venerdì 10 aprile 2020

Steve McQueen, le auto e le moto da urlo

Le auto e le moto per Steve McQueen sono state una vera e propria ragione di vita, anche più del su mestiere di attore per cui è famoso in tutto il mondo e ancora oggi è celebrato come uno degli uomini più affascinanti di sempre. Per molti il più affascinante. Nei suoi 50 anni di vita ha lasciato un segno indelebile nella cultura di massa, diventando un mito senza tempo. Sono passati quaranta anni dalla sua morte e novanta dalla sua nascita, ma la sua immagine è più viva che mai. Secondo il figlio Chad, Steve era «uno davvero incasinato dentro. Non ha mai conosciuto suo padre, la madre era una figura assente e beveva molto. Sembrerà paradossale, ma guidare a 350 chilometri all’ora fa sentire molto rilassati. Credo che mio padre andasse a correre per svuotarsi la testa». La velocità come cura di uno spirito tormentato. «Steve McQueen aveva l’anima rock e rivoluzionaria, lo sguardo puro e da maledetto. Ci sono alcune scene che ancora mi emozionano» ci ha raccontato Vasco Rossi, autore del servizio di copertina di GQ aprile 2020, ricordando riprese mitiche come quella de La grande fuga. Ecco dunque, le auto e le moto di Steve McQueen. Continua su GQ

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giovedì 9 aprile 2020

Un jet-limousine non si era mai visto

Un jet-limousine non si era mai visto, ma la creatività umana non ha limiti e negli Stati Uniti le leggi sull'omologazione di mezzi che possono circolare sono molto diverse da quelle europee. In altre parole, si possono fare molte più cose, anche alquanto strane, che da noi senza infrangere la legge. Il jet-limousine è proprio figlio di queste possibilità e anche degli specialisti di tuning americani, che quanto a eccentricità non sono secondi a nessuno. In questo caso l'inventore è un signore dell'Oregon, Dan Harris, che è stato affiancato in questa impresa da Frank De Angelo, proprietario della società Jetsetter. Il progetto del jet-limousine (che è un esemplare unico) è durato due anni, un tempo nemmeno troppo lungo considerando che tutto è stato sviluppato e costruito da zero, adattando componenti pensati inizialmente per un altro uso. Il punto di partenza è stata la fusoliera di un aereo privato Learjet, a cui è stato aggiunto un telaio tubolare, sia per garantire la giusta rigidità per i viaggi su strada, sia per ospitare un motore General Motors V8 da 8,1 litri e 400 CV. Il peso è salito fino a 11 tonnellate, ma così è stata garantita la sicurezza e dunque l'omologazione per circolare su strada. Continua su GQ

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mercoledì 8 aprile 2020

La Volvo XC40 Recharge diventa anche ibrida plug-in

La Volvo XC40 Recharge diventa anche ibrida plug-in, ampliando una gamma che già si compone delle tradizionali varianti benzina e Diesel e della versione 100% elettrica. Il nome completo è Volvo XC40 Recharge T5 Plug-in Hybrid, ma al di là della nomenclatura quello che conta sono le possibilità che la crossover svedese offre. Sotto il cofano anteriore, infatti, c'è lo stesso 1.5 turbo benzina 3 cilindri delle T3, ma qui ha una potenza di 180 CV, a cui si aggiungono gli 82 forniti dal motore elettrico, per un picco massimo di 262 CV e 425 Nm. La batteria ha una capacità di 10,7 kWh, che sono sufficienti per percorrere fino a 45 km, quando l'auto viene utilizzata in modalità full electric. La peculiarità delle ibride plug-in, infatti, è quella di poter immagazzinare la riserva di energia necessaria per coprire la maggior parte dei tragitti urbani quotidiani. In tutte le altre occasioni, invece, il comportamento è quello di una normale ibrida, in cui propulsore termico ed elettrico coesistono per aumentare al massimo l'efficienza. La ciliegina sulla torta, infine, è quella di poter sfruttare anche il massimo delle prestazioni dovute all'azione combinata delle due unità: l'accelerazione da 0 a 100 km/h richiede solo 7,3 secondi e la velocità massima - come in tutte le nuove Volvo - è limitata a 180 km/h. Continua su GQ

