mercoledì 23 maggio 2012

I trucchi per risparmiare, finestrini chiusi e gomme ok


Se durante la primavera del 2009 vi siete presi un weekend di vacanza, per fare il pieno alla vostra auto avrete pagato circa 50 euro.  Se state pensando di replicare, magari partendo per il ponte del  due giugno, mettete in conto almeno 95€ per riempire il serbatoio. La spesa è praticamente raddoppiata, ma risparmiare qualche euro è possibile. Innanzitutto occhio ai prezzi! Le stazioni di servizio “no-logo”, che non hanno vincoli con le compagnie petrolifere, o quelle solo self service hanno prezzi  più bassi anche di 15 centesimi al litro. Volendo spendere ancora meno c’ è il GPL, ma bisogna considerare che  il costo della trasformazione dell’auto è di circa 2.000€ e che la manutenzione è  più cara. In ogni caso esistono degli accorgimenti per consumare meno e sono utili su tutte le automobili. L’attrito con l’asfalto è nemico dei consumi, per questo è meglio montare pneumatici non troppo larghi e con bassa resistenza al rotolamento, ricordando che l’aderenza  delle gomme sarà leggermente inferiore rispetto a quelle standard; la pressione di gonfiaggio, poi, deve essere quella indicata dal costruttore e va controllata una volta al mese. Anche l’attrito con l’aria va ridotto il più possibile, evitando di caricare oggetti sporgenti o di lasciare montato il portapacchi e tenendo chiusi i finestrini.
La manutenzione dell’auto è altrettanto importante, un veicolo poco curato è meno efficiente e consuma di più. Tuttavia, spesso è lo stile di guida che fa scendere con troppa velocità la lancetta del carburante. Un’abitudine di molti, del tutto inutile con le auto moderne, è quella di scaldare il motore da fermo prima di partire; è tutto carburante sprecato. Bisogna muoversi subito, aspettando comunque di raggiungere la temperatura di esercizio prima di prodursi in scatti brucianti al semaforo. A questo proposito è bene ricordarsi che anche l’auto più parsimoniosa, se spremuta a fondo, consuma come una Formula 1. La maggiore economia di funzionamento si ottiene usando delicatamente il pedale del gas, scegliendo una marcia che non faccia urlare ma nemmeno soffocare il motore. Inoltre si deve cercare di mantenere una velocità costante, guardando lontano per capire le variazioni del traffico così da evitare accelerate inutili e frenate superflue.
Qualora tutto questo non sia sufficiente, allora è il rapporto con la propria auto che va ripensato. Per quanto l’Italia non brilli per efficienza dei mezzi pubblici e disponibilità di piste ciclabili, nella vita di ognuno di noi ci sono delle circostanze in cui si potrebbe fare a meno dell’automobile, salendo su un bus, inforcando una bicicletta o più semplicemente andando a piedi. E se proprio non se ne può fare a meno, si possono ridurre considerevolmente le spese con il “car pooling”, ovvero la condivisione della propria vettura con altre persone. È un sistema già diffuso in altri paesi e sta prendendo piede anche in Italia. Esistono dei siti internet specializzati dove si possono offrire e richiedere passaggi senza incappare in situazioni spiacevoli, grazie a una serie di misure di sicurezza. Quasi tutte le auto dispongono di cinque posti, perché non sfruttarli tutti?

