mercoledì 28 settembre 2011

Arriva la Cross-Bravo?

Ormai sembra certo, la nuova Fiat Bravo non avrà le classiche forme della berlina a due volumi e probabilmente cambierà nome. La dovremmo vedere sul mercato nel corso del 2013. Sviluppata sul solito pianale C-Evo (lo stesso della Giulietta), tenterà di ripetere le fortune di auto come la Nissan Qashqai, la crossover per eccellenza. In Fiat devono aver pensato che una berlina tradizionale sarebbe stata difficile da differenziare rispetto alle cugine Delta e Giulietta, che peraltro stanno ottenendo buoni risultati sul mercato. Quindi ecco la rivoluzione, o per meglio dire l'innovazione, di quello che dei tre dovrebbe essere il marchio più dinamico. Con la nuova Bravo Fiat si rivolgerà anche alle famiglie bisognose di spazio che, dopo l'uscita di produzione della Stilo MW e della Multipla, si sono rivolte altrove.Quello che ancora non si sa, è se saranno disponibili versioni a trazione integrale. Ma visto che anche la Sedici è avviata al pensionamento, forse varrà la pena di sfruttare l'ampio know how di Jeep. 
E voi? Preferireste una Bravo o una Cross-Bravo? BRUUUM!

martedì 27 settembre 2011

Due auto, due leggende: Land Rover (Defender) e Porsche 911

Al Salone di Francoforte abbiamo visto molte nuove auto, tra cui due importanti novità. La prima sotto forma di concept, la seconda già pronta per la produzione. Ecco quindi la Land Rover DC100, che prefigura la nuova Defender, ovvero il fuoristrada per eccellenza. L'auto più longeva sul mercato, visto che il modello tutt'ora in commercio, deriva strettamente dalla mitica "80" del 1948. Alla fine, anche i britannici si sono dovuti piegare alla dura legge del mercato e, mentre aggiornano l'attuale Defender con un nuovo motore Euro 5, iniziano a sondare il terreno con questa concept, perché quando si cambia radicalmente un modello che rappresenta un' incona, è molto facile ottenere un insuccesso (citofonare a Wolfsburg per maggiori informazioni...).
A Zuffenhausen, invece, sono maestri nel far diventare un unico modello un pilastro insostituibile. Stiamo ovviamente palrando della Porsche 911, una delle auto sportive più famose del mondo; sicuramente la più diffusa e longeva. La prima "901" è del 1964 e inizialmente non piacque neanche molto. Ma un mito può crearsi sia grazie ad un evento speciale che con il trascorrere del tempo. E il tempo è stato galantuomo con la Porsche.
La costante e continua evoluzione del modello, le ottime prestazioni unite ad un' affidabilità a prova di bomba, i successi nelle gare di tutto il mondo e non ultima la presenza nel cinema. Sono questi i fattori che hanno decretato il successo della 911. Per trent'anni esatti la linea rimase immutata, solo con la serie 993 del 1994 vennero introdotte le prime modifiche. Il cambiamento epocale si verificò nel 1997 con la serie 996, per la prima volta raffreddata a liquido, visto che con l'obsoleto raffreddamento ad aria era ormai impossibile accrescere la potenza del motore. Ma la 996 portava con sè anche una sostanziosa rivisitazione del desing (le polemiche sui fari anteriori "allungati" non sono ancora concluse), dalla quale derivava anche un accrescimento delle dimensioni. La 996 è stata una Porsche di grande successo, nonostante si fosse allontanata dalla tradizione, alla quale invece si riavvicinava la successiva 997, specialmente nelle forme. I fari nuovamente rotondi e il padiglione posteriore più spiovente la rendevano più coerente con le vecchie 911.
Al Salone di Francoforte abbiamo ammirato la nuova 991, di imminente commercializzazione. È indubbiamente una bella macchina e subito riconoscibile come una 911. Tuttavia ho qualche perplessità...se la linea del padiglione sempre più bassa e le proporzioni quasi simmetriche tra anteriore e posteriore si allontanano dai classici stilemi della 911 per inchinarsi alle esigenze dell' aereodinamica, i fari posteriori "Aston Martin Look" a quali esigenze rispondono...? BRUUUM!!!

domenica 18 settembre 2011

Maserati Kubang, il ritorno!

Per la serie “A volte ritornano”, ecco a voi la Maserati Kubang!
Come dite? Questo nome non vi è nuovo? Bè, suppongo sia normale visto che il concept presentato in questi giorni a Francoforte ha lo stesso nome del prototipo apparso nel 2003 al Salone di Detroit.
Per la precisione la nuova Maserati si chiama Kubang Concept e ha anche un nuovo design, che si può tranquillamente definire riuscito, sebbene abbia perso l’originaria paternità di Giorgetto Giugiaro, nel frattempo assunto a tempo pieno dal Gruppo Volkswagen. A tal proposito è curioso ricordare che la Kubang del 2003 non entrò mai in produzione poiché Fiat non disponeva di un pianale sul quale realizzarla e ovviamente realizzarne uno ex-novo sarebbe stato troppo costoso. Fu per questi motivi che dal Lingotto telefonarono a Wolfsburg per avere un aiuto, nella fattispecie il pianale della Touareg/Cayenne, ma l’accordo non andò mai in porto. Forse i tedeschi non volevano darsi la zappa sui piedi, contribuendo a creare una pericolosa concorrente, fatto sta che a Torino non trovarono altre strade per industrializzare e vendere la Kubang.
Ora che Fiat e Chrysler (quindi anche Jeep) sono una cosa sola e che di pianali da utilizzare ce ne sono diversi, la Kubang è rinata da una costola della nuova Grand Cherokee. A guardarle esternamente non si direbbe e a Modena giurano che i motori saranno italiani e che anche la componentistica e lo sviluppo sarà curato nella “Terra de mutor”. Insomma la Kubang che vedremo nel 2013 sulle strade sarà la summa di un pianale Jeep (ma originariamente Mercedes, giacché la Grand Cherokee era stata progettata ai tempi dell’alleanza tedesco-americana) e di motori Ferrari modificati alla bisogna.
Ormai nell’industria dell’auto non ci si stupisce più di nulla e tutti i tabù sono caduti, quindi la Kubang avrà sicuramente un buon successo; tuttavia viene un po’ di amaro in bocca se si pensa a quante occasioni sono state perse dal Gruppo Fiat nel mercato dei SUV. Agli appassionati verrà subito in mente un altro  nome: Alfa Romeo Kamal. Per chi non la ricordasse dirò che è stata presentata anch’essa nel 2003; 435cm di lunghezza, pianale di derivazione 147/156, trazione integrale Q4 e motore 3.2 V6. Ovviamente si potevano anche montare gli altri propulsori Alfa a 4 cilindri, benzina e diesel. La Kamal è uno dei grandi misteri irrisolti del Gruppo Fiat, un’auto praticamente pronta per la produzione, che si sarebbe inserita in un segmento dove la BMW ha a lungo dominato con la X3 e dove si sono tuffati anche Audi e M-B, rispettivamente con la Q3 e la GLK.
Il fenomeno SUV è nato ormai da un decennio, un lungo periodo di tempo in cui al Lingotto sono rimasti a guardare i successi degli altri marchi, generalisti e premium, riuscendo solamente a mettere sul mercato la Sedici, che altro non era che una Suzuki con motori Fiat. Adesso che i pianali e il know how Jeep sono a disposizione, si tenta di recuperare il terreno perduto. La Kubang arriverà presto e la Freemont AWD sarà ordinabile nelle prossime settimane. A guardare i piani industriali poi, altre cose bollono in pentola. Il successo della Nissan Qashqai ha dimostrato che il SUV riuscito non è solo quello di grandi dimensioni e che una parte importante del pubblico è stufo delle berline tradizionali. Si vocifera che la nuova Fiat Bravo abbandonerà la classica configurazione a due volumi per diventare una crossover di taglia media…
Insomma, anche se si sono perse tante buone occasioni non è detto che non ce ne siano di nuove da cogliere; ora che Fiat-Chrysler è un gruppo globale che dispone di risorse tecniche importanti, di sinergie potenzialmente vastissime e di un minimo di liquidità, tutti gli appassionati si aspettano di vedere quei nuovi modelli che troppo a lungo sono mancati nel mercato dell’auto. Speriamo bene…BRUUUM!

