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giovedì 31 ottobre 2019

Fiat 130, l'ultima limousine del Lingotto

C'è stato un tempo in cui la Fiat poteva permettersi di provare a battere i concorrenti premium sul loro stesso campo di gioco, quello delle auto grandi e lussuose. Era l'inizio degli anni Sessanta, l'Italia prosperava e i mercati nazionali erano molto chiusi in sé stessi. Nel nostro paese, tre nuove auto su quattro erano Fiat e di lì a poco sarebbe iniziato il piano espansionistico che avrebbe portato alla nascita del “Gruppo Fiat”, con l'acquisizione di Lancia e di Ferrari nel 1969. Insomma, in quel periodo le casse erano piene e non si vedevano crisi all'orizzonte, dunque si poteva anche tentare l'azzardo di entrare in un segmento praticamente ignoto. Continua su Motor1

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martedì 29 ottobre 2019

Volkswagen Golf GTI mk1, alle origini del mito, laddove tutto ebbe inizio

“La Golf GTI mk1 non ha un solo “papà”, ma è figlia di un gruppo di persone che la pensavano tutte allo stesso modo, che l’hanno sviluppata senza dire niente a nessuno e che l’hanno mostrata ai capi solo quando era pronta per essere prodotta” è questa la genesi di uno dei modelli più importanti della storia dell’auto, raccontata dalla voce di Anton Konrad, che negli anni Settanta era il capo della comunicazione della Volkswagen. Da quel 1975 sono passati più di quaranta anni, ma ancora oggi la sottile linea rossa sulla griglia anteriore identifica tutti i modelli GTI provenienti da Wolfsburg. “Molti ingegneri pensavano che allestire una versione sportiva della Golf fosse un’ottima idea, ma a quei tempi non era semplice comunicare con i piani alti dell’azienda. Inoltre Volkswagen non aveva mai prodotto un modello sportivo di massa e la paura di esporsi alle critiche era alta, non tanto per la qualità del prodotto, ma ci avrebbero potuto dire che incoraggiavamo una guida poco responsabile” prosegue Konrad.

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venerdì 25 ottobre 2019

Fiat 131 Abarth Rally, sognando gli anni Settanta

Mettiamo subito in chiaro una cosa. Se la Fiat 131 Abarth Rally, per qualche oscuro motivo, non vi piace, non leggete questo articolo. Perché le parole che troverete tra poco sono di amore puro, che in quanto tale è cieco e sordo. Totale devozione, senza se e senza ma. Solitamente non parlo molto dell’estetica delle auto, che trovo un argomento quasi totalmente soggettivo. Ma in questo caso non si può non fare un’eccezione. Perché? Mettiamola così: la 131 Abarth Rally è l’esempio perfetto di come si prende una vettura che più popolare non si può e si trasforma in qualcosa in grado di far sognare a occhi aperti. La carrozzeria è squadratamente anni Settanta, con quelle proporzioni talmente tipiche da essere riconoscibili a occhi chiusi.  Su queste forme così banali, vengono apportate una serie di modifiche: il nolder anteriore che si congiunge con i passaruota maggiorati è pura poesia, mentre la presa d’aria sul cofano è cattiva come quelle davanti alle ruote posteriori. Continua su Autoappassionati

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domenica 20 ottobre 2019

Fiat Punto GT, l’ultimo turbo “vecchia scuola”

Si dice che il posto dove nasciamo influenza tutta la nostra vita, nel bene e nel male, e che noi non possiamo farci niente. Non ce ne vogliano, dunque, le altre piccole “arrabbiate” degli anni Novanta, se la Fiat Punto GT è la nostra preferita. Probabilmente i francesi potrebbero dire lo stesso per la Renault Clio RS (o della più “antica” 5 GT Turbo), i tedeschi potrebbero esaltare la Polo GTI e via dicendo. Bene, benissimo. A ognuno i propri sogni di ragazzo. E chi è troppo giovane per aver vissuto al 100% l’epopea della Uno Turbo, non può che amare la Fiat Punto GT e il suo 1.4 turbo da 136 CV a 5.750 giri. Una potenza che è solo teorica, visto che è più difficile trovare una GT originale piuttosto che una elaborata, anche perché il piccolo motore Fiat accettava di buon grado pressioni di sovralimentazioni barbare, grazie alla cara vecchia ghisa con cui è stato costruito. Pochi lo sanno, ma questo propulsore non appartiene alla serie Fire, ma deriva ancora dal 4 cilindri nato con la 128 tanto che non ha nemmeno la distribuzione a 4 valvole per cilindro. Continua su Autoappassionati