La Repubblica - 22 maggio 2012

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lunedì 14 maggio 2012

25 ore di Magione Energy Saving Race


Non avevo mai partecipato a una gara di durata e non avevo mai guidato in pista di notte. In un solo weekend ho colmato entrambe le mancanze! L'occasione è stata la 25 ore di Magione, una gara di durata per vetture strettamente di serie dove non vince chi va più forte, bensì chi consuma di meno. Questa competizione è giunta alla sua sesta edizione e quest'anno prevedeva 13 ore di percorso stradale e altre 12 di pista, queste ultime tutte in notturna. Ho gareggiato con una Mercedes E 200 NGT, cioè bifuel benzina-metano. L'equipaggio di cui facevo parte era quello di Ecocar, rivista del gruppo Eurosport Editoriale, ma ho anche avuto occasione di guidare un'altra Mercedes, precisamente una ML 250 CDI; i ragazzi di autoblog erano solo due, io e altri driver gli abbiamo dato ogni tanto il cambio durante la notte.
Già, la notte...Se state pensando che guidare in pista per consumare poco, e quindi andando piano, sia una passeggiata, vi state sbagliando di grosso. La tecnica di guida da adottare è solo una: bisogna far scorrere la macchina. Il freno va scordato, le traiettorie strette per tagliare le curve, ma non troppo spigolose per non perdere velocità; tutto ciò senza mai superare i 90/100 km/h, ma tenendo presente la velocità media minima di 60 km/h imposta dal regolamento. E l'indicatore istantaneo di consumo è sempre lì davanti a ricordarti impietoso ogni minimo errore.
Finito lo stint delle 24-2 il sonno arriva inesorabile. Recupero il sacco a pelo dalla macchina, trovo un tavolone di legno negli uffici della direzione gara e mi ci spalmo sopra. Mi addormento all'istante per risvegliarmi alle 6 con la luce del sole. Il tempo di un caffè e di buttarmi un po' di acqua in faccia che rientra la ML; la guiderò dalle 6:30 alle 8 del mattino. Con la luce è tutto più facile e la ML a dispetto della sua massa da autocarro si lascia guidare abbastanza bene, anche se l'ESP non disinseribile è troppo invadente.
La gara termina alle 9:00, il tempo di fare le verifiche tecniche e qualche foto e escono le classifiche. La E a metano ha finito la gara con un consumo medio di 4,9kg di metano per 100km e 7,1 litri di benzina per 100km. La ML diesel ha fatto in media 16 chilometri con un litro, un risultato eccellente. BRUUUM!!!

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mercoledì 2 maggio 2012

L'auto abbandonata

Era prevedibile, era stato previsto e puntualmente è successo. Il mercato dell'auto è crollato. I costi di gestione e di mantenimento sempre più alti, i prezzi dei carburanti alle stelle e la paura del futuro bloccano gli italiani, che non entrano più nelle concessionarie preferendo tenersi l'auto, nuova o vecchia che sia, magari sostituendo pezzi importanti per allungarle la vita. Da inizio anno le vendite sono calate quasi di un un quarto, tornando ai livelli degli anni 80. Un colpo durissimo non solo per l'industria dell'auto ma anche per tutto l'indotto, concessionarie in testa. In Italia questa contrazione si sta sentendo moltissimo, ma anche nel resto dell'Europa le cose non vanno tanto meglio.
La differenza si percepisce anche sulle strade e nelle città, dove di auto nuove se ne vedono sempre meno, per non parlare poi delle auto di lusso che sono diventate invendibili. E qui il problema riguarda sia il nuovo che l'usato. Il superbollo e la paura dei controlli fiscali stanno bloccando le compravendite di tutte quelle auto che superano i 250CV o i due litri di cilindrata. Anche le grosse berline turbodiesel da 3000cc, fino a poco tempo fa cavallo di battagli di marchi come Audi, BMW e Mercedes, stanno subendo un drastico arresto.
Le proiezioni per l'anno 2012 parlano di non più di 1.400.000 auto nuove immatricolate, quando solo cinque anni fa se ne vendevano 2.400.000 grazie al doping degli incentivi statali. L'impressione è che il Governo Monti stia ottenendo il risultato contrario rispetto a quello voluto, ovvero aumentare il gettito fiscale, senza contare il potenziale rischio che le migliaia di disoccupati provenienti dal settore auto rappresentano per il sistema-paese. La Fiat stessa benedice la fusione con Chrysler e l'ottima presenza sul mercato brasiliano, perché i conti europei sono un bagno di sangue.
La verità è che le misure del Governo Monti e la crisi stanno portando all'evidenza un problema a lungo mascherato, ovvero la saturazione del mercato europeo. L'Italia è prima al mondo come numero di auto possedute, circa 70 ogni 100 abitanti; tradotto vuol dire che l'auto ce l'hanno tutti. La soluzione alla crisi del mercato dell'auto, quindi, è fuori dall'Europa. Del resto in USA se la sono già lasciata alle spalle e le vendite sono ripartite, ma in Europa la fine del tunnel è molto lontana. Non è un caso che l'ultima Fiat presentata, la Viaggio, sia destinata alla Cina, dove verrà prodotta e anche venduta. 

