppo Volkswagen, una presa di posizione netta e pubblica che sottintende una frattura già avvenuta. Il problema principale sarebbe negli scarsi risultati del marchio Volkswagen negli Stati Uniti, ma anche sull’eventuale auto low cost del futuro, i due la pensano molto diversamente. Posto che effettivamente Volkswagen ha un problema di riduzione dei costi e di margini inferiori a quelli di BMW e Mercedes, che invece seguitano a macinare record negli USA, è anche vero che finora Piech ha appoggiato tutte le scelte di Winterkorn, il quale, peraltro, negli ultimi otto anni ha portato il Gruppo Volkswagen sul tetto del mondo.

da Omniauto.it