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venerdì 18 ottobre 2019

Alfa Romeo 6C 3000 CM Superflow IV, cenni di “Duetto”

Di solito il numero di concept car, ma in questo caso sarebbe meglio dire prototipi vista l'età della vettura in questione, realizzate da una Casa automobilistica è direttamente proporzionale alla longevità, ma anche al fascino del marchio. Così, non c'è da stupirsi che l'Alfa Romeo sia specializzata in questa particolare classifica, anche se purtroppo il Biscione è tristemente famoso per non avere dato un seguito produttivo a molti affascinanti prototipi del passato. Ad ogni modo, quello di cui parliamo oggi è un modello un po' meno famoso dei soliti pilastri della produzione di Arese. Il suo nome è Alfa Romeo 6C 3000 CM Superflow IV e, come in tutte le Alfa di quell'epoca, la prima sigla indica il numero dei cilindri, la seconda la cilindrata e la terza sta per “Competizione” Maggiorata”. Il nome “Superflow”, invece, descrive l'intento della carrozzeria, ovvero quello di essere il più aerodinamica possibile. Il numero romano, infine, indica la quarta edizione della vettura. Tutte le Superflow, infatti, sono esemplari unici. Continua su Motor1

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lunedì 14 ottobre 2019

Alfa Romeo Alfetta GTV, la gran turismo a 4 posti veloce e spaziosa

La Alfa Romeo Alfetta GTV è sicuramente una delle vetture del Biscione dell’era moderna riuscite meglio, anche apprezzata sul mercato internazionale. Lo dicono i numeri: oltre 137.000 esemplari venduti tra il 1974 e il 1987, senza dimenticare la soddisfazione di essere comparsa come “bond car” in uno dei film di 007, per la precisione Octopussy del 1983 dove è anche protagonista – il modello è una GTV6 – di uno spettacolare inseguimento con le rivali di sempre, ovvero le BMW. Ruoli cinematografici a parte, la Alfa Romeo Alfetta GTV è stata una vera icona degli anni Settanta e Ottanta, un periodo in cui le coupé a quattro posti (anche con un bagagliaio piuttosto capiente) erano merce davvero rara. La base meccanica è la stessa dell’Alfetta berlina, rispetto alla quale nasce due anni dopo. Motore anteriore longitudinale, quindi, trazione posteriore con cambio spostato al retrotreno, secondo il proverbiale schema transaxle, sospensioni anteriori a quadrilateri e posteriori con ponte De Dion. La linea è firmata dalla Italdesign di Giorgetto Giugiaro, ma anche il Centro Stile di Arese ci mette del suo. Continua su Autoappassionati

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venerdì 27 settembre 2019

Monterey Car Week e Pebble Beach, l’auto d’epoca va in villeggiatura in California

Quello delle auto d'epoca è un mondo a sé, che poco ha a che vedere con le altre forme dell'automobilismo. Un mondo con regole proprie e con un calendario che scandisce il passare delle settimane attraverso eventi di ogni tipo, dai mercatini di paese fino ai concorsi di eleganze e alle aste più esclusive. In questa agenda la settimana a cavallo di Ferragosto è segnata in rosso, con l'attenzione globale che si sposta negli Stati Uniti, sulla west coast Californiana e più precisamente nei dintorni di Monterey, dove si tiene la omonima celebre “Car Week” che culminerà domenica nel Concorso di Eleganza di Pebble Beach, evento di grande richiamo per le auto storiche più preziose del mondo e per i collezionisti disposti a sborsare cifre da capogiro pur di portarle a casa. Continua su La Stampa

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sabato 21 settembre 2019

Alfa Romeo SZ, trent’anni di stravaganza firmata Zagato

Se pensate che l'ultima Alfa Romeo a trazione posteriore della “vecchia scuola” sia la 75, vi state sbagliando. Questo titolo spetta infatti alla SZ, che proprio quest'anno compie 30 anni. È un’auto molto particolare, da intenditori, figlia di una situazione altrettanto particolare. Il gruppo Fiat, infatti, aveva da poco inglobato anche il marchio del Biscione e ci teneva a dimostrare che con la sua gestione il cuore sportivo Alfa Romeo avrebbe continuato a battere. Così arrivò la decisione di produrre una vettura di élite, da vendere in pochi esemplari e a un prezzo alto, in cui condensare tutto il meglio della tecnologia di quel periodo. Ma per farlo in tempi brevi non si poteva partire da zero e quindi venne utilizzata ancora una volta la meccanica dell'Alfetta, che affondava le sue radici all'inizio degli anni Settanta. Continua su La Stampa