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martedì 7 aprile 2020

BMW R 18, ritorno alla cruiser

La BMW R 18 segna il ritorno del marchio tedesco nel settore delle cruiser, dopo l'esperienza con la R 1200 C prodotta a cavallo tra la metà degli anni Novanta e l'inizio dei 2000. Ma se la "C" era una derivazione custom della piattaforma su ci venivano costruite tutte le boxer di quell'epoca, la nuova BMW R18 è una moto completamente a sé stante, a partire dal motore. Inoltre, rientra nella tradizione delle moto storiche BMW, sia in termini tecnici che di design, rifacendosi a modelli famosi come la R 5. Dal punto di vista sia tecnologico che visivo, sposta di nuovo l’attenzione sui componenti essenziali della moto: una tecnologia purista e senza orpelli, con il motore boxer come fulcro del piacere di guida. L'elemento più caratterizzante è proprio il "Big Boxer", che unisce l'aspetto imponente ai canoni visivi dei bicilindrici per cui BMW è famosa fin dagli anni Venti: con una cilindrata di 1.802 cc eroga 91 CV a 4.750 giri e oltre 150 Nm di coppia tra 2.000 e 4.000 giri. Dopo il propulsore viene il telaio in acciaio, del tipo a doppia culla, a cui sono collegate le sospensioni che non hanno alcun sistema di regolazione elettronica: come nella R5, il forcellone posteriore con sistema Cantilever (regolabile nel precarico) circonda l’asse di trasmissione tramite giunti bullonati, mentre la forcella è telescopica (con copri forcella). Continua su GQ

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lunedì 6 aprile 2020

Toyota CH-R, ragione e sentimento

La Toyota CH-R è uno dei maggiori successi degli ultimi anni del brand giapponese, come dimostrano le 150.000 unità vendute in Europa e 50.000 sul mercato italiano nei primi tre anni di commercializzazione. In Italia, insieme alla Yaris Hybrid, la CH-R è il modello di Toyota che vende meglio. Un successo dovuto anche al design dell'auto e che si traduce in una quota di mercato del 6,7% nel segmento dei crossover compatti, cioè quello più affollato e competitivo del mercato. E tutto questo facendo a meno del Diesel, visto che la Toyota CH-R è stata disponibile fin dal lancio solo con un classico motore benzina e ovviamente con un powetrain ibrido. La novità è che ora sono due i sistemi ibridi disponibili: quello attuale basato sul 1.8 - potenza complessiva di 122 CV - e quello che sfrutta il più grande 2 litri, che ha un output globale di 184 CV. Rispetto al 1.8 le emissioni crescono lievemente, passando da 106 a 118 g/km di CO2 nel ciclo WLTP. Quello che invece conta ai fini fiscali è ancora il vecchio ciclo di omologazione NEDC correlato e in questo caso i numeri salgono da 86 a 92 g/km. Continua su GQ

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domenica 5 aprile 2020

Mercato moto, -66% a marzo. Eicma 2020, arrivano le prime defezioni

Dopo il tonfo del mercato auto (-86% a marzo) arriva quello delle moto, anche se lievemente più contenuto. Ma -66% è sempre un dato catastrofico, soprattutto perché fino a prima della chiusura delle concessionarie la situazione era rosea, con un +14,4% dall'inizio dell'anno. “Tutta la filiera del mondo delle due ruote a motore, a pedale, elettrico, i quadricicli, gli accessori e i caschi sta soffrendo. Confindustria Ancma non ha mai smesso di lavorare ed essere presente su ogni tavolo per rappresentare e difendere il settore a tutti i livelli istituzionali italiani e comunitari.  Siamo in continuo contatto con le istituzioni per programmare l’attuale ma anche pensare al futuro che dovrà essere di ripartenza con fiducia e forza mai vista prima” ha dichiarato Paolo Magri, presidente di Confindustria Ancma, nel comunicato stampa diffuso ieri. Continua su La Stampa

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sabato 4 aprile 2020

Mole Urbana, il quadriciclo elettrico made in Italy

La Mole Urbana sembra una vetturetta dei primi del Novecento, ma in realtà è un modernissimo quadriciclo elettrico. Lo ha progettato il designer Umberto Palermo, con l'intenzione di iniziare la produzione non appena l’emergenza Covid-19 sarà finita. Sono già pronti i primi prototipi e gli obiettivi sono stati delineati: produrre 50 pezzi entro quest’anno, altri 150 nel 2021, per arrivare a 200 nel 2022 e a 300 nel 2023. Un intento in linea con la stima di crescita del mercato dei quadricicli, che è del 30% entro il 2030. L'obiettivo della Mole Urbana è di raggiungere il 2% circa in tre anni e il 6% in sei anni. Questa «baby city car», come la definisce la stessa UP-Design, sarà prodotta ed elettrificata in Toscana, dalla Pretto, azienda di Pontedera, che lavora già per Piaggio, per la cinese Dongfeng e per la giapponese Isuzu. Ma Umberto Palermo ha coinvolto anche altre aziende torinesi: l’approvvigionamento dell’alluminio alla Ett1, la distribuzione e il noleggio saranno affidati alla Movim. Continua su GQ

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