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giovedì 19 aprile 2012

Ai cinesi piace grande (il Suv)


Un mio carissimo amico, malato di automobili come me, sostiene che le dimensioni dell'auto che si guida sono inversamente proporzionali alle dimensioni del proprio...ego! A dir la verità la frase di questo mio amico è un po' diversa, ma credo che ci siamo capiti. Uno degli esempi migliori che si può fare è quello dei Suv, automobili che occupano molto spazio e hanno masse non indifferenti, il più delle volte senza motivi reali. Se chiedete a un possessore di Suv che cosa gli piace della sua auto, probabilmente inizierà a snocciolarvi una serie di motivazioni, magari apparentemente valide e intelligenti, ma la realtà dei fatti è un'altra. La verità è che il Suv si compra quasi esclusivamente per ragioni di arroganza e prepotenza, perché è bello sentirsi dominanti nel traffico, in un posto guida rialzato e al riparo da due tonnellate di lamiera. Però poi mica si può andare piano, o avere una macchina che si imbarca a ogni curva. Ecco quindi il Suv sportivo! Tutte i modelli principali hanno a listino versioni "cattive", che promettono prestazioni da supercar e in qualche caso mantengono anche le promesse grazie a pneumatici smisurati, sospensioni attive, motori potenti e controlli elettronici degni di un Eurofighter. Va da sé che sono auto costose, alla portata di pochi facoltosi, che però in Europa e soprattutto in Italia spendono sempre meno in questo genere di vetture. D'altro canto questi sport-suv sono sempre più richiesti in mercati esplosivi come quello cinese. Per Porsche, ad esempio, la Cina è il secondo mercato dopo gli Stati Uniti e ogni due Porsche vendute, una è una Cayenne. Evidentemente i cinesi danarosi vogliono esternare anche dimensionalmente le loro possibilità economiche.
Ecco perché al prossimo Salone di Pechino in programma a fine mese, vedremo due auto del calibro della Cayenne GTS e dell'Audi RS Q3 Concept, che faranno il loro debutto ufficiale. Per la prima è già previsto un boom di ordini; per la seconda, invece, anche se in Audi non lo dicono, si aspettano una tale richiesta da doverla per forza mettere in produzione. 
Io mi auguro che queste due auto abbiano un grande successo e che tutta la produzione venga assorbita dalla Cina, cosicché non ne debba mai vedere una in giro...BRUUUM!!!