martedì 30 agosto 2011

Arriva la nuova Panda e anche…

Non so voi ma io faccio fatica a ricordare una giornata come questa. Almeno per oggi il Gruppo Fiat ha monopolizzato l’attenzione della stampa specializzata mondiale. L’evento principale è la diffusione delle immagini ufficiali della nuova Panda, che come una stella cometa ha lasciato dietro di sè una scia di modelli (nuovi o rinnovati) e di notizie, che sembrano voler dire agli automobilisti, ma anche ai concorrenti, che il Lingotto non solo ha intenzione di giocarsi tutte le sue carte ma che vuole anche rilanciare.
In effetti, negli ultimi tempi si è parlato di Fiat a diversi propositi, tranne che al più importante, al core business dell’azienda. Le fabbriche, la fusione con Chrysler, il trasferimento della sede in Olanda, l’interesse di VW per Alfa Romeo..tutti argomenti che hanno distolto l’attenzione da ciò che Fiat (quando vuole) sa fare meglio, le automobili. Eccovi allora la terza generazione della Panda, che promette un salto di qualità e vuole riconfermarsi come leader indiscussa del segmento A. Un’auto intorno alla quale si gioca una partita importantissima, che non comprende solamente il confronto con il mercato, ma si allarga alla valutazione del rinnovato stabilimento di Pomigliano D’Arco, che dovrà garantire gli stessi standard qualitativi della tanto osannata fabbrica di Tichy.
Altre novità importanti sono l’aggiornamento della Grande Punto, che riceve i nuovi motori twinair e multijet sfoggiando una linea più pulita; e le nuove versioni, automatiche e integrali, della Freemont.  Anche la Lancia è in fermento; dopo il positivo lancio della nuova Ypsilon (che in agosto ha addirittura venduto più della 500), sono state diramate le fotografie ufficiali della Thema, complete della gamma di motorizzazioni che si incentra sul primo V6 diesel italiano, creato dalla VM Motori e affinato a Torino con il sitema multijet.

All’Alfa invece si lavora per il futuro, senza perdere di vista il presente. La strada presa con Mito e Giulietta sembra finalmente quella giusta, tant’è che le vendite in Europa sono praticamente raddoppiate. Quindi ecco i nuovi motori (e finalmente il cambio TCT) anche per la Mito e l’annuncio ufficiale della futura messa in vendita della 4C, unitamente a delle nuove foto in un colore più elegante. Per chi non lo sapesse la 4C è l’auto che sta risvegliando i cuori alfisti di mezzo mondo, una due posti a motore centrale con telaio in carbonio, mossa da un turbo benzina 1750 che si porta appresso solo 850kg; una vera sportiva Alfa come non se ne vedevano dal millennio scorso…
Per una sportiva che arriverà, ce ne sono tre che arrivano subito e sono marchiate Abarth: una Grande Punto SuperSport da 180cv e due 500: la prima si chiama Cabrio Italia, è veloce ed elegantissima, la seconda è essenziale ed arrabbiata..si chiama 695 Competizione.


Non vorrei sbagliarmi, ma penso che sotto la Mole stiano finalmente iniziando a capire che, ciò che fa davvero la differenza, è il prodotto…BRUUUM!




 

venerdì 26 agosto 2011

Chi vuole l'auto nuova?

