venerdì 6 aprile 2018

Maserati Ghibli Gransport, la prova di GQ: purosangue italiano

Ghibli è un nome ricorrente nella storia della Maserati. Fu usato la prima volta nel 1967 per battezzare la gran turismo che doveva competere con la Ferrari 365 GTB/4 Daytona e con la Lamborghini Miura. Fu usato ancora nel 1992 per definire l’ultima evoluzione del progetto Biturbo e poi ancora nel 2013 quando la Ghibli attuale riportò in auge questo nome che in realtà è quello con cui in Libia si definisce il vento caldo e secco che soffia da sud-est (lo Scirocco). Insomma, quando in FCA hanno deciso come chiamare una delle due berline – l’altra è la mastodontica Quattroporte – che sarebbe andata direttamente a scontrarsi con le tedesche, non hanno avuto paura di scomodare la storia del marchio del Tridente. Così nel 2013 arrivava sul mercato la Ghibli attuale, un’ammiraglia di quasi 5 metri di lunghezza sotto il cui lungo cofano trovano posto solo motori V6, sia benzina che diesel. Fin dall’inizio si è rivelata come un’ottima berlina sportiva, con un carattere forte e un comportamento in grado di emozionare, pagando alle tedesche qualche piccola pecca in fatto di finitura – non di materiali, pregiatissimi, ma di accoppiamenti e tolleranze – e di tecnologia. Continua su GQ

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