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martedì 17 settembre 2019

Honda S2000, l’urlo selvaggio dei 9.000 giri

Chi ama le auto non può non amare la Honda S2000. Perdonateci la parafrasi di ispirazione calcistica e perdonate voi stessi se non siete d’accordo con questa affermazione, perché la S2000 incarna tutto quello che dovrebbe essere una vettura sportiva senza tetto e inoltre monta uno dei motori più spettacolari mai finiti sotto il cofano di una vettura di serie. Siamo a metà anni Novanta e nel quartiere generale della Casa giapponese a Tokyo si sta cercando un modo per celebrare degnamente il mezzo secolo di storia del marchio. I fasti della Formula 1 sono finiti da poco e il loro ricordo è ancora molto vivo, mentre la crisi è ancora lontana e si possono spendere soldi senza troppa ansia. Così la decisione è quella di sviluppare una spider a due posti partendo dal classico foglio bianco e attingendo direttamente dall’esperienza in F1. Sono due gli aspetti che più di ogni altro derivano direttamente dall’esperienza nel Circus: la strumentazione digitale e il motore affamato di giri. Continua su Autoappassionati

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sabato 14 settembre 2019

La Mini compie 60 anni: la piccola inglese ha rivoluzionato il mondo delle citycar

La Mini compie 60 anni e lo fa proprio oggi, 26 agosto. Stiamo parlando, ovviamente, della versione originale arrivata sul mercato nel 1959 e non di quella rinata nel 2001 con la nuova proprietà tedesca del gruppo Bmw. La storia dell’icona dell’automobilismo inglese inizia a metà degli anni Cinquanta, quando la Crisi di Suez causa molte difficoltà nell'approvvigionamento dei carburanti e in breve tempo l'Europa si trova a secco di benzina. Continua su La Stampa

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lunedì 2 settembre 2019

Lamborghini Espada, il primo “Toro” da famiglia

Negli anni Sessanta se volevi un’auto davvero sportiva dovevi “accontentarti” di avere solo due posti. In un mercato molto più ristretto e rigido di quello attuale, c’era un grande salto tra le berline più veloci e le vere sportive. Andare veramente forte e avere la possibilità di portare altri tre passeggeri, semplicemente non si poteva fare. Ma proprio in quel periodo iniziarono a diffondersi le prime supercar a quattro posti e a Sant’Agata Bolognese la pioniera di questa nuova categoria fu la Lamborghini Espada. Debuttò davanti al pubblico internazionale del Salone di Ginevra nel 1968, dopo che lo stesso Ferruccio Lamborghini la volle fortemente. Il vulcanico imprenditore aveva chiesto al fidato Marcello Gandini, che lavorava in Bertone, una vera e propria quattro posti, proprio per rendere più ampia la sua gamma di vetture sportive. E il geniale designer riuscì a trovare spazio per un abitacolo piuttosto confortevole, mantenendo l’altezza entro il metro e venti. Continua su Autoappassionati

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mercoledì 28 agosto 2019

Audi RS2, 25 anni e non sentirli

Audi RS2 compie 25 anni. Nel 1994 le auto sportive erano fatte a forma di auto sportive, ovvero coupé o al massimo spider. Ovviamente c'era qualche eccezione, per esempio le berline ad alte prestazioni come la Lancia Thema Ferrari, la Opel omega Lotus o la BMW M5. Ma nessuno aveva ancora pensato di prendere una station wagon e trasformarla in una specie di supercar. Nessuno fin quando all'Audi hanno deciso di prendere la loro auto più venduta e trasformarla in una supercar. E siccome volevano fare le cose in grande, si sono fatti dare una mano dai «cugini» della Porsche. Questa è la storia della nascita della RS2, la prima Audi di serie che ha fatto sgranare gli occhi a tutti i «petrolhead» del mondo e non solo a loro. Sotto la carrozzeria della onesta 80 Avant, infatti, c'era una meccanica capace di farla andare forte come la 911 dell'epoca e infatti anche il prezzo di listino originale è piuttosto simile. Continua su GQ

