giovedì 19 maggio 2011

Fabbricare auto o raccontare storie?

Come è lontano il 1961. Sono passati 50 anni esatti da una delle più famose edizioni del Salone dell’automobile di Ginevra. Tutti gli appassionati se la ricordano  per la presentazione di una delle automobili più belle di sempre, la Jaguar E-Type. Una coupé così meravigliosa che anche il leggendario Enzo Ferrari si produsse in un pubblico elogio, proprio lui che non aveva mai parlato di un’ auto che non portasse il suo nome. L’assemblaggio del primo esemplare, destinato al salone, fu completato sul filo di lana e un collaudatore viaggiò per tutta la notte, da Coventry a Ginevra, per consegnarlo in tempo. La E-Type concentrò su di se tutti gli sguardi;  giornalisti, amatori, curiosi, tutti ammiravano la sua linea prestante e allo stesso tempo elegantissima.  Ferrari aveva portato in Svizzera la sua ultima creatura, la 250 GT California Spyder, un’auto destinata a diventare una icona del jet-set internazionale. Rendendosi conto che l’interesse del pubblico era tutta concentrato sulla Jaguar, il Drake temporeggiò e fece esporre la Spyder solo l’ultimo giorno del salone, riuscendo, grazie all’effetto sorpresa, a darle tutta l’attenzione che meritava.
Negli anni sessanta il marketing non era ancora entrato prepotentemente nelle case automobilistiche, erano tecnici e ingegneri a comandare. Tutte le risorse intellettuali erano impiegate sul prodotto. L’aspetto estetico di un’ auto era espressione della meccanica e della dinamica. La mission di costruttori come Ferrari o Jaguar era di creare l’auto sportiva più bella e veloce, e in un mercato in cui non esisteva la concorrenza spietata dei giorni nostri, era (relativamente) facile stupire il pubblico.

Il mercato degli anni duemila è ben diverso. Le case automobilistiche sono tante e vengono da ogni parte del mondo. Nel segmento delle piccole auto l’offerta è talmente vasta e i margini di guadagno sono così risicati che tutti i costruttori usano lo stesso schema meccanico e alcuni sviluppano telai e motori insieme per poi utilizzarli su vetture dal marchio differente, differenziandole con la linea della carrozzeria. Ma anche nel settore delle supercar, dove il prezzo conta relativamente e la tecnica è al centro della scena, la concorrenza è serrata. Sembra che creare l’auto più bella, leggera e potente non basti più. Con le moderne tecnologie di progettazione è molto più facile di un tempo raggiungere un alto livello. Così i marchi che possono contare su un’alta reputazione tentano di conservarla e di innalzarla ancora di più, mentre quelli meno nobili ribattono a suon di prestazioni formidabili. Pensate a quante sportive sopra i 500cv si possono comprare. Potenze che fino a pochi anni fa erano appannaggio di due o tre case automobilistiche, adesso sono disponibili anche su berline e station wagon. E quale è il modo per differenziare una supercar da una station wagon? Disseminare piccoli particolari e dati tecnici della vettura qualche mese prima del lancio, far comparire la foto di un faro o di un passaruota, dichiarare un tempo sul giro al Nürburgring o addirittura diffondere su internet una foto “rubata”, per far scatenare i siti e i forum di appassionati…insomma, raccontare la nascita di un auto come fosse una storia avvincente. Sarà questa la strada giusta? Staremo a vedere… BRUUUM!

2 commenti:

  1. ...nn sò se è la strada giusta,ma intanto creano aspettativa e cercano di farti venire l acquolina in bocca....secondo me spesso non ci riescono,soprattutto se il prodotto nn è all altezza!cmq finchè crederanno che questa è la strada giusta la percorreranno;sicuramente far conoscere il prodotto è fondamentale,però ciascuno ha una propria idea su come farlo....e nn si sa mai se ,quando si vende,sia merito del prodotto o di come si vende...e nn c' è la controprova,quindi......ci terremo questa strada fino a quando qualcuno nn convincerà tutti che ce n'è un' altra migliore.

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  2. Caro anonimo, in verità ci sono delle indagini di mercato che permettono di stabilire le motivazioni che hanno portato all'acquisto di un'auto, ma sono dati gelosamente custoditi dalle case automobilistiche, quindi difficilmente divulgabili. Ad ogni modo, come dici giustamente tu, questa è la strada che hanno imboccato e noi possiamo farci ben poco..chi vivrà vedrà!

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