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venerdì 13 aprile 2012

I tedeschi ci invadono di nuovo

Anche se questa volta non vestono uniformi decorate con la croce uncinata, i tedeschi ci stanno invadendo, o meglio, stanno invadendo le nostre eccellenze in campo motoristico. Lo fanno in una maniera molto semplice e del tutto legale: vengono, pagano e prendono. È iniziato tutto qualche anno fa con la Lamborghini. In Italia non l'avrebbe mai acquistata nessuno, men che meno il Gruppo Fiat, ché il vicinato con quelli di Maranello non lo avrebbe permesso. Poi è stata la volta degli uomini come Walter De Silva, al quale dobbiamo le pluripremiate Alfa 156 e 147, e Luca De Meo, ex-responsabile del marketing Fiat e del successo della 500. Per non parlare di Giorgetto Giugiaro e della sua Italdesign, che sono entrate in orbita Volkswagen. Ma non finisce qui. Due giorni fa è stato perfezionato l'acquisto dell'ultra specializzato Centro Prove di Nardò da parte di Porsche. Un impianto di eccellenza voluto dalla Fiat negli anni settanta, reso famoso dal suo anello per l'alta velocità di 12 chilometri.
Il fatto che l'Alfa Romeo sia ancora nelle nostre mani e non in quelle di Audi dipende dal non raggiungimento di un accordo economico soddisfacente per entrambe le parti, cioè Fiat e VW, e forse dal fatto che Marchionne teme di essere linciato...Ma i tedeschi non si danno per vinti, l'attacco all'Alfa è solo rimandato, mentre quello alla Ducati sembra essere ormai cosa fatta. È così, le Rosse di Borgo Panigale presto entreranno in orbita VW e il futuro è tutto da scrivere.
Fare gli orgogliosi e i patriottici è inutile, bisogna riconoscere la dura verità: stiamo rovinando il nostro Paese. Non conta essere tecnici geniali e designer creativi, negli affari ci vogliono organizzazione, infrastrutture, meritocrazia, trasparenza, investimenti, gestioni virtuose. Tutte cose che in Italia non sembriamo in grado di fare, tranne che in piccoli casi. Il fatto che la maggior parte dei marchi leggendari di moto che avevamo se la passino male, o peggio non esistano più, dovrebbe far riflettere. Benelli, Gilera, Laverda, Moto Guzzi, Moto Morini. Tre sono praticamente defunte e due sono in cerca di perenne rilancio.
La Fiat, per sopravvivere, si vuole staccare sempre di più dall'Italia e da un universo politico dove il più pulito ha la rogna e quasi sempre è incompetente (vi ricorda qualcosa il caso Rossignolo-De Tomaso)? Lo stesso universo politico che per rianimare il Paese si preoccupa di far licenziare più facilmente i lavoratori, anziché cercare il modo per farli assumere.
A questo punto penso che sia più produttivo mettersi l'anima in pace e lasciare fare ai tedeschi; consegniamogli la Ducati, l'Alfa Romeo e tutto quello che di buono è rimasto in Italia, prima di rovinarlo con le nostre mani.

P.S. La Ducati costa un miliardo di euro, più o meno quanto i partiti politici italiani si sono presi dalle nostre tasche grazie ai rimborsi elettorali che con un referendum avevamo abolito.

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martedì 10 aprile 2012

SRT Viper, welcome back!