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domenica 25 agosto 2019

BMW M3 E30, l’unica M3 a quattro cilindri della storia

Quando si parla di BMW M3, di solito c’è una sigla magica che mette d’accordo tutti gli appassionati: E30. Questo codice di progetto identifica la prima generazione della berlina a sportiva di Monaco di Baviera e la seconda generazione della Serie 3 “normale”, nata nel 1972. La E30 è rimasta sul mercato per dodici anni, tra il 1982 e il 1994, un caso più unico che raro, mentre la M3 E30 è arrivata nel 1985. E’ cioè la capostipite di tutte le berline sportive di Monaco di Baviera firmate “Motorsport”, una lunga dinastia di modelli che arriva ancora fino ai giorni nostri. Di tutte le sue caratteristiche tecniche che all’epoca la rendevano una vera e propria rarità c’è il motore: a metà anni Ottanta, infatti, per un propulsore benzina intorno ai 2 litri era normale erogare circa 100-120 CV CV. Il 2.3 della M3 E30, invece, disponeva di ben 200 CV a 6.750 giri minuto. Il segreto di questo quattro cilindri in linea era la sua stretta derivazione da quello che equipaggiava le Formula 2 BMW a partire dal 1972. La sua storia è molto affascinante, perché le prime pagine sono state scritte all’inizio degli anni Sessanta. Continua su Autoappassionati

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sabato 24 agosto 2019

Maggiolino addio, dopo 80 anni cala il sipario su un'icona del '900

Nella Volkswagen del futuro non c'è più posto per il Maggiolino. Non quello voluto da Hitler alla fine degli anni Trenta, ma quello rinato nel 1998 in California sulla base della Golf IV e poi aggiornato nel 2011 con uno stile meno tondeggiante e fumettoso. Oggi, nella fabbrica messicana di Puebla, verrà prodotto l'ultimo esemplare del New Beetle che poi finirà direttamente nel Museo di Wolfsburg. Un destino comune a quello del vecchio “Kafer” che era stato prodott nella stessa fabbrica fino al 2003, totalizzando oltre 21,5 milioni di esemplari. Non è un record assoluto in termini di quantità, ma lo è quanto a longevità, visto che la prima Volkswagen - per molti anni il nome della marca e del modello sono coincisi - è l'auto prodotta più a lungo in tutta la storia. Continua su La Stampa

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mercoledì 21 agosto 2019

Opel Calibra, la “coupé per tutti” compie 30 anni

C'erano una volta, tanto tempo fa, le coupé per tutti. Auto sportive derivate da modelli di massa, con prestazioni brillanti, linee che facevano sognare e costi di gestione più che ragionevoli. C'erano una volta perché oggi sono quasi sparite, cancellate dai gusti degli automobilisti europei che ogni giorno di più rispondono a una sola parola d'ordine: Suv. È di qualche settimana fa la notizia che Audi non svilupperà la quarta generazione della TT, accelerando ancora di più il processo di estinzione di una nicchia di mercato che è già con un piede nella fossa. Ai nostalgici non rimane che consolarsi con i ricordi e magari tenere d'occhio il mercato dell'usato in cerca di qualche regina degli anni Novanta, come per esempio la Opel Calibra, che proprio in questi giorni compie trenta anni. Continua su La Stampa

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martedì 13 agosto 2019

Le 5 Renault Turbo più cattive di sempre

Dici Renault Turbo e pensi alla Formula 1. Quaranta anni fa un motore turbo vinceva per la prima volta un Gran Premio di Formula 1: era il 1° luglio 1979 e sul circuito francese di Digione Jean-Pierre Jabouille passava sotto la bandiera a scacchi prima di tutti con la sua RS 10. René Arnoux, al volante della vettura gemella, si piazzava terzo, dopo quello che viene considerato il duello più epico della Formula 1, con un certo Gilles Villeneuve (Ferrari 312T). Da quel giorno tutto è cambiato e i motori turbo hanno iniziato a farsi strada sia nel mondo del motorsport che in quello delle auto di serie e Renault è stato uno dei marchi a crederci di più, anche se per i primi venti anni sono stati utilizzati solo per aumentare la potenza. Oggi, invece, la sovralimentazione è un must anche su propulsori più piccoli e cittadini, perché nel frattempo la tecnologia si è evoluta e ha permesso di aumentare l'efficienza. E pensare che all'inizio il turbocompressore era una tecnologia riservata ai mezzi pesanti. Vediamo dunque, quali sono le cinque Renault Turbo più significative della storia. Continua su GQ