Eccoci qua, ultimo venerdì di Agosto. Si avvicina il contro-esodo e si prospettano i soliti interminabili intasamenti nella rete autostradale. Anche se ben altre sono le preoccupazioni degli italiani, tanto che molti di più rispetto alla scorsa estate in vacanza non ci sono proprio andati; ma anche molti di quelli che ci sono andati hanno passato le ferie a chiedersi se la prossima estate se le potranno ancora permettere. È stato un agosto anomalo questo: poco gossip, poco calciomercato, pochi divertimenti – a proposito chi mi sa dire quale è la canzone tormentone dell’estate? – il tema centrale di quello che dovrebbe essere un mese spensierato e votato al meritato riposo è stato la crisi economica, che peraltro ha assunto connotati catastrofici nel giro di poche settimane. Evidentemente c’è qualcosa che non quadra. Per tre anni ci è stato detto che era tutto in ordine e poi di colpo, nientepopodimenoche il Presidente della Repubblica in persona, ci dice che la crisi è stata sottovalutata e che ora sono guai per tutti?
Ognuno tragga le sue considerazioni socio-economico-politiche, questo è un blog di automobili. Ma la stretta interconnessione tra l’industria dell’auto e il sistema economico, in un paese come l’Italia, non può non essere presa in considerazione. Allora vi dico una cosa: sapevate che in Italia il 40% del parco circolante (ovvero tutte la auto che girano su strada) ha più di dieci anni? E sapevate che l’età media del parco circolante è di otto anni? Che cosa vuol dire questo, che quasi la metà degli italiani non ha voluto o non ha potuto cambiare l’auto negli ultimi dieci anni. Considerando anche le varie tornate di eco-incentivi che ci sono state, è un dato preoccupante. Trovarne le cause forse è abbastanza semplice, appare invece più difficile definire le contromisure. Sicuramente la forbice tra il costo della vita e il potere d’acquisto si è allargata molto dall’introduzione dell’ Euro in poi, la motorizzazione di massa è finita (da un pezzo, ma allora non si capisce perché tutti i costruttori cercano sempre di vendere di più…) sicuramente i prezzi delle auto sono aumentati. Ma non sono aumentati indistintamente: una Grande Punto si porta ancora via con 10.000€ e paragonata a una Punto del 2001 con lo stesso prezzo di acquisto, offre contenuti superiori. Allora dove è il problema? Qualcuno si è mai chiesto se l’auto è ancora in cima alla lista dei desideri degli italiani? Se siamo ancora disposti a fare debiti per poi dover sopportare ingorghi perenni, parcheggi ovunque a pagamento, garage venduti a prezzi folli, continui aumenti del bollo, del R.C.A.,  benzina (inspiegabilmente) carissima, tagliandi a costi folli?
Le case automobilistiche si chiedono se vale ancora la pena, per un cittadino medio, affrontare tutte queste spese e queste rogne? In Italia abbiamo 44milioni di vetture circolanti, per 60 milioni di abitanti. Tolti i minorenni e chi non ha la patente, c’è almeno un’auto a testa.
Se Mario Rossi, retribuito con 1200€ mensili e con un mutuo da pagare, ha la sua brava auto decennale, che ancora va benissimo, che può riparare e mantenere in buono stato con cifre ragionevoli, che può parcheggiare tranquillamente per strada perché tanto non la rubano e se le fanno una riga pazienza; perché Mario, che magari ha anche un figlio a carico, dovrebbe indebitarsi e stare in ansia, per avere un auto che rispetto alla sua è solo un po’ più confortevole, più accessoriata e con prestazioni analoghe  (poiché anche se più potente, è più pesante)?
Perché ha 5 stelle EuroNCAP anziché 4? Perché è Euro 5 anziché Euro 3?
Evidentemente questi argomenti non sono così convincenti...BRUUUM!

giovedì 18 agosto 2011

Ciao Claudio...

Ogni vero appassionato di auto sa apprezzare anche una bella moto. Per questo mi permetto questa digressione motociclistica, per salutare Claudio Castiglioni che ci ha lasciati dopo una lunga malattia. Senza di lui non sarebbero esistite motociclette leggendarie come la Ducati 916 o la Cagiva Elefant; senza il suo genio visionario centinaia di ragazzi non avrebbero potuto sognare i circuiti di tutto il mondo con la Cagiva Mito, emulando le gesta dei piloti che portarono al successo la Cagiva 500. A lui dobbiamo la rinascita della MV Agusta. A lui va il pensiero di ogni motociclista e anche il mio..che ho mosso i miei primi passi di centauro su una Supercity 50 e su una Mito 125.
Ciao Claudio, ci mancherai.


sabato 16 luglio 2011

Winnie Pooh e il contagiri…

No tranquilli, non sono diventato matto (per adesso). Ieri ero fermo al semaforo a bordo della mia fidata due ruote e, come spesso capita in questo genere di attese, ho buttato un occhio nell’abitacolo dell’auto accanto a me. Avete presente i cruscotti a quadranti separati, con gli strumenti incastonati ognuno in una specie di cilindro? Benissimo. Nell’auto alla mia destra, proprio nell’alloggiamento del contagiri, alloggiava comodamente un pupazzetto di Winnie Pooh.
Non dichiarerò il sesso del guidatore, poiché non è rilevante. Quando si tratta di fare un uso sbagliato dell’auto non c’è differenza tra uomini e donne. Forse gli uni incorrono in errori dettati dalla superbia o dalla sicumera nei propri mezzi, mentre forse le altre sbagliano perché non conoscono il mezzo o semplicemente perché non gli interessa conoscerlo. Ad ogni modo il risultato non cambia: troppi automobilisti usano l’auto in maniera inappropriata, spesso anche pericolosa.
Se ignorare il contagiri può avere effetti negativi sui consumi e sulla salute meccanica della vettura, avere le gomme troppo usurate o non gonfiate correttamente determina direttamente una insicurezza del mezzo. Anche gli ammortizzatori non sono da sottovalutare; se scarichi non riescono più a garantire il contatto della ruota con la strada. È perfettamente inutile spendere soldi in automobili dotate dei migliori dispositivi di sicurezza, se poi non viene curata la manutenzione. Anche l’esp più avanzato non può fare granché se manca il grip meccanico tra la ruota e l’asfalto.  Tuttavia, curare l’efficienza dell’auto non è solo una questione di sicurezza ma anche di risparmio e qualità della vita a bordo. Lo sapevate che ogni vettura dotata di aria condizionata (ormai praticamente tutte) ha un filtro antipolline, che non aiuta solo gli allergici, visto che trattiene anche vari altri tipi di particelle che fanno male a chiunque? Oppure che è molto meglio seguire tutti gli interventi di manutenzione programmata (anche se ci sembrano onerosi), piuttosto che ritrovarsi poi con problemi gravi a cui far fronte?
Sebbene le nuove auto siano molto più user-friendly di quelle di un tempo, non possono essere considerate alla stregua di elettrodomestici, che si accendono e via. Necessitano di cure e di manutenzione. Ok, vi ho convinti? Si? Bene! Non sapete da dove iniziare? Vi svelerò un segreto… aprite il cassetto portaoggetti nel cruscotto della vostra auto, levate i cd, i fazzolettini, chiedete permesso al ragnetto che vi avrà preso dimora; ecco, vedete quel libretto pieno di polvere e con le pagine incollate? Nella copertina c’è scritto “Guida all’uso e alla manutenzione”… BRUUUM!!!

martedì 5 luglio 2011

e io pago!

 
Meno male che c’è Totò a strapparci una risata, ché ci sarebbe ben poco da ridere...Negli ultimi giorni stiamo assistendo all’ennesimo balletto di dichiarazioni e proposte, più o meno sensate, intorno alla nuova finanziaria. Il tema è semplice quanto spinoso da affrontare, le casse dello Stato sono sempre più vuote, la ripresa stenta a decollare, l’Europa ci sorveglia preoccupata, perciò è necessario stringere la cinghia. La spesa pubblica deve diminuire e le entrate devono aumentare.
Fin qui nulla di strano. Ai già delicati conti economici italiani è stato inferto un altro colpo dalla crisi globale, quindi è tempo di risanare. La necessità è ineccepibile e basta leggere le pagine di cronaca estera per avere una raffigurazione di quali sarebbero gli scenari per un paese sull’orlo del fallimento…
Orbene, rimbocchiamoci tutti le maniche, rinunciamo al superfluo e cerchiamo di risparmiare qualcosa! Questo sarebbe un messaggio intelligente, concreto, facile da capire e potrebbe essere applicato da tutti gli italiani, ovviamente a secondo delle loro possibilità economiche, perché se già uno arriva a stento alla fine del mese, è evidente che ha ben poco su cui intervenire. Invece il messaggio che passa dalla somma dei nuovi provvedimenti economici previsti, è di natura leggermente differente…della serie i privilegiati manterranno i loro privilegi e i poveri cristi manterranno i loro guai.
Prima di continuare con la mia critica, vorrei però riportare dei fatti oggettivi, così da rendere il mio discorso più comprensibile. Ecco a voi i nuovi rincari che stanno per arrivare:

- superbollo oltre i 225kw di potenza
- nuove accise di 5 euro cent per l’emergenza immigrati (già in vigore)
- nuova accisa di 3 euro cent per la cultura (non ancora in vigore)
- nuovi parametri per l’IPT
- rincaro del 3,5% delle tasse comunali sulle assicurazioni

La somma di questi rincari ci dice che possedere e mantenere un’auto diventerà sempre più oneroso, per tutti. L’eventuale nuovo superbollo colpirebbe le auto oltre i 300cv, cioè una minoranza; mentre le accise colpiscono tutti gli automobilisti, così come le tasse sulle assicurazioni e l’aumento dell’IPT. Verrebbe da pensare che si voglia scoraggiare l’uso dell’auto, peccato che in Italia il trasporto pubblico sia, per usare un eufemismo, inadeguato. E allora che cosa viene da pensare? Viene da pensare che quando c’è da fare cassa è molto facile colpire chi non ha alternative. Infatti, oltre gli automobilisti, i nuovi provvedimenti colpiscono anche la sanità pubblica e uno non è che può scegliere di non stare male, se sta male. Tra l’altro non si capisce perché debba pagare l’emergenza immigrati e la cultura, solo chi guida un auto, una moto o un motorino. Chi va a piedi, in bici, in pullman o in skateboard forse non è un cittadino come gli altri?
Ma la cosa che dà maggiormente fastidio è apprendere come sia difficile rinunciare a qualche privilegio per tutte quelle persone che ne hanno in abbondanza, come ad esempio il povero On. Rotondi che ci fa sapere come sia difficile vivere con QUATTROMILA euro al mese(http://letteraviola.it/2011/06/i-parlamentari-sono-alla-fame-rotondi-pdl-ci-restano-in-tasca-solo-4000-euro/), uno stipendio che la maggior parte degli italiani può solo sognarsi di notte. BRUUUM!!!

martedì 28 giugno 2011

Fix It Again Tony!

“Riparala ancora Tony!”. Questa è la traduzione dall’american english del titolo del post, le cui iniziali sono esattamente FIAT. No, non è uno scherzo… Ecco a voi la frase più comune sul marchio torinese che potrete sentire ancora oggi recandovi in Nord America. Vi sembra strano? Stacchiamoci per un attimo dal presente, dall’acquisto e dalla rigenerazione del marchio Chrysler, dalle lodi di Barack Obama e dai maglioncini di Sergio Marchionne. Torniamo agli anni ottanta, esattamente al 1983, quando la FIAT scappò a gambe levate dagli USA, avendo bruciato quel po’ di buona reputazione che si era faticosamente costruita nei due decenni precedenti. A causa di gravi carenze qualitative dei prodotti (ruggine) e di una rete di dealer male organizzata e impreparata, anche autovetture di successo come la 124 Spider e la X1/9 venivano affossate. Proprio quest’ultima fu esportata oltreoceano fino al 1989, prodotta però dalla Bertone con un nuovo processo di verniciatura che eliminava il problema della corrosione. Non so quanti di voi conoscano quest’auto; probabilmente rimarrete basiti nel sapere che la X1/9 è a tutt’oggi la FIAT più venduta in USA. 
Ma si sa che i pregiudizi negativi sono i più duri a morire, quindi, nonostante siano passati quasi trent’anni, bisogna riconoscere il coraggio del Lingotto nel volere “riscoprire” l’America. Sebbene la 500 sia l’auto più adatta per questo scopo, va detto che sono stati fatti dei grossi sforzi sia per adattarla alle norme statunitensi che per ricreare da zero la rete di dealer, ma anche per farla conoscere ad un pubblico abituato a tutt’altro genere di auto… più grandi, più spaziose, più pesanti, come la Dodge Journey per esempio! Questa crossover di quasi 5 metri, venduta in Italia (col contagocce) dal 2008, ha sacrificato la sua identità e parte dei suoi “organi” per trasformarsi nella Fiat Freemont.
La prima torinese con accento americano è appena nata e fa subito discutere. Alle solite diatribe sui forum di appassionati si è aggiunta la carta stampata. Molti quotidiani ne hanno magnificato le doti e alcuni altri l’hanno sminuita con cattiveria (e una punta di qualunquismo) inventando paragoni impossibili e adducendo argomentazioni poco circostanziate e discutibili (vero Luca Telese?). Io, con grande umiltà, vorrei ristabilire un po’ di equilibrio. Penso che la Freemont sia il frutto di una idea non disprezzabile: migliorare con poca spesa un prodotto buono ma poco conosciuto, iniziando a frequentare un segmento di mercato altrimenti ignoto e proponendolo ad un prezzo molto concorrenziale. L’operazione mi sembra intelligente; forse sbaglierò, ma credo che la Freemont avrà un buon successo e che getterà le basi per le prossime Fiat-Chrysler progettate globalmente, che vedremo tra un anno o due. Nessuno sa come andrà il futuro, ma sarebbe bello che al di là dell’oceano imparassero che FIAT vuole dire Fabbrica Italiana Automobili Torino e che in terra italica tornassimo ad essere orgogliosi delle nostre auto…BRUUUM!!!!

venerdì 10 giugno 2011

Il Cavallino è sempre più rampante

In un Paese come il nostro, dove le divisioni sono continue e le fazioni si creano anche in un’ assemblea condominiale, sono poche le cose che uniscono e che ci fanno sentire orgogliosi  di essere italiani. Una di queste è la Ferrari. E non serve essere appassionati di auto o frequentatori di circuiti per sapere di che cosa si tratta. In Italia la Ferrari è la sola e l’unica. È l’auto da sogno per eccellenza. Qualunque modello incontriate per strada catalizzerà l’attenzione di tutti i presenti. Mamme, bambini, manager e netturbini; ogni passante distratto e immerso nei suoi pensieri non potrà fare a meno di buttare almeno uno sguardo su quelle linee scolpite dalla velocità e su quel rosso infuocato che si stacca dal panorama circostante. E immancabilmente un ragazzino chiederà al guidatore di dare una sgasata e tenderà l’orecchio verso gli scarichi…(ogni riferimento all’infanzia del blogger è puramente casuale). 
Giunta al sessantaquattresimo anno di vita, la Ferrari S.p.A. è una azienda d’eccellenza. Le auto che produce fanno sognare sempre di più e le liste di attesa per averne una sono lunghissime. Anche in Formula 1, nonostante sia finita “l’era Schumacher”, le monoposto emiliane sono sempre in lotta per le prime posizioni. Se il grande Enzo Ferrari potesse vedere oggi la sua creatura, sarebbe sicuramente orgoglioso di come è cresciuta anche senza di lui. Fu proprio lui a intuire per primo, negli anni cinquanta, che produrre auto stradali avrebbe garantito lunga vita alla sua scuderia. I gentlemen driver, acquistandole e facendole gareggiare nelle corse di tutto il mondo, ma anche sfoggiandole nelle località più esclusive, avrebbero portato notorietà al marchio e garantito introiti all’azienda. Alcune tra le Ferrari più belle di sempre sono state prodotte negli anni cinquanta e sessanta. Vetture grazie alle quali è nato il mito del Cavallino Rampante, accresciuto poi dalle vittorie sportive e sempre rinnovato da auto stradali fantastiche, come la 365 GTB/4 Daytona, la GTO, la Testarossa e la F40. Proprio l’auto che porta nel suo nome la celebrazione dei primi 40 anni della factory modenese, fu anche l’ultima che il Drake vide nascere. Dopo la sua scomparsa ci fu qualche anno non esaltante per la Ferrari, che dovette riorganizzare tanto l’azienda quanto il reparto corse, orfani del loro padre-padrone. 
Gli anni novanta hanno visto il Cavallino rampare con rinnovata forza. Il ritorno alla lotta per le posizioni di vertice in Formula 1 e la produzione di auto eccellenti come la 550 Maranello o la 360 Modena hanno fatto si che l’azienda entrasse negli anni duemila con tutti i mezzi per affrontare le nuove sfide e sviluppare le nuove tecnologie. Il settore delle auto sportive è sempre più popolato da concorrenti agguerrite, ma la Ferrari guarda tutti dallo specchietto retrovisore. La F430 e la 599GTB Fiorano non temono alcun confronto, mentre le nuovissime 458 Italia e FF hanno ulteriormente alzato il livello tecnologico, la prima con prestazioni sensazionali e con un utilizzo dell’elettronica secondo solo a quello delle Formula 1, la seconda è invece la prima Ferrari della storia a trazione integrale, ottenuta con un sistema brevettato e unico al mondo.
Ora il Cavallino è in testa alla corsa, inseguito da una moltitudine di equini di diversa provenienza, prima di tutti la cavallina di Stoccarda…A proposito, vi siete mai chiesti perché lo stemma della Ferrari sia proprio un cavallino? No? Vabbè, qui sotto vi metto un indizio… BRUUUM!


martedì 31 maggio 2011

Incredibile romantico

Non me ne voglia Vasco Rossi per questa citazione spuria di una delle sue canzoni più belle, ma non trovo miglior modo di definirmi quando, in ambito automobilistico, si paragonano la modernità e il passato. Il “circus” della Formula 1 ha appena lasciato il Principato di Monaco, dopo aver dato spettacolo come ogni anno. Il circuito di Montecarlo è famoso in tutto il mondo per le sue peculiarità: è infatti un tracciato cittadino, ovvero ricavato sulle strade di tutti i giorni che vengono chiuse al traffico per l’occasione. Queste particolari piste temporanee sono più diffuse di quanto non si creda, sia in Europa che oltreoceano, ma il fascino del circuito monegasco è inarrivabile. L’esclusività e la bellezza del luogo, la vicinanza del mare e le monoposto che passano accanto al porto pieno di barche da sogno, la presenza di tantissimi V.I.P. e della Famiglia Reale ne fanno l’appuntamento motoristico più glamour della stagione. Allo stesso tempo l’alto tasso tecnico richiesto dal tracciato, pone di diritto ogni vincitore nell’olimpo dei migliori piloti. Non a caso, se osserviamo la top five dei corridori che qui hanno vinto di più, troviamo mostri sacri come Prost, Schumacher, Graham Hill, Moss, Stewart e Ayrton Senna. Ed è proprio il compianto e campione brasiliano a detenere il record di vittorie, ben sei!
Il GP di Monaco è uno dei più antichi, la prima edizione risale al 1929. Sulle strade del Principato si sono sfidati tutti i piloti più forti di sempre, scrivendo pagine indelebili nella storia dell’automobilismo. Se pensiamo all’evoluzione delle auto da corsa ci rendiamo subito conto che i driver dell’anteguerra erano dei veri e propri eroi, alle prese con vetture instabili e potentissime, senza dotazione di sicurezza alcuna. Ma ogni onore va riconosciuto anche ai piloti degli anni 60 e 70, veri e propri artisti della guida conservativa, vista la scarsa durata dei freni dell’epoca (e le potenze sempre più alte). Tuttavia il mio cuore sportivo sarà sempre proprietà esclusiva di quella generazione di “domatori” che ha infiammato le piste di tutto il mondo negli anni 80 e nei primi 90. Ragazzi con i nervi d’acciaio e una sensibilità di guida infinita, veri e propri “manici” che portavano al limite monoposto da oltre 1000CV, caratterizzate da una aerodinamica grezza, dal cambio manuale e del tutto prive di controlli elettronici. Le emozioni erano garantite!
A guardare la F1 di oggi, costretta a continui cambi di regolamento e a trucchetti da videogioco (kers e ali mobili) per ritrovare quella spettacolarità andata perduta negli anni delle esasperazioni aerodinamiche ed elettroniche, viene un po’ di malinconia. E a guardare i camera car di Vettel e Alonso, che governano l’auto con pochi movimenti delle braccia, viene un po’ di nostaglia… Come fare per farsela passare? Eh…non è semplice, però, magari, questo video scalderà il cuore di voi tutti, veri appassionati di auto e di piloti. BRUUUM! 


giovedì 19 maggio 2011

Fabbricare auto o raccontare storie?

Come è lontano il 1961. Sono passati 50 anni esatti da una delle più famose edizioni del Salone dell’automobile di Ginevra. Tutti gli appassionati se la ricordano  per la presentazione di una delle automobili più belle di sempre, la Jaguar E-Type. Una coupé così meravigliosa che anche il leggendario Enzo Ferrari si produsse in un pubblico elogio, proprio lui che non aveva mai parlato di un’ auto che non portasse il suo nome. L’assemblaggio del primo esemplare, destinato al salone, fu completato sul filo di lana e un collaudatore viaggiò per tutta la notte, da Coventry a Ginevra, per consegnarlo in tempo. La E-Type concentrò su di se tutti gli sguardi;  giornalisti, amatori, curiosi, tutti ammiravano la sua linea prestante e allo stesso tempo elegantissima.  Ferrari aveva portato in Svizzera la sua ultima creatura, la 250 GT California Spyder, un’auto destinata a diventare una icona del jet-set internazionale. Rendendosi conto che l’interesse del pubblico era tutta concentrato sulla Jaguar, il Drake temporeggiò e fece esporre la Spyder solo l’ultimo giorno del salone, riuscendo, grazie all’effetto sorpresa, a darle tutta l’attenzione che meritava.
Negli anni sessanta il marketing non era ancora entrato prepotentemente nelle case automobilistiche, erano tecnici e ingegneri a comandare. Tutte le risorse intellettuali erano impiegate sul prodotto. L’aspetto estetico di un’ auto era espressione della meccanica e della dinamica. La mission di costruttori come Ferrari o Jaguar era di creare l’auto sportiva più bella e veloce, e in un mercato in cui non esisteva la concorrenza spietata dei giorni nostri, era (relativamente) facile stupire il pubblico.

Il mercato degli anni duemila è ben diverso. Le case automobilistiche sono tante e vengono da ogni parte del mondo. Nel segmento delle piccole auto l’offerta è talmente vasta e i margini di guadagno sono così risicati che tutti i costruttori usano lo stesso schema meccanico e alcuni sviluppano telai e motori insieme per poi utilizzarli su vetture dal marchio differente, differenziandole con la linea della carrozzeria. Ma anche nel settore delle supercar, dove il prezzo conta relativamente e la tecnica è al centro della scena, la concorrenza è serrata. Sembra che creare l’auto più bella, leggera e potente non basti più. Con le moderne tecnologie di progettazione è molto più facile di un tempo raggiungere un alto livello. Così i marchi che possono contare su un’alta reputazione tentano di conservarla e di innalzarla ancora di più, mentre quelli meno nobili ribattono a suon di prestazioni formidabili. Pensate a quante sportive sopra i 500cv si possono comprare. Potenze che fino a pochi anni fa erano appannaggio di due o tre case automobilistiche, adesso sono disponibili anche su berline e station wagon. E quale è il modo per differenziare una supercar da una station wagon? Disseminare piccoli particolari e dati tecnici della vettura qualche mese prima del lancio, far comparire la foto di un faro o di un passaruota, dichiarare un tempo sul giro al Nürburgring o addirittura diffondere su internet una foto “rubata”, per far scatenare i siti e i forum di appassionati…insomma, raccontare la nascita di un auto come fosse una storia avvincente. Sarà questa la strada giusta? Staremo a vedere… BRUUUM!

venerdì 13 maggio 2011

Frecce e specchietti: non solo per gli Indiani…


Ricorderete tutti gli anni delle scuole elementari e le maestre che ci insegnavano la storia quasi come fosse una grande favola. Uno degli argomenti più intriganti era la scoperta dell’America. Il viaggio di Colombo, la regina di Spagna, le tre Caravelle, l’ambizione di trovare la via delle Indie passando dalla parte sbagliata ecc.ecc.  Ricorderete anche che ci raccontavano che Colombo portò in dono chincaglieria varia, tra cui i famosi specchietti (i nativi americani non sapevano come creare uno specchio), e che egli stesso rimase stupito dalla destrezza con cui usavano l’arco e le frecce. Ecco, se nelle nostre strade si potesse portare un po’ di quella antica maestria nell’uso delle frecce (senza l’arco però!) e un po’ di attenzione sulla presenza degli specchietti… ne guadagneremmo tutti.
Nelle nostre grandi città dalle vie perennemente intasate,  nelle tangenziali iper-frenetiche o nelle autostrade stracolme dei finesettimana, pochissimi automobilisti usano gli indicatori di direzione e ancora meno sono quelli che ne fanno un uso corretto. Stendiamo poi un velo pietosissimo sulle rotonde…
Ritengo che la causa principale di questo fenomeno sia il menefreghismo, seguito dall’ignoranza in materia. La freccia andrebbe messa esclusivamente per segnalare una intenzione di svolta o un cambio di direzione in caso di marcia rettilinea. L’uso peggiore che se ne fa è quello di lasciarla attivata mentre si sorpassa su una strada a corsie parallele; forse si pensa che lasciandola accesa fissa, i guidatori davanti a noi ci daranno strada più facilmente. Altro uso scorretto è azionarla solo un istante prima di svoltare o scartare; si capisce che in quel caso la funzione di segnalare in anticipo va a farsi benedire.
Purtroppo i menefreghisti non si rendono conto che se tutti usassero correttamente le frecce la circolazione sarebbe più fluida e anche più sicura; se tutti sapessero cosa sta per fare l’auto che precede o quella all’angolo di un incrocio, potrebbero reagire in anticipo o quantomeno preparasi a reagire. I benefici di un uso corretto dovrebbero essere evidenti, ma evidentemente così non è
E gli specchietti? Non voglio dilungarmi troppo, mi limiterò a dire che, dopo aver segnalato le proprie intenzioni azionando l’indicatore di direzione, sarebbe opportuno controllare alle proprie spalle per vedere se dalla direzione che vogliamo imboccare stia arrivando qualcuno… BRUUUM!

giovedì 5 maggio 2011

Salve, mi fa il pieno? - Certo, paga a rate?

Spero di avervi strappato una risata con questo titolo ironico, visto che in realtà c’è ben poco da ridere. Se la prima frase di questo immaginario botta e risposta è forse una delle più comuni in una stazione di servizio, la seconda è solitamente appannaggio di esercizi commerciali dedicati a beni molto più costosi. Per quanto possa salire il prezzo alla pompa, difficilmente pagheremo i rabbocchi o i pieni a rate. Tuttavia, guardando all’andamento delle quotazioni del greggio e dei relativi costi dei diversi carburanti, è lecito fare qualche considerazione.
Tra l’altro questo è uno dei pochissimi argomenti su cui le opinioni difficilmente si spaccano e diventano faziose… siamo tutti in collera allo stesso modo. Ma se la rabbia non ci fa difetto, forse manca una chiara visione della situazione, che ci permetta di rivolgerla a chi se la merita.  Proviamo a fare luce.
Innanzitutto ricordiamoci che l’euro e mezzo al litro che paghiamo al distributore non è il costo reale del carburante ma è il risultato di un complesso meccanismo di tassazione, il quale raddoppia (e anche di più) il prezzo di partenza. Se la benzina fosse esentasse, spenderemmo circa 0,70€ per litro. Un sogno, vero? Infatti il brusco risveglio ce lo causano le famose “accise”, che non sono altro che imposte a valore fisso, motivate dalle cause più disparate; lo sapevate, per sempio, cha paghiamo 0,11€ per finanziare la guerra in Libano del 1983? Inoltre, per arrivare al prezzo al consumatore va sommato il valore dell’ IVA, che si calcola sul carburante già gravato dalle accise. Quindi abbiamo una tassa sulla tasse.
Questa è sicuramente una delle due principali ragioni che mandano il sangue al cervello agli automobilisti; la seconda è molto più semplice da spiegare, essendo legata all’andamento delle quotazioni del petrolio, però è più difficile da capire, o forse è fin troppo facile… Lo lascio giudicare a voi, dopo aver portato alla vostra attenzione una piccola comparazione:

estate 2008 - prezzo del petrolio al barile 147 dollari – prezzo della benzina alla pompa 1,50€
primavera 2011 – prezzo del petrolio al barile 110 dollari – prezzo della benzina alla pompa 1,60€

secondo me c’è qualcosa che non quadra... BRUUUM!!!

venerdì 22 aprile 2011

E se salta la corrente?

“È saltata la corrente!!”. Chi di noi non ha mai pronunciato questa frase? Magari dopo aver acceso la lavatrice, avevamo deciso di farci una doccia e lo scaldabagno stava tirando acqua; magari, nel frattempo, in un’altra stanza qualcuno aveva acceso il condizionatore…e puff! In un solo istante tutto si spegneva e, un istante dopo, qualcuno diceva “È andata via la luce!!” (altra frase tipica della circostanza). Un guasto sulla linea? Forse un cortocircuito? No, semplicemente la rete elettrica della nostra casa era andata in sovraccarico.
No. Non sto inaugurando una rubrica di gestione domestica! Bensì desidero prendere spunto da questo classico siparietto casalingo per allargare il discorso ad un ambiente più vasto…il pianeta Terra!
Probabilmente avrete già capito che sto per parlare dell’auto elettrica o comunque a emissioni zero. Bene, ci tengo subito a precisare che la salute del nostro pianeta mi sta molto a cuore; guardo con attenzione ad ogni iniziativa che sia a favore dell’ecologia e, nel mio piccolo, cerco di fare il più possibile per dare il mio contributo. E proprio perché ritengo molto importante ogni discorso sulle sorti del nostro pianeta, voglio dedicare questo post al tema dell’auto a basso impatto ambientale.
Penso che almeno su un punto saremo tutti d’accordo: le riserve di petrolio non dureranno in eterno. C’è chi ha fissato la data dell’esaurimento dei giacimenti attorno al 2050, chi ci rassicura garantendoci almeno altri 100 anni oleosi e chi, addirittura, prevede che lo troveremo su Marte.
Tralasciando le futuristiche speranze interstellari, mi concentrerei sulle certezze. Ce ne dobbiamo fare una ragione, che sia tra 50, 100 o 200 anni il petrolio finirà e, a meno di non voler lasciare i nostri pronipoti di colpo a motori spenti, sarà bene cercare qualche soluzione alternativa.
Da quando gli USA sono stati investiti dalla crisi del mercato dell’auto, i nostri amici nordamericani sembrano esseri resi d’un tratto conto che per decenni hanno abbeverato i loro “cavalli americani” con quantità spropositate di benzina. Del resto il loro motto in tema di motori è sempre stato “bigger is better”. Propulsori di 4,5 o 6 litri di cilindrata (a benzina!) sono stati montati su milioni di auto e camion (si anche camion) per decenni. Considerando poi le dimensioni delle auto made in USA, non è necessario essere ingegneri per farsi un’idea sui consumi…
Ci piacerebbe poter dire che questa impennata di sensibilità ambientale derivi da nobili intenti di rispetto all’ecosistema, ma in verità consegue ad un’altra impennata, quella del prezzo del petrolio. Insomma, oltreoceano devono essersi resi conto che a forza di appesantire i serbatoi si alleggerivano i portafogli!
Quindi, ecco che negli ultimi 3 anni, è partita dal vecchio west una carovana di nuovi prototipi, modelli e concept car, tutti a basse o addirittura zero emissioni, diretta verso il vecchio continente ma anche verso i mercati emergenti, il cosiddetto BRIC (Brasile Russia India Cina). Abbiamo così ammirato una moltitudine di auto che ci proiettavano nel futuro, ognuna forte della propria tecnologia eco-rispettosa. Ogni casa automobilistica cerca di dare il meglio di sé e nei centri ricerca le foto di Alessandro Volta hanno sostituito quelle di Gottlieb Daimler…un momento! Che cosa c’entra l’inventore della pila, con l’inventore dell’automobile?
C’entra, perché è sulla potenza e la durata delle batterie che si giocherà la grande sfida dell’auto elettrica. Intendiamoci, la propulsione elettrica non è l’unico mezzo per ottenere un veicolo che si muova ad emissioni zero, ma sembra che l’attenzione dei media e degli stakeholder sia concentrata esclusivamente su questo tipo di tecnologia, mentre se ne dà molta meno ad altre, per’altro già disponibili con pochissimi limiti tecnici e con costi più accessibili dell’elettrico; una su tutte, l’ibrido!
Senza voler fare pubblicità a questa o a quell’altra casa, ricordo a tutti che già dal 1997 è in vendita un auto che sfrutta la propulsione ibrida e che in città percorre 25km con un litro, quando le migliori auto a ciclo otto o a ciclo diesel fanno fatica a superare i 15km/litro. Ora tutti i costruttori stanno correndo ai ripari, montando su ogni tipo di auto sistemi per il recupero dell’energia e accorgimenti per migliorarne l’efficienza, ma sono tutte tecnologie che esistono da quasi trenta anni (chi di voi ricorda le Fiat Energy Saving?) e non si capisce perché abbiamo dovuto attendere una crisi mondiale per vederle implementate su tutte le auto.
Ad ogni modo, visto che pare che l’auto elettrica ci salverà, concentriamoci sulle caratteristiche della nostra salvatrice, ma soprattutto sulle motivazioni che ne stanno ancora impedendo una massiccia diffusione. Dico ancora perché la Panda Elettra esisteva già nel 1990… ( e io, povero bambino appassionato di auto, ero terrorizzato di non avere da grande un’auto che facesse brum brum, ma solo zzzzzz).
Il problema maggiore è l’autonomia. Anche con le moderne batterie al litio non si riescono a percorrere più di 150km con una carica completa. E 150km è il valore massimo teorico, perché è sufficiente “spremere” un po’ il motore, azionare l’aria condizionata o ascoltare la radio, per ridurre drasticamente i chilometri percorribili. Inoltre per “fare il pieno” agli accumulatori, occorrono diverse ore. Risulta subito chiaro che nessuno ci tiene a rimanere piantato nel traffico mentre rientra a casa la sera, magari perché ha percorso 20km più del previsto. È invece da verificare quanto i moderni automobilisti, abituati ad ogni gadget e al massimo confort, siano disposti a rinunciare all’opulenza delle loro vetture e alla qualità della vita a bordo, per avere un’auto elettrica che non li lasci a piedi durante una gita fuoriporta.
I guru che vedono nel futuro delle nostre città dicono che l’elettrico sarà il futuro della mobilità urbana; che ci saranno batterie più durevoli, colonnine di ricarica più potenti e anche delle stazioni di servizio dove sostituire il proprio “pacco accumulatori” con un altro già carico, per proseguire il viaggio. Solo a immaginarli, questi scenari, ci si vede proiettati in un film di fantascienza, dove l’uomo e la natura convivono pacificamente
Anche io immagino questo scenario, e dico “che bello! è il futuro” e penso che tutti la sera rientreremo a casa e attaccheremo le nostre auto alle prese di corrente come fossero telefonini; 35 milioni di auto (parco circolante totale italiano) inizieranno ad attingere tutte insieme dalle nostre centrali elettriche…e la domanda che mi pongo, e che vi pongo è: “e se salta la corrente??” BRUUUM!!!

sabato 16 aprile 2011

...i SUV!!!!

Entriamo subito nel vivo con un argomento a tinte forti, uno di quelli che scatena subito opposte fazioni e commenti al vetriolo. Questo poi, in particolar modo...quando si parla di SUV, o di "Gipponi" (come molte persone sono soliti chiamarli) gli animi si scaldano sempre, e anche molto in fretta. I detrattori si esprimono con una ferocia che anche nella giungla sarebbe eccessiva, mentre i sotenitori e, ancora di più, i possessori, si affidano alle spiegazioni più diverse e cercano di convincere i primi della bontà delle loro scelte, ma questi, acceccati dall'odio, si inferociscono ancora di più!
Bene, io mi terrò fuori dalla sterile polemica e cercherò di affrontare la cosa con razionalità...anche se, in verità, anche io sono abbastanza fazioso su questo argomento...
Iniziamo col definire il concetto di SUV, visto che sono passati gli anni 80, quando qualche pioniere si presentava in città, magari in luoghi di ritrovo alla moda, con  veri e propri fuoristrada che con poche modifiche sarebbero stati pronti per andarci sul serio nella giungla. Dalle gloriose Cherooke, Defender, Patrol, Pajero e Wrangler, ne è passata di acqua sotto i ponti. 
Oggi come oggi, a orientarsi tra centinaia di modelli, viene il mal di testa! Per cui, definiamo il SUV come: un auto con una altezza minima da terra di almeno 18cm, con quattro ruote motrici (anche se ormai ce ne sono molti anche a due ruote motrici), con un peso a vuoto superiore a 1,5t e con un corpo vettura abbastanza alto, o comunque importante.
Se ci pensate un po', vi renderete conto che di auto così iniziano a essercene davvero tante in giro...quindi queste auto avranno indubbiamente dei pregi, dico io! Vediamo un po'...consumano poco? No, visto il peso, le dimensioni poco aereodinamiche e la potenza dispersa dalla trazione integrale. Sono spaziosi? No, perchè la trazione integrale occupa una bella parte del sottoscocca dell'auto, quindi riduce lo spazio interno. Sono inarrestabili? No, perchè quasi sempre montano gomme, cerchi e assetti molto stradali (per non rinunciare al piacere di guida), quindi su fondi a bassa aderenza si piantano, nonostante il 4WD.
Uhm...tutti no...proviamo a cambiare genere di domanda. Sono sicuri? Nì, perchè il peso e il baricentro alto gli conferisce una dinamica di guida deficitaria, però ovviamente le dimensioni e il peso li rendono vincenti in urti con auto più piccole. Conferiscono al guidatore una sensazione di sicurezza? Si, perchè si sta seduti più in alto e quindi si domina meglio la strada; perchè si incute timore al prossimo.
Qui le risposte sono già migliorate...in un certo senso..ma veniamo alla domanda chiave, visto che è notorio che noi italiani siamo sempre attenti allo stile e al buon gusto: sono belle?
Ehm...oddio..si...ma...forse, diciamo che l'estetica è un gusto personale. 
Per quanto mi riguarda, quando vedo un grosso SUV, magari bianco come suggerisce la moda attuale, mi viene da pensare che con un paio di sirene e quattro scritte, sarebbe una ottima ambulanza!!!BRUUUM!!

L'autocritico...??

Mettiamo subito in chiaro una cosa: questo non è un blog di autocritica!
Non si parla di autocritica, non si fa autocritica e tanto meno ne faccio io, su di me. Non perché mi ritenga perfetto (anzi, tutt'altro...), semplicemente non interesserebbe a nessuno, se non, forse, alle persone che già mi sopportano normalmente. Per quanto riguarda voi...bè, se volete fare autocritica siete sicuramente da ammirare e lo potete fare tranquillamente, ma probabilmente questo non è il luogo più adatto.
Insomma, vi starete chiedendo che cosa si fa qua e di che cosa si parla; è presto detto: di auto! Si, di auto, automobili, autovetture, macchine. Chiamatele come vi pare, qui si parla di loro. Nuove, vecchie, fuoriserie, catorci, supercar, trabiccoli, popolari e rarissime. Se ne parla ( o almeno si cerca di parlarne) con intelligenza, rispetto ed educazione, ma adottando un punto di vista fuori dal coro: il mio!
O meglio, io dirò quello che penso e tutti voi potrete dire quello che meglio credete, possibilmente senza usare i soliti luoghi comuni e le cosiddette "chiacchiere da bar", che già saturano il mondo dell'auto. 
Detto questo, non mi dilungo in ulteriori premesse e vi do appuntamento al primo post, che arriverà tra breve...BRUUUM!