Nel 1992, quando uscì la prima Viper, avevo otto anni. Nonostante la tenera età ero già malato di automobili e cercavo di farmi una cultura leggendo il più possibile. La vidi la prima volta in un librone che pubblicava Quattroruote, "Tutte le auto del mondo" si chiamava, e iniziai a interrogarmi su quella strana auto che sembrava uscita da un fumetto della Marvel. La linea era bellissima, così lontana dai canoni delle sportive europee eppure così aggressiva; mi piacque sin dal primo istante. Poi lessi la scheda tecnica e lo sbigottimento fu totale. Dieci cilindri, ma soprattutto 8 litri di cilindrata, non pensavo nemmeno che potessero esistere su un'auto.
La Viper è stata fuori dagli schemi sin dalla sua nascita. Del resto quale altra auto sportiva può vantare un motore derivato da...un camion? Il V10 appartiene infatti alla famiglia LA dei motori Chrysler dell'epoca e deriva strettamente dal Magnum 5.9 V8. Quando gli ingegneri della Lamborghini, allora controllata da Chrysler, si videro recapitare un motore completamente in ghisa da 360kg, probabilmente pensarono a uno scherzo. Invece dovevano riuscire a trasformarlo in un motore sportivo. Basamento e testa divennero subito in alluminio, mentre la distribuzione rimase a 2 valvole per cilindro, poiché in Chrysler erano dubbiosi sul potenziale di vendita dell'auto e non volevano spendere troppo. Il risultato furono 400CV a 4600rpm e 630Nm a 3600rpm. Aveva rapporti del cambio lunghissimi, ma grazie al peso contenuto entro i 1500kg le prestazioni erano ottime. La Viper si è evoluta costantemente, senza stravolgimenti, fino ai giorni nostri, costruita in ben 25.000 esemplari. Anche se nel 2008 alla Chrysler pensavano di disfarsene, dopo la fusione con Fiat cambiarono idea...Negli ultimi tre anni infatti è stata progettata una Viper tutta nuova, stavolta con l'aiuto dei tecnici di Maranello. Il risultato è degno di nota.
La nuova SRT Viper mantiene la massa entro i 1500kg, il motore ha guadagnato cavalli (649), perso peso (230kg) e gira fino a 6200rpm, mentre il telaio è più rigido del 50%. L'allestimento interno e le finiture hanno fatto un clamoroso salto di qualità, ora la Viper è all'altezza delle concorrenti europee. Il cambio manuale è l'unico baluardo della guida "vecchio stile" perché anche qui sono comparsi gli immancabili sistemi elettronici di aiuto e assistenza alla guida. Che cosa altro non è cambiato? La linea! Sempre mozzafiato...BRUUUM!!!










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giovedì 5 aprile 2012

Audi A1 Quattro e Mini Countryman JCW, vorrei ma non posso...


Prima di entrare nel merito faccio una piccola descrizione di queste due auto. La A1 Quattro è una serie limitata di 333 esemplari venduta alla modica cifra di circa 50.000€. Si tratta di una normalissima A1 sulla quale viene trapiantata la meccanica dell'Audi S3, comprensiva dell'assale posteriore adatto per ospitare la trazione integrale. È poi sufficiente un maquillage estetico di impatto per fare si che questa A1 si meriti l'appellativo Quattro.
La Mini Countryman JCW è invece una vettura di serie a tutti gli effetti; si pone come versione top di gamma della gamma Countryman, offrendo il 1.6 turbo nella versione da 218CV abbinato alla trazione integrale. Anche se è lontanamente imparentata con la Countryman WRC del Mondiale Rally, fa ben poco per ricordarlo. Forse gli inglesi hanno più pudore dei tedeschi? No, perchè sono tedeschi anche quelli di Mini...
Ma veniamo al dunque. La A1 Quattro è una colossale operazione di marketing. Metterla insieme all'Audi è costato pochissimo, dopodiché è stato sufficiente realizzare un paio di video sulla neve per sentirsi autorizzati a insignirla dell'appellativo Quattro. Per chi non se lo ricordasse la Audi Quattro è stata l'auto che ha cambiato le regole dei rallies, sperimentando la trazione integrale nelle competizioni. Ora, a parte il fatto che questa A1 non vedrà mai nessun genere di bandiera a scacchi, il vero problema (se così si può chiamare) è che quest'auto è in realtà una trazione anteriore, in quanto il giunto centrale invia coppia alle ruote posteriori solo quando quelle davanti slittano. Ogni auto da rally che si rispetti ha la trazione integrale permanente, che permette di guidare contando anche sulla spinta del posteriore, cosa che questa A1 Quattro non consente di fare. Ma in Audi non sono nuovi a questo genere di misunderstandig, come avevo già spiegato in un altro post...In realtà questa A1 Quattro, oltre a rimpinguare le casse di Ingolstadt, servirebbe a sondare il terreno in vista della possibile produzione dell'accoppiata S1/RS1. 
Per tornare alla Mini, non ho niente contro di lei. Certo, costa uno sproposito per quello che offre, ma questa è una caratteristica comune a tantissime auto premium. Spero solo che il pudore degli esperti BMW resti tale e che nei prossimi mesi non esca una Countryman WRC Replica...

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