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lunedì 5 agosto 2019

Traction Avant, 2CV e CX. La storia Citroën attraverso tre modelli

L'abitacolo è stretto, non ci sono cinture di sicurezza, il parabrezza è così vicino che si potrebbe toccare con il naso. Il volante, poi, è gigantesco, pur avendo una corona molto sottile. Chiave di avviamento in "on", motore già caldo e un colpo di levetta per accenderlo. Qualche sbuffo, un rumore sinistro, una piccola incertezza e poi finalmente il 4 cilindri Citroën prende vita. La Traction Avant è pronta a partire. Il modello che stiamo guidando è una 11 BL del 1956, praticamente una delle ultime versioni prodotte di un'auto che ha debuttato sul mercato nel 1934. È una delle vetture storiche che Citroën ha radunato alle porte di Parigi per festeggiare il centenario. Un secolo fa, infatti, un certo André Citroën presentava la prima automobile che portava il suo nome. Il marchio omonimo era già stato fondato qualche mese prima, ma il 4 giugno del 1919 fu esattamente il giorno in cui molti parigini riempirono la salle d’exposition Alda, che si trovava agli Champs Élysées, per osservare la Type A. Continua su La Stampa

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domenica 4 agosto 2019

Maserati Indy, 50 anni di classe italiana

Il 1° luglio di cinquanta anni fa la prima Maserati Indy lasciava la storica sede di via Ciro Menotti 322 a Modena per essere consegnata in Svizzera. Destinata a un ricco imprenditore elvetico, aveva la carrozzeria in colore «oro metallizzato» e gli interni in pelle marrone. La Indy era stata presentata nel 1968 al Salone di Torino per andare ad ampliare una gamma composta da: Ghibli, Mexico, Mistral, Quattroporte e Sebring. Un'offerta piuttosto ricca se si pensa che la Casa modenese produceva circa 700 vetture all'anno. La Indy - il cui nome ricorda le vittorie alla 500 Miglia di Indianapolis del 1939 e del 1940 - nacque per far fronte alle richieste da parte dei clienti che erano alla ricerca di una vettura comoda, abitabile e dalle caratteristiche sportive. Il design venne affidato alla Carrozzeria Vignale con l’obiettivo di sviluppare un coupé a quattro posti comodi in grado di garantire comfort, alte prestazioni e design innovativo.

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mercoledì 31 luglio 2019

Mazda MX-5, la spider democratica compie 30 anni

Quando, nel 1989, Mazda presentò la prima MX-5 al Salone di Chicago, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che nei successivi 30 anni sarebbe diventata la spider più venduta in tutta la storia dell'automobile. Di solito basta provarla per capire tutto e noi lo abbiamo già fatto. Qui, invece, ci concentreremo sulla sua epopea, cercando di condensare tutti gli avvenimenti importanti. Tutto iniziò dieci anni prima, nel 1979, quando un giornalista americano parlò con l'uomo che sarebbe presto diventato il Presidente di Mazda, spiegandogli il suo amore per le piccole sportive leggere, in particolare le «spiderine» europee, inglesi ed italiane. Ed è proprio quella la filosofia che l'azienda giapponese ha sposato, quella di creare un'auto compatta, da guidare a cielo aperto, con una perfetta distribuzione dei pesi per avere un ottimo comportamento stradale. Continua su GQ

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domenica 28 luglio 2019

Toyota Supra, la diva del cinema che viene dal Giappone

Un bel ruolo da protagonista nel primo episodio della saga Fast and Furious e il successo è stato servito. I più critici si chiedono se questa nipponica avrebbe comunque raggiunto il successo anche senza “effetti speciali”, ma rimane il fatto che la Supra è riuscita a conquistare il cuore di molti, anche e soprattutto grazie al suo portentoso cuore meccanico. Insomma, la coupé giapponese è stata catapultata senza preavviso nel jet-set, a dimostrazione che la storia delle vetture spesso non è lineare: ci sono modelli ben noti che all'interno del loro mercato domestico hanno molto successo, ma poi quando ne varcano i confini rimangono quasi ignoti, come nel caso delle prime due generazioni della Supra, la A40 (1979-1981) e la A60 (1982-1986) che erano praticamente le versioni top di gamma della